Chapter 24.

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'Casa nostra' era davvero perfetta, era piccola, non più di quattro stanze, ma accogliente, con le pareti di un blu non troppo scuro ma nemmeno troppo chiaro, si trovava in una zona davvero tranquilla e carina, aveva un piccolo giardinetto fuori, dove, con un po di fortuna, io e Louis riuscivamo a far crescere dei fiori che, una volta raccolti, mettevamo sul tavolo della cucina. Niall e, a volte, il resto della famiglia veniva a trovarci quando riuscivano a scappare un po dal lavoro o quando il piccolo Theo non faceva storia, e noi facevamo lo stesso con loro, a volte il ragazzo si fermava a dormire da noi anche per qualche giorno.

'Casa nostra' la sentivo veramente mia, nostra, lì, dentro quelle pareti color cielo, mi sentivo protetto, al sicuro e mi sentivo a casa come mai mi ero sentito prima d'ora.

Adoravo svegliarmi la mattina e trovare accanto a me, ancora un po assonnato, Louis; amavo preparargli la colazione, specialmente la sua preferita, e vedere come si preparava meticolosamente per il lavoro, assicurandosi di non avere la camicia sgualcita o i capelli perfettamente sistemati all'indietro; adoravo passare con lui ogni istante della giornata, soprattutto quando tornava da lavoro e tutto quello che faceva era buttarsi fra le mie braccia e raccontarmi dei cali che avevano subito le borse principali, ma io, in tutto quel discorso che mi interessava davvero poco, riuscivo soltanto a notare il movimento delle sue labbra, he inumidiva di tanto in tanto, e il modo in cui chiudeva gli occhi quando non riusciva a ricordare qualche particolare.

Io mi perdevo guardandolo, osservandolo, catturando ogni piccolo dettaglio che, anche se conoscevo a memoria, non mi stancavo mai di ripassare ogni volta.

Mi affascinava un po tutto di lui, ma ciò che lo rendeva ancor più interessante ai miei occhi, e alla mia mente per prima, era quel velo di mistero, di irrisolto, di non detto che lo avvolgeva. Anche se entrambi eravamo riservati, io, con lui e con Niall, ma con lui in particolare, mi ero aperto a tal punto da raccontargli perfino le cose strane che sognavo la notte. A differenza mia, Louis era rimasto lo stesso, a volte mi parlava a ruota libera di quello che lo turbava, quella costante, ma lieve, paura che provava però, subito dopo, sembrava quasi pentirsene, e glielo leggevo negli occhi che qualcosa non andava. Lui si fidava di me, per carità, ma non riusciva a dirmi con parole sue quello che lo turbava, mi parlava di 'ansia ingiustificata' oppure di 'timore' senza mai rivelare la vera causa di quei sentimenti.

Anche se amavo, letteralmente, stare con Louis e condividere con lui ogni momento, avevo un bisogno, non costante ma tuttavia presente, di tanto in tanto, di stare solo. Avevo la necessità di riflettere, di rimettere i insieme dei pezzi, i miei pezzi, che, da un momento all'altro, erano crollati e, adesso, stavano cercando di ricomporsi.

Ero felice, felicissimo, soprattutto in quel periodo, ma dovevo ritagliarmi del tempo per me, perché se da un lato ero la persona più soddisfatta ed innamorata del mondo, dall'altro non mi ero ancora ripreso del tutto dalle bugie della mia famiglia e dalla morte di Stan.

Non penso che riuscirò mai ad abituarmici del tutto.

Quando delle persone care che, in teoria, dovrebbero proteggerti ed aiutarti nella realizzazione della tua persona, tradiscono la tua fiducia, come fai ad abituarti e a convivere con questo senso di costante insicurezza verso tutti?

E capitava, eccome se capitava, che uscissi da solo, magari inventavo una scusa, anche la più banale, per vagare per la città senza meta e stare un po con me stesso. A volte passavano delle ore, a volte non passavano mai, i dubbi e le domande sugli avvenimenti di quella notte, non capivo il perché di quei cambiamenti improvvisi di cui non ero stato informato. Cosa era successo veramente, era per me, ancora una volta, un mistero.

Di certo le risposte a quelle domande non le potevo avere io, così chiamai Zayn e gli diedi appuntamento per quello stesso lunedì.

"Zayn, ehi." Salutai il ragazzo docilmente.

"Ehi Haz, cosa succede?" chiese lui arrivando dritto al punto, che fosse un ragazzo perspicace lo avevo notato sin dalla prima volta che ci parlai.

"Volevo parlarti, anzi chiederti, delle cose che sono avvenute quella notte, non serve che specifichi. Zayn, io voglio, anzi, devo sapere perché hai, o meglio, avete, cambiato i piani che avevamo stabilito." Dissi io a metà tra l'arrabbiato, il seccato, e con un tono di supplica nella voce.

"Cosa importa? Siamo qui, siamo sani e salvi, non conta questo?" chiese lui, come se io avessi dimenticato il 'dettaglio' che quella faccenda aveva comportato.

"Si, noi siamo sani e salvi..Ma Stan, il ragazzo che, tra parentesi, dovevamo aiutare, è morto ed io non so perché, non so bene quello che è successo e vorrei saperlo." Dissi io alzando il tono della voce sensibilmente, ero arrabbiato e nemmeno lui, soprattutto lui, poteva biasimarmi.

"Non mi sembra il caso di parlarne qui." Rispose lui guardandosi un po attorno, come per assicurarsi di non aver attirato l'attenzione di nessuno.

"Andiamo da me." -Aggiunse lui dopo poco- "Prometti che te la prenderai con me e con nessun altro, né con Louis né con Niall." Disse lui marciando a passo sicuro e tenendo lo sguardo alto e ben saldo su un punto fisso di fronte a lui.

Louis? Cosa c'entrava lui in tutto ciò?

"Prima di qualsiasi domanda, aspetta, capirai tutto appena ti spiegherò." Disse lui, come se mi avesse letto nel pensiero, rispondendo alle mie domande.

Camminammo per dieci minuti circa, alternando vie principali a vie anguste e sconosciute, il tutto sempre con uno Zayn che cercava di apparire calmo e controllato, e con un me che stava uscendo di testa. Arrivammo ad un parcheggio mediamente ampio e Zayn mi indicò una macchina sulla quale salire, non era quella delle altre volte, questa era grigia e modesta, o per lo meno più dell'altra.

Non seppi per quanto tempo restammo in quella macchina a destreggiarci fra incroci e rotonde, che a me sembravano tutti uguali, e finalmente arrivammo di fronte ad un condominio non troppo recente. Dopo che il ragazzo parcheggiò la macchina in un posto auto posto di fronte la costruzione, mi fece cenno di entrare per primo all'interno del portone. L'interno di quella struttura era totalmente di mattoni e di travi di legno, aveva un retrogusto antico e, se occhio non mi ingannava, sembrava aver preso ispirazione da uno chalet in montagna.

Arrivammo al quarto piano grazie all'aiuto dell'ascensore, moderno, in contrasto con il resto del palazzo, e giungemmo di fronte ad una porta in legno scuro dove, imponente, si stagliava una testa di leone in ferro, che probabilmente serviva per bussare. Zayn esitò un po, spostando lo sguardo dalla serratura a me un paio di volte, e dopo poco, inserì la chiave ed aprì la porta.

Inizialmente mi focalizzai sull'interno della casa, molto accogliente e di gusto antico, come il resto del palazzo, poi spostai gli occhi verso la stanza principale, il salone.

Su di un divano in pelle rossa scura, quasi bordeaux, stavano seduti Niall, Louis e..Stan.

Mi girai verso Zayn, che si trovava appoggiato contro la porta d'ingresso con le mani dietro la schiena e lo sguardo colpevole ma deciso.

Restai senza parole, per la prima volta probabilmente.

Una notte. (Larry Stylinson)Where stories live. Discover now