Chapter 25.

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Mi sentivo stralunato, confuso e scosso, terribilmente scosso.

Come era possibile?

Louis mi prese per il braccio e, delicatamente, mi fece sedere accanto a lui sul divano, vicino al bordo.

Guardavo con la bocca per metà aperta tutte le persone presenti nella stanza, fu Zayn a parlare e a rompere quel silenzio una volta che sembrai essermi un attimo ripreso.

"Adesso state tutti in silenzio. Parlo io. Le domande si faranno dopo, sempre se ce ne saranno." Disse lui scoccandomi un'occhiata di approvazione.

"Lo so, Harry, che questo ti sembrerà strano ed irreale, ti avevamo raccontato una storia diversa, ma adesso meriti di sapere la verità, come ho detto mentre arrivavamo qui, la colpa è solo mia, prenditela con me e con nessun altro." Aggiunse ancora lui, stavolta guardava me come per chiedermi, silenziosamente con lo sguardo, se fossi d'accordo o, per lo meno, se avessi capito.

Ad ogni modo mi limitai a scostare il braccio dalla presa di Louis e a sistemarmi meglio sul divano. Cercai di assumere uno sguardo sicuro, anche se ferito, e di rendere la mia voce più sicura possibile, non dovevo apparire debole.

"Ascolto, ma stavolta voglio tutta la verità." Dissi, avevo gli occhi puntati su Zayn, la voce aveva tremato un po alla fine della frase, ma non potevo farci nulla, mentalmente mi preparai un discorso ed una serie di domande da porre dopo la fine della spiegazione, del racconto.

"Il piano che avevamo prestabilito era reale, avremmo dovuto agire davvero in quel modo quella sera. Poi è arrivato Louis, il giorno dopo, preoccupato, ti aveva visto assente e distaccato in quel periodo, così gli abbiamo dovuto raccontare tutto." Cominciò Zayn.

"A quanto pare sono solo io lo stronzo di turno che non sa mai come stiano veramente le cose." Dissi io sprezzante interrompendo il discorso di Zayn. Amareggiato, mi sentivo amareggiato.

"Ad ogni modo..Una volta saputa tutta la storia, ci ha minacciati di andare alla polizia, e noi, per evitare di creare altri casini, in cui sarei finito anche io irrimediabilmente, abbiamo accettato di includere Louis nel piano e di ricrearne uno più sicuro per tutti. Avevamo organizzato tutto nei minimi dettagli, non avevamo tralasciato niente e nessuno. Quella sera ti abbiamo fatto nascondere e abbiamo 'favorito' il sonno di Stan grazie all'aiuto di alcuni calmanti tuttavia leggeri. Io ho cercato di far confondere Lucas ma, a fine serata, aveva intuito qualcosa, Niall è corso in mio aiuto e, quando Lucas ha sparato il primo colpo di pistola, siamo rimasti solo io e lui, tutti gli altri se ne erano andati. Speravamo che tu non ci riconoscessi, ragion per cui avevamo cambiato l'abbigliamento e la sistemazione dei capelli. Lucas era intenzionato ad ucciderci per aver fatto scappare Stan, in fono lui veniva pagato molto bene dalla famiglia del ragazzo. Io riuscii a nascondermi in un momento di distrazione di Lucas, così mi nascosi dietro ad una casa più avanti, convinto che Niall mi avesse seguito, invece mi sbagliavo, lui era rimasto lì per fronteggiare Lucas, prendendo così le mie difese, stranamente Niall era riuscito a disarmare Lucas e avevano a cominciato a picchiarsi a mani nude. Louis, nascosto dietro ad una macchina, quella di Lucas probabilmente, ed era riuscito, senza farsi sentire dai due che si azzuffavano, a prendere la pistola. Quando cominciai a capire che le cose per Niall si sarebbero messe male, uscii dal mio nascondiglio e mi misi in mezzo ai due. Fu quando Lucas uscì un coltellino svizzero dalla tasca del jeans e a puntarla al mio collo che Louis sparò. Io portai Niall in macchina e uscii a cercare Louis che, tremante, stava già andandosene con il corpo di Stan sulle spalle. Ritornai dopo poco, quando tu tornasti di nuovo sulla macchina. Stan è rimasto qualche giorno a casa mia, ed ho avuto l'occasione di spiegargli tutto, dall'inizio alla fine." Concluse lui facendo un piccolo sospiro, il resto dei ragazzi aveva il volto chino, intenti a guardare il pavimento.

"Allora perché avevi quella faccia quando sei tornato in macchina?" chiesi io, lo sguardo freddo come non mai, non riuscivo ancora a capire perché non mi avevano detto nulla.

"Avevo un coltello puntato sulla gola, cazzo! Come avrei dovuto essere? Felice?" quasi urlò Zayn spostando di poco il colletto della camicia permettendo così di mostrare un taglio non profondo, anzi, abbastanza superficiale, ma rosso e ben definito, sul lato del collo, vicino alla vena carotidea.

"Non capisco ancora perché non mi abbiate detto nulla.." dissi ancora una volta io.

"Ti avrebbero ucciso, la famiglia di Stan aveva scoperto di..Voi due.."

"Non c'era nessun 'noi due' a parte qualche insano incontro" dissi io interrompendo Zayn.

"Insomma, avevano scoperto la vostra amicizia o qualunque cosa ci sia stata, e avevano avvertito quei ragazzi si farti stare lontano da lui. Se ti avessero visto lì, ti avrebbero ucciso, lo abbiamo fatto per te."

"Ho capito.." dissi io, mi alzai e Louis fu subito al mio fianco cercando di prendere la mia mano, mi scostai brutalmente dal ragazzo.

"Vado a fare una passeggiata, restate qui e non cercatemi. Ho bisogno di chiarirmi le idee, voglio trovarvi qui non appena tornerò" conclusi io.

Louis stava per seguirmi quando, con poca delicatezza, lo ammetto, lo spinsi lontano da me. Uscii sbattendo la porta violentemente.

Corsi, non so per quanto corsi finché, stanco, non arrivai a casa 'nostra'.

Preparai le valigie fra le lacrime che, incessanti, cadevano dagli occhi ai vestiti che, con poca cura, stavo cercando di sistemare.

Erano le sette circa quando presi un autobus verso chissà dove che mi avrebbe permesso di scappare via da tutte quelle bugie, da quelle cose nascoste che non potevo più reggere. Anche la persona che mi aveva detto di amarmi, mi aveva mentito, ed io, nonostante trovassi impossibile vivere senza di lui, lo lasciai, così come lasciai tutti gli altri. Mi sentivo un burattino, succube di tutte quelle cose che gli altri facevano alle mie spalle. Mi sentivo umiliato, mi consideravano uno sciocco, ecco. Sapevano che io, stupido ed ingenuo come sono, avrei abboccato alla prima scusa trovata.

Scappare o affrontare i problemi, questo problema, si era rivelato inutile da entrambe le parti.

Non seppi precisamente quando il bus arrivò alla fermata.

Il cartello recitava "Benvenuti a Wolverhampton". 

Una notte. (Larry Stylinson)Where stories live. Discover now