Chapter 5.

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La sera in cui rivelai a Niall la storia di Stan fu un incubo, fin quando restai sveglio riuscii a distrarmi, nel momento in cui presi sonno, una moltitudine di incubi popolò la mia mente e mi fece riposare ben poco. Nella mia testa immagini di uno Stan crocifisso ad una corteccia di albero con attorno persone incappucciate che ripetevano strane frasi in latino ed evocavano spiriti demoniaci, si ripetevano ed io mi agitavo nel letto. Fu Niall a svegliarmi verso le sette del mattino, probabilmente non era riuscito a chiudere occhio constatai guardandolo bene in viso, aveva delle profonde occhiaie scure appena sotto agli occhi.

"Avevo ragione a dire che quel ragazzo al pub ti aveva colpito in particolar modo, ma caspita Harry..smettila di muoverti come se in questo letto fossi con lui!" mi disse lui con fare scherzoso, per alleggerire la tensione che trasmettevo io seduto sul letto con lo sguardo perso nel vuoto.

"Ho avuto degli incubi su Stan, tutti uguali, si ripetevano a mai finire, non mi ero accorto di essermi mosso così tanto, mi dispiace se ti ho svegliato" dissi, non cogliendo la provocazione di Niall.

"Vuoi raccontarmelo?" Mi rispose lui tornando serio tutto di un colpo.

"Magari dopo, adesso devo prepararmi per andare al lavoro. Vieni a pranzo al locale? Magari potrei raccontarti tutto lì con tranquillità."

"Certo, passo al solito orario, va' a vestirti che sei già in ritardo" 

La mattinata al locale passò tranquilla, io stesso ero più tranquillo nonostante non avessi smesso di pensare al significato che gli incubi che avevo fatto potessero avere. Non riuscii a spiegarmi il perché  avessi sognato Stan, anche se in stranissime circostanze, dopo tutto questo tempo. Quando ricevetti la notizia della sua scomparsa, appresa per caso fra i corridoi della scuola, fui tormentato da strani incubi per circa una o due settimane, tutto poi tornò alla normalità. Erano anni che non parlavo di Stan, a dire la verità non ne avevo mai parlato con nessuno, faceva parte del gioco, nessuno, nemmeno il mio più fidato amico, sapeva del nostro rapporto. Vivevo questa sorta di doppia vita: da un lato c'era l'Harry che tutti si aspettavano di vedere, intelligente, studioso e particolarmente gentile e limpido, una sorta di santo, dall'altro lato c'era l'Harry represso, quello con l'anima in tempesta e dalla sessualità in tempesta. Stan apparteneva alla vita sfrenata che conducevo nel bordello, lui lo sapeva, io stesso lo avevo confinato lì e mi stava bene. Niall fu il primo che seppe di Stan, ma non mi pentii di avergli raccontato tutto, quasi tutto, c'erano segreti che potevo solo tenere per me, per quanto Niall fosse una persona eccezionale, questo tipo di cose non potevano essere condivise, non ne andavo fiero per niente, ma ormai era troppo tardi per avere rimorsi. 

Il passato era passato, anche se continuava a tormentarti di tanto in tanto.

Erano appena l'una di pranzo e Niall arrivò puntuale come un orologio svizzero. Pranzammo in silenzio e, una volta finito di consumare il pasto, mi rivolsi a Niall:

"Vuoi ancora sentire la storia?" sorrisi debolmente, quello non sarebbe stato un racconto semplice.

Raccontai per filo e per segno l'incubo senza risparmiare dettagli macabri. Per tutta la durata del racconto, Niall tenne gli occhi fissi su di me, totalmente concentrato sulle parole che pronunciavo.

"Penso di sapere cosa significhi quella frase in latino che hai sentito pronunciare dai quei tizi incappucciati" mi disse Niall con la fronte leggermente aggrottata, come a cercare di ricordare il significato di quelle che, almeno a me, sembravano parole incomprensibili.

Una volta accantonato l'argomento, abbastanza scottante almeno per me, mi rivolsi a Niall con l'intento di sciogliere quella tensione che si era creata:

"Stamattina avevi accennato ad un ragazzo, a chi ti riferivi?" dissi con fare curioso.

"Non ti ricordi il ragazzo bassino con gli occhi blu e i capelli castani leggermente lunghi e lisci al quale abbiamo fatto gli auguri di compleanno lo scorso sabato?" mi chiese Niall.

"Intendi il ragazzo dal nome francese?" chiesi, cercando di ricordare i tratti del ragazzo che l'alcool non mi permetteva di mettere a fuoco nella mia mente.

"Si, esatto. Quella sera non vi siete staccati l'uno dall'altro..Un bel bocconcino Styles, ti aveva lasciato il numero." asserì lui.

"Ah si, adesso ricordo" -dissi, sentendo nascere un sorriso sghembo sul volto- "Sabato non avevo indossato questi jeans o sbaglio?" chiesi.

"Si, perchè?" mi chiese di rimando lui.

Controllai le tasche e dopo circa due minuti di ispezione sentii un foglietto di carta, sorrisi come un idiota quando lo sollevai.

"Ta-daaan, ho trovato il biglietto con il numero del ragazzo. Si chiama Louis, Louis Tomlinson." dissi trionfante.

Niall mi fece l'occhiolino e subito dopo aggiunse con un'espressione furba stampata in volto:

"Questa settimana lo chiami e ci esci, io e Theo ce la caveremo da soli"

In tutta risposta scossi la testa divertito. 

"Da quando sei diventato il mio cupido personale?" chiesi retorico, il sorriso che non abbandonava le mie labbra mentre ricordavo i lineamenti del ragazzo, di Louis.

"Ascolta il caro vecchio zio Niall, o lo contatti tu o dovrò intervenire io!" mi minacciò Niall.

"Parola di scout!" dissi io rispondendo alla domanda del biondo.

Mi fece un altro occhiolino.

"Bravo Styles" mi incitò lui.

Subito dopo scoppiammo a ridere come due idioti mentre il resto della gente ci guardava leggermente divertita.

Per circa tre ore, durante il pomeriggio, Niall si dedicò totalmente alla lettura di libri di testo prelevati dalla piccola biblioteca che gli Horan tenevano in casa. Io mi intrattenevo giocando il piccolo Theo, che era stranamente calmo, e lanciando, di tanto in tanto, delle occhiate al biondo che sembrava essere in un'altra dimensione.

Fu quando misi il bimbo nel letto che vidi Niall correre verso di me con un libro dall'aspetto abbastanza antico, lo minacciai si abbassare il tono della voce a causa di Theo. Lui mi trascinò letteralmente nel salotto e mi lanciò sul divano mostrandomi una pagina che non riuscii a comprendere, il latino era sempre sempre stato arabo per me. 

"A te l'anima" recitò Niall con fare solenne.

"Di cosa stai parlando?" gli chiesi, non ricollegando l'episodio al mio sogno.

"La frase dei tizi incappucciati vuol dire 'a te l'anima', ricordavo di averla letta in uno di quei libri del liceo di Greg che, in quel periodo, era interessato a tali riti" sentenziò Niall.

Passarono dei buoni dieci minuti quando, con il terrore nello sguardo, dissi al mio amico:

"E se..E se Stan fosse stato veramente sacrificato quella notte in cui io, spaventato, scappai e lo lasciai solo?"

"Potremo scoprirlo.." disse Niall con uno strano lampo negli occhi che non seppi riconoscere.

Una notte. (Larry Stylinson)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora