Chapter 30.

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"Ragazzi, potete andare a prendere Niall alla centrale di polizia? Lo hanno rilasciato e la mia macchina ha deciso di morire proprio adesso." Disse Zayn dall'altro capo del telefono, aggiungendo una risatina imbarazzata a fine frase.

"Si certo, a che ora lo andiamo a prendere?" chiesi io.

"Lo hanno rilasciato?!" urlò un po troppo forte Louis che, attaccato al telefono, stava cercando di capire il perché di quel mio sorriso felice. Inizialmente si era attaccato all'orecchio occupato perché 'chissà chi è dall'altro lato', poi si era rilassato avendo capito che nessun amante misterioso stesse cercando di abbindolarmi.

"Si, a quanto pare qualcuno ha rilasciato delle dichiarazioni che lo scagionavano dall'omicidio di Lucas. Ci racconterà tutto più tardi, andate a prenderlo fra dieci minuti e venite qua. Ho preparato un pranzo che non dimenticherete." Rivelò Zayn fiero delle sue doti culinarie a noi nascoste.

Forse quella lì fu la volta in cui, sia io che Louis, ci vestimmo in un battito di ciglia, eccitati com'eravamo di vedere finalmente Niall fuori dai guai e finalmente con noi dopo quelle che si erano rivelate quarantotto ore di fermo alla centrale dove, per certo, lo avevano spremuto al massimo per avere delle risposte di fronte a quei due omicidi/suicidi che, dalla polizia almeno, parevano essere collegati. Arrivammo in centrale svariati minuti dopo, il sole aveva deciso di brillare ma non di riscaldare le strade congelate e parzialmente bagnate dalla pioggia caduta durante tutta la notte.

Mi fiondai tra le braccia di Niall quando, dopo una lieve attesa, lo vidi comparire da dietro una parete anonima e grigia. Non appena mi vide i suoi occhi si illuminarono e l'espressione sul suo viso cambiò radicalmente.

"Sono così felice che tu sia fuori." Dissi io estasiato, intrappolato tra le sue esili braccia, forse perché questa volta non mi aveva mentito, ne fui estremamente sollevato.

"Anche io amico." -rispose lui- "Louis dove è?" chiese dopo che sciogliemmo l'abbraccio e guardò un attimo intorno.

"Vieni, ci aspetta in macchina, a pranzo saremo tutti insieme." Dissi io euforicamente mentre ci avviavamo verso la macchina, dove, per tutta la durata del tragitto, non potemmo non trattenere dei sorrisi sollevati.

"Oh, eccoti." Disse Zayn una volta aperta la porta di casa e aver visto Niall. Non persero tempo a recuperare tutto quello che avevano perso in quelle quarantotto ore.

"Ehi voi due, io ho fame." Brontolò Louis dopo innumerevoli effusioni della coppietta ritrovata.

"Si, si.." -cominciò a dire Zayn aggiustandosi la maglia- "E' tutto pronto nell'altra stanza. Venite."

Il pranzo, durato delle ore, passò piacevolmente fra un bicchiere di vino, qualche chiacchiera leggera, una battuta di troppo e i piatti preparati da Zayn.

"Devo confessarvi che ho chiesto a mia madre le ricette." -Disse il moro grattandosi la nuca imbarazzato- "Non sapevo dove mettere mano per prima, non ho mai cucinato delle cose tipiche del mio paese." Ammise infine.

La restante ora e mezza venne riempita da discorsi che riguardavano le origini mie, di Niall e di Zayn, Louis era l'unico ad essere Inglese fino alla punta dei capelli, cosa che venne confermata dal fatto che, mentre noi tutti avevamo optato per un caffè al pomeriggio, lui avesse scelto di bere un tè con alcune gocce di latte rigorosamente riscaldato.

Il tempo parve volare e, dall'una, ci accorgemmo che si erano fatte le sei e mezza. Ci sedemmo in salone dove, tra una chiacchiera ed un'altra, arrivammo al discorso che, silenziosamente, tanto ci premeva.

"Quindi ti hanno rilasciato.." -disse Louis- "Cosa è successo?" chiese infine mantenendo un tono tranquillo e, oltretutto, naturale.

La verità è che morivamo dalla voglia di sapere chi avesse fatto quella soffiata.

"Si, in realtà non c'erano prove contro di me e, per quanto possa aver cambiato la versione dei fatti a causa del nervosismo, hanno dovuto lasciarmi andare." Disse Niall.

"Ma chi ha confessato?" chiese Zayn perplesso.

"L'identità è stata mantenuta anonima nonostante tutti abbiano visto un ragazzo entrare in centrale poco prima della soffiata." Disse Niall.

"I poliziotti però credono che i due omicidi-suicidi siano collegati, la loro però è un'ipotesi." Aggiunse Niall dopo un attimo di silenzio.

"Hai letto la lettera di Stan?" chiese Zayn ad un certo punto.

Mi congelai sul posto.

"Si." -dissi prendendo un respiro profondo- "Un paio di volte." Ammisi infine.

"Quindi? Cosa c'è scritto?" chiese Niall impaziente beccandosi una mezza occhiataccia da parte di Zayn che, vedendo la mia reazione alla sua precedente domanda, voleva essere cauto ed andarci piano.

Fu Louis a rispondere per me, che, con una punta di irritazione nella voce, disse:

"L'abbiamo letta insieme, anche se non sapevo delle altre volte." -ammise lui guardandomi per un attimo e spostando velocemente gli occhi su Niall e Zayn- "La lettera è personale Stan aveva scritto della sua vita che, secondo lui, non era mai stata veramente sua, e che, proprio per questo, voleva far finire questa 'farsa' al più presto, anche perché, a causa sua, Harry era finito nei guai." Concluse asettico.

Restammo in silenzio per un po, guardando a terra, le mani, o il vuoto.

"Va bene dai.." -disse Louis alzandosi e strofinando leggermente le mani sulla stoffa dei jeans scuri- "Penso che sia il momento di andare. Il pranzo era ottimo Zayn, ringrazia tua madre, ma è tardi, Harry e stanco e lo sarà anche Niall. Se avete qualche novità chiamateci."

Dopo dieci minuti di convenevoli e chiacchiere frammentate di fronte l'ascensore, arrivammo alla macchina.

"Lou, ti vedo nervoso, anzi..Teso." dissi io mentre accostavamo sul vialetto di casa nostra.

"Si Haz, in effetti è così." Ammise lui a denti stretti chiudendo la portiera e, in seguito, la macchina.

"Cosa c'è che non va?" chiesi io mentre entravamo dentro casa e agganciavamo le giacche sull'appendiabiti.

"Vieni." Disse lui dirigendosi verso la camera dove dormivamo. Lo vidi frugare all'interno di un baule posto dentro l'armadio in fondo.

Provai a chiedere cosa cercasse lì dentro, ma non aveva intenzione di rispondere. Semplicemente se ne stava a rovistare all'interno di quel contenitore, passarono cinque minuti pieni prima che si fermasse dalla sua ricerca e si girasse verso di me che, seduto sul letto, aspettavo di ricevere qualche risposta.

Lo vidi giocherellare con una custodia di pelle scura dall'aspetto consumato, poi fece un passo verso di me e si sedette a pochi centimetri da dove ero io, lo sguardo che non voleva spostarsi da quell'oggetto.

"Promettimi che riuscirai ancora a guardarmi." Disse lui incerto.

"Dimmi tutto, non posso aspettare più." Dissi io impaziente.

"Lo sai che sono stato io ad uccidere Lucas sparandogli?" chiese lui.

"Si." Dissi io, voleva difendere Niall e Zayn dopotutto, era legittima difesa.

"Quello che non ti ho detto è la fine che ha fatto quella pistola. Non potevo lasciarla la, la polizia l'avrebbe trovata e mi avrebbe arrestato." Continuava a dire lui spostando ripetutamente lo sguardo da me all'astuccio in pelle.

Lo esortai ad andare avanti con lo sguardo e provando a poggiare la mia mano sulla sua, in fondo non mi stava dicendo nulla di nuovo.

Prese l'astuccio e, da esso, estrasse una pistola, ormai scarica.

"L'hai tenuta qua per tutto questo tempo?" chiesi io sconvolto.

"Avevo paura, avevo paura.." disse lui singhiozzando.

Lo abbracciai e lui, continuando a piangere, posò l'oggetto e si rannicchiò all'interno delle mie braccia.

"Troveremo una soluzione." Dissi io cercando di infondergli coraggio.

"Ho paura, ho pura." Continuava a dire lui.

Una notte. (Larry Stylinson)Where stories live. Discover now