Chapter 39.

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HARRY'S POV.

Ci erano voluti giorni su giorni di ricerche e di informazioni chieste a quasi tutta la città, ma finalmente avevo trovato Denise e Greg e, con un po' di fortuna, anche Niall. Dopo il mio incidente non avevo più avuto sue, loro, notizie e,dal suo canto, Louis non me ne aveva più parlato, anzi, cambiava argomento ogni qualvolta provavo a ripescare questo discorso dolente forse anche per lui. Non credevo sapesse qualcosa di questa faccenda ma, in realtà, c'erano un sacco di faccende in cui io lo credevo innocente mentre ne faceva parte più del dovuto. Mi ripetevo che aveva fatto bene ad andarsene, a lasciarmi, anche se in modo piuttosto brusco, me lo ripetevo sempre, devi valerne l'allegria, non la pena. Ma io lo avevo visto, avevo visto come era cambiato subito dopo l'arrivo di Caleb, percepivo il suo irrigidimento ogni qualvolta erano insieme, non voleva mai stare in una stanza con lui, scappava, ma più di tutto avevo sentito il nome di Caleb venire pronunciato al posto del mio in situazioni che, nella mia mente, appartenevano solo a noi due. E vi ero rimasto male quando li avevo visti in cucina, ma non vi ero rimasto sorpreso affatto. Ci soffrivo parecchio ma era meglio così.

"Fatto!" mi ero detto ridestandomi dai miei soliti pensieri. Avevo appena comprato due biglietti aereo per Mullingar, sarei partito tra due settimane alla volta dell'Iralanda per andare da Niall. Chiusi il computer sistemato sulle mie gambe incrociate e lo spostai sul divano. Afferrai il cellulare e mandai un messaggio a Liam, con il quale avevo ripreso i contatti da qualche giorno.

"Fatto Lì! Quando puoi vieni."

Dopo una manciata di minuti cominciai a sentire dei brusii fuori dalla porta ma non me ne curai, 'testimoni di geova' mi dissi in mente. Presi a pulire e a sistemare la casa che, da troppo tempo, avevo trascurato. Nel lavabo giaceva ancora la mia tazza di caffè che puntualmente condividevo con Louis, c'era tutta la roba sparsa perfino sui pavimenti, calzini, felpe e la lettera, quest'ultima giaceva sul tavolo della cucina indisturbata.

Mentre sollevavo il secchio pieno di acqua sporca da buttare, notai qualcosa cadere dal mio collo e depositarsi sul pavimento appena umido.

Presi la collana-anello da terra e la poggiai, nella maniera più veloce possibile, sul tavolo accanto alla lettera, quelle strane coincidenze mi avevano..infastidito.

Finalmente tutto era pulito e al proprio ordine, solo io stonavo con il resto. Decisi di farmi una doccia veloce, almeno sarei stato pulito, all'altro punto avrei pensato più avanti, anche se era la mia priorità.

Ebbi giusto il tempo di asciugarmi e di vestirmi che suonarono alla porta, camminai serenamente verso di essa fino a ritrovarvi dietro Liam che, con una strana espressione, mi salutò e mi porse un mazzo di fiori davvero belli. Lo ringraziai e lo invitai ad entrare, e, mentre si dirigeva in cucina, io, dietro di lui, ebbi un sussulto quando, osservando meglio i fiori, notai la carta che li avvolgeva. 'Peggie's flowers' era il negozio dal quale Louis mi faceva recapitare tutti i fiori che, spesso e volentieri, mi aveva mandato. Feci finta di non pensarci e li misi in un vaso di vetro sopra al tavolo della cucina.

"E questi cosa son..oh." disse Liam poggiando immediatamente gli oggetti come se fosse stato scottato da questi ultimi.

"Ehm..nulla, solamente l'anello di fidanzamento e una lettera." Dissi io, ora sbuffando ed ora abituato a quella sensazione di tristezza.

"Tu e Louis avevate intenzione di sposarvi? " chiese Liam strabuzzando leggermente gli occhi ora fissi su di me.

"Io si, lui no." Dissi io cercando di liquidare il discorso del quale, in realtà, avrei voluto tanto parlare e sfogarmi. Finsi, come al solito.

"Magari me ne vuoi parlare? Non sapevo queste cose. Prima però dimmi se ci sei riuscito." Disse Liam con un timido sorriso alla fine, come per infondermi coraggio e distrarmi.

"Si." -dissi io trionfante- "Tra due settimane partiamo!" Annunciai sorridente.

"Finalmente." Rispose. Effettivamente era stata un'impresa riuscire a trovare due biglietti non troppo costosi per l'Irlanda.

Passammo delle ore fra chiacchiere e caffè, e non vi fu nulla di meglio che parlare a cuore aperto a qualcuno e vedere che riesce a capirti, almeno in parte; gli raccontai della mia vita prima ed adesso, di Louis, soprattutto di Louis, e di tutto quello che ne aveva comportato: il matrimonio, la scappatella, i segreti mai rivelati da parte sua.

Liam ascoltava in religioso silenzio, mi lasciò parlare per un'infinità di tempo senza mai interrompermi, fece delle considerazione e delle domande solo alla fine, domande che in maggioranza rimasero senza risposte.

Odiavo, e lo avevo sempre fatto, dire 'non lo so', è come se mi si attribuisse automaticamente un'immagine da sciocco, da debole, da eterno indeciso, ma la verità è che molte cose non le sapevo, non sapevo darvi nemmeno una spiegazione logica.

A me i 'forse' ed i 'non lo so' non piacevano, eppure mi ritrovavo ad usarli spesso.

"Mi sembra assurdo.." disse Liam alla fine di quel lungo monologo.

"A chi lo dici." Dissi io quasi esausto.

"Io non pensavo che sarebbe riuscito ad arrivare fino a questo punto, non cambia proprio mai.." esalò Liam come se stesse dicendo quelle parole più a se stesso che a me.

"Non cambia mai? Lo conosci?" chiesi io accigliandomi, quell'esternazione mi aveva lasciato piuttosto perplesso. Mi avvicinai di più con la sedia.

Vidi Liam diventare di colpo bianco e ridestarsi dallo stato di trance in cui pareva essersi riversato, spostò lo sguardo su di me prima di boccheggiare per poi dire: "mi riferivo alle esperienze passate, quando sei scappato a Wolverhampton. Non lo conosco questo Louis di cui parli."

Restai lo stesso confuso dalla reazione che ebbe Liam.

"Sicuro?" chiesi ancora una volta.

"Certo.." rispose Liam guardando altrove subito dopo avermi parlato, tossì leggermente prima di domandare: "Ma chi è Caleb?"

Feci una breve risata dal retrogusto decisamente amaro.

"E' una lunga storia, tu quanto tempo hai?" risposi.

"Beh, a sufficienza per ascoltare quest'altra storia." Disse Liam accennando un sorriso amichevole.

"Prima ordiniamo da mangiare, che ti va per cena?" chiesi io cercando di recuperare un po di serenità che quel rivangare nei ricordi mi aveva tolto.

"Pizza?" propose Liam.

"E pizza sia!" annunciai io sorridente mentre afferravo il cellulare per chiamare la pizzeria d'asporto.

Sarebbe stata una lunga serata.


Una notte. (Larry Stylinson)Where stories live. Discover now