45. Il nuovo arrivato

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Quello stesso giorno, Harry trovò il modo di parlare con sua madre a cuore aperto su una questione che lo angustiava, ovvero Tyler.

I suoi sentimenti nei confronti del ragazzo erano molteplici ed altalenanti. Su tutti, prevaleva un diffuso senso di colpa: Harry era una persona fondamentalmente buona, ed il sapere di procurare dolore ad un altro essere umano lo angustiava, anche se la cosa non era volontaria. Essendo suo amico, avrebbe voluto riuscire ad alleviare la sua pena, ma capiva anche che la sua vicinanza era deleteria per Tyler. Per cui, una volta sbrigate le faccende del negozio e dopo l'arrivo di suo zio, Harry andò direttamente alla sala parrocchiale dietro alla chiesa che sarebbe servita per la mostra. Sua madre era lì, intenta a lavorare.

-Mamma, ho bisogno di un aiuto- esordì.

-Cosa ti serve, Harry?- Chiese lei, pragmatica. Purtroppo, Harry aveva imparato a sue spese che spesso era così concentrata sul suo lavoro da non prestargli attenzione, e da credere di dover semplicemente soddisfare i suoi bisogni materiali.

-Ho bisogno di parlarti. Hai dieci minuti per me?-

Il tono serio di Harry probabilmente catturò la sua attenzione, perché si volse a guardarlo.

-Certo. E' successo qualcosa?-

Harry la condusse fuori, verso il caffè di Sue. Davanti ad una tazza di the ed una fetta di torta di mele, una di quelle che Harry aveva preparato quel mattino, il ragazzo raccontò alla madre quello che era successo. Le spiegò anche del problema di lettura di Tyler, della sua situazione familiare, del fatto che Liam e Niall lo avessero aiutato, ottenendo risultati ragguardevoli. La madre lo ascoltò in silenzio per dieci minuti buoni. Harry le era grato, perché sapeva che ottenere la sua attenzione poteva essere difficile, ma quando la si era guadagnata, questa era totale.

Quando Harry tacque, Anne rimase a lungo in silenzio, rimuginando. Harry intanto spazzolò la torta. Confidarsi con lei gli aveva alleviato l'ansia, ed era affamato.

-Vorrei parlare con il signor Horan. Vuoi invitare lui e Louis a cena, per favore? Chiediamo ad Emily se è d'accordo. Ho bisogno di sapere a che livello sia la sua istruzione-

-Hai in mente qualcosa?-

-Può darsi- rispose lei. -Ora devo andare, tesoro. Ci vediamo dopo. Ah, Harry... amo il tuo prodigarti per gli altri. Sono fiera di te- gli disse, alzandosi e chinandosi a baciarlo sulla testa, mentre se ne andava.

Harry si incamminò verso casa, ma strada facendo incontrò il dottor Payne. Il medico lo salutò con un sorriso:

-Harry! Ci sono grandi novità. Domani arriverà il nuovo medico, finalmente-

-Che bella notizia! Finalmente. Di dov'è?-

-Non so altro oltre al nome: dottor V.T.  Thomas. Speriamo sia di ampie vedute- scherzò il medico, rivelando una leggera preoccupazione.

-Dopo aver collaborato con Ferguson, direi che non avrai problemi di sorta- ironizzò Harry, accennando al vecchio medico delle terme, profondamente razzista.

-Non farmici pensare. Ora scusami, Harry, ma sono di corsa. Ho mille cose da fare-

-Salutami Misigi- lo congedò Harry, riprendendo la via di casa.

Quella stessa sera, Niall e Louis andarono a cena a casa Cox, assieme ad Anne, che per comodità alloggiava all'ostello di Sue. I suoi orari erano improponibili, perché soffriva da sempre di insonnia: durante la notte spesso dipingeva, scriveva, leggeva, ed aveva preferito avere la libertà di una stanza vicina alla sala parrocchiale per non disturbare nessuno col suo andirivieni.

Come neve in settembreWhere stories live. Discover now