43. Come scacciare i brutti sogni

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Era mezzanotte, ed un venticello freddo, foriero di pioggia imminente, aveva fatto sbattere ripetutamente le imposte della camera di Harry, disturbandone il sonno.

Il ragazzo stava sognando di essere in mezzo ad una foresta molto fitta , talmente fitta da risultare soffocante. Gli arbusti che crescevano dal terreno avevano sviluppato dei tralci che gli si avviluppavano attorno alle caviglie, come dei lacci. Stava faticosamente avanzando, smarrito nel verde soffocante e con le fronde che tentavano di sopraffarlo sempre più, quando degli spari, che nella realtà erano i battenti delle imposte, lo avevano terrorizzato. Immobile, con l'orrida sensazione di essere braccato, aveva atteso di udire altri suoni, per capire da dove provenisse il pericolo. Poco dopo, non avendo percepito altri rumori, aveva tentato un passo, scoprendosi irrimediabilmente prigioniero delle piante, ed aveva gridato, svegliandosi.

Ansimante e sudato, liberò le caviglie avviluppate dal groviglio di coperte, ancora smarrito nel limbo tra il sonno e la veglia, sentendo la nostalgia acuta di Louis. Senza pensarci su due volte, si alzò, attento a non far rumore; si vestì alla rinfusa, pinzò un messaggio per i suoi zii sotto alla brocca dell'acqua sul tavolo della cucina ed uscì, mentre il primo tuono squarciava l'aria.

Corse, poi camminò, poi corse fino al paese; non lo attraversò, facendo il giro largo, e finalmente giunse a casa di Louis. Leonard, il cavallo di Louis, lo sentì da dentro alla stalla, scalpitando, ed Harry gli mormorò qualche parola per farsi riconoscere dall'esterno.

Bussò lievemente alla porta, ed attese. Dopo un minuto bussò di nuovo, e stavolta sentì dei rumori provenire dall'interno. Poco dopo Louis aprì, stupendosi di vedere il ragazzo davanti a casa sua, mentre iniziavano le prime gocce di pioggia.

-Harry! E' successo qualcosa?-

-No...-

-Entra, ti bagnerai- fece il maestro, tirandolo per un braccio e chiudendogli la porta alle spalle.

-Come mai sei qui?-

-Ho fatto un brutto sogno. Mi mancavi- confessò Harry, allungando una mano per sfiorare la maglia di Louis su un gomito. Louis lo attirò contro di sé:

-Vieni qui-

Finalmente, il cuore di Harry si acquietò, mentre un senso di benessere lo pervadeva. Louis lo strinse in un abbraccio, poi lo sospinse verso la sua camera da letto, dove le coperte aggrovigliate rivelavano che anche Louis non stesse riposando tranquillamente.

Senza parlare, mentre lo scroscio della pioggia si faceva via via più intenso, Louis lo fece distendere e gli si appoggiò sopra, baciandolo sulla gola e nell'incavo tra spalla e collo, facendolo sospirare. Poi si abbassò a sollevargli l'orlo della maglia, baciandolo ancora sull'ombelico, insinuando una mano sotto alla stoffa per accarezzargli il torace. Con la bocca percorse la linea del ventre, finendo contro la stoffa dei pantaloni, che furono strattonati poco pazientemente giù. Senza aspettare, prese in bocca l'erezione accennata di Harry, vezzeggiandola con la lingua e accarezzandogli al contempo i testicoli, mentre Harry deglutiva, col cuore al galoppo. Ben presto il membro di Harry fu turgido, e Louis si portò due dita alla bocca con l'intenzione di prepararsi; voleva farlo sentire bene. Ma Harry lo sorprese alzandosi all'improvviso e catturandolo sotto di sé, ribaltato sulla pancia. Le sue proteste furono rapidamente sedate mentre il ragazzo lo afferrava per i fianchi e lo faceva mettere in ginocchio, piegato a novanta, ed iniziava a dare dei lievi colpetti con la lingua all'apertura di Louis, che ansimò, spiazzato da tanta intraprendenza. La lingua di Harry si fece più esigente, passando ripetutamente sopra l'anello di muscoli con lascive lappate, per poi insinuarsi con la punta, forzando leggermente. Poco dopo Louis gemette, vinto, ed Harry non gli diede tregua, afferrando il suo membro eretto e massaggiandolo.

-Harry! Harry, fermati...- riuscì a dirgli. Non voleva venire così, ed era vicinissimo. Harry si alzò, lubrificandosi con la saliva, e lentamente forzò l'apertura di Louis, fermandosi solo per dargli  il tempo di abituarsi all'intrusione. Louis era sopraffatto, e faticava a mantenere gli occhi aperti. Harry, piegato in avanti, lo afferrò di nuovo, masturbandolo, ed iniziò a dondolare i fianchi, andando incontro ai propri movimenti. Una volta che sentì Louis cedere alle sue spinte, velocizzò le stoccate, andando sempre più a fondo. La doppia stimolazione fu fatale a Louis, che pochi minuti dopo sentì la tensione montare nel suo basso ventre per poi liberarsi in caldi fiotti di sperma, in uno degli orgasmi più appaganti di tutta la sua vita. Harry si dilungò in qualche altra spinta, liberando il suo piacere subito dopo, sentendosi tremare le gambe, mentre dalla sua gola saliva un ringhio che assomigliava al nome di Louis.

Ancora col cuore in gola, i due amanti si stesero vicini, avvinghiati, e stavolta Harry non si sentì affatto prigioniero dal viluppo di gambe e braccia e coperte, cedendo velocemente ad un sonno sereno, seguito da Louis.

L'orologio di Louis li destò alle tre, tra i gemiti di protesta dei due.

-...Ma proprio un panettiere mi dovevo tirare in casa?!- Mugugnò Louis, cercando di tenere giù Harry.

-Amore, devo andare in panificio-

-No, rimani. Mangeremo panbiscotto- tentò di dissuaderlo il maestro, ma Harry con un sospiro si mise a sedere, mentre Louis gli afferrava la maglietta per protesta.

-Chi è il bambino, tra noi due?- Gli chiese, e Louis anche nel dormiveglia riuscì a capire che l'aveva detto sorridendo.

-Ti prego...- borbottò Louis, ed Harry si chinò su di lui per tempestargli teneramente il viso di baci, ridacchiando quando l'altro tentò di fermarlo, infastidito.

-Dai.. ti aspetto in negozio per la colazione- gli disse infine, e Louis annuì, cedendo, mentre era quasi già di nuovo nel mondo dei sogni. Harry gli accomodò le coperte, gli diede un bacio sulla fronte, rinunciò a lavarsi a casa di Louis per non disturbarlo, e si rivestì velocemente, pensando di ricomporsi in negozio.

Uscì al freddo. Aveva smesso di piovere, ma il temporale aveva spazzato via il tepore estivo, e l'aria era satura di umidità. Fu con sollievo che entrò al panificio. Tyler era già arrivato ed aveva acceso il fuoco, iniziando a riscaldare il forno. Harry aveva la giacca inumidita, e rabbrividendo andò davanti al forno, cercando calore.

-Come mai sei così infreddolito?- Gli chiese il ragazzo.

Harry, memore di ciò che gli aveva detto Blake, decise di essere sincero.

-Arrivo da casa di Louis-

Fu il turno di Tyler di sgranare gli occhi e di arrossire, una volta tanto. Non commentò; disse soltanto:

-Ti prenderai un raffreddore. Asciugati; ti vado a prendere del latte-

Una volta uscito il ragazzo, Harry ne approfittò per sfilarsi la maglia umida ed appoggiarla vicino al fuoco. Entrò nel piccolo bagno, dove si lavò con un catino di acqua e del sapone. Si asciugò e si rivestì rimanendo a petto nudo, patendo il freddo, e tornò subito nel locale del forno, dove scoprì che Tyler era già tornato. In imbarazzo fece per indossare di nuovo la maglia, ma il ragazzo sospirò, evitando di guardarlo.

-Aspetta che sia asciutta, Harry. Ti buscherai un malanno-

Avevano lavorato tante volte fianco a fianco a petto nudo, l'anno precedente, morti dal caldo rovente del forno unito al clima estivo, ma adesso Harry si sentiva a disagio.

-Tyler... dobbiamo parlare- gli disse, con fare esitante.


Come neve in settembreWhere stories live. Discover now