24. Chiarimenti

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Harry si svegliò perché qualcuno gli stava accarezzando i capelli. Si tirò su, stropicciandosi gli occhi, improvvisamente in imbarazzo per essersi fatto cogliere in un momento di vulnerabilità. In stanza c'erano Liam e Niall, che parlavano in tono sommesso con Louis.

Harry incrociò gli occhi azzurri del giovane maestro, pallido e tirato, ma nonostante tutto immensamente bello, che gli sorrideva con una espressione tenera.

-Ben svegliato- gli mormorò il maestro, facendolo arrossire. Era estremamente sollevato di vederlo sveglio.

-Mi hai fatto morire di spavento- rispose lui imbronciato, alzandosi.

-Dai, il peggio è passato- sdrammatizzò Liam, sollevato a sua volta.

-Sei ancora molto debole e hai bisogno di rimetterti in forza. Rimarrai qui, voglio tenerti d'occhio. L'influenza si è complicata con una bella polmonite; hai ancora un brutto sibilo- aggiunse poi verso Louis, per essere chiaro.

-Infatti sento come un macigno sul petto. Mi sento costringere, e mi fa male a tossire- commentò a voce roca il giovane maestro, indicandosi il torace. Liam annuì, sedendosi sul letto per auscultarlo. Harry distolse lo sguardo, intimidito. Guardò fuori dalla finestra, allontanandosi con la mente e rabbuiandosi.

-...Harry? Mi hai sentito?- Lo richiamò Liam. Si riscosse: stava vagando con la mente.

-Scusami, non ascoltavo-

-Ti dicevo di andare a casa con Niall. Hai l'aria di chi ne ha bisogno- ripetè il medico, convogliando le altre due paia d'occhi su di lui. Sentendo lo sguardo preoccupato di Louis su di sé, Harry annuì.

-Ti accompagno a casa. Sono stati due giorni terribili- affermò Niall.

I due camminarono stancamente fino a casa Cox. Peter aveva già telegrafato ai genitori di Louis per avvertirli che il peggio era passato, e lui ed Emily accolsero il nipote a braccia aperte, coinvolgendo anche Niall, che non si tirò indietro.

Cenarono tranquillamente, con Grace in braccio al suo adorato Harry, che aveva fatto un bagno ristoratore ed aveva ancora i ricci bagnati, con i quali la cuginetta giocava.

Osservando quella scena, Niall disse:

-Peter, Emily, io vi devo ringraziare infinitamente per l'ospitalità. Siete stati una famiglia, per me, in questo mese. Siete delle splendide persone-

-Ma non dire queste cose, Niall! Siamo noi a ringraziarti per l'aiuto che hai dato. Sei arrivato nel bel mezzo del cataclisma, e ti sei da subito rimboccato le maniche, rischiando di ammalarti a tua volta. E ti siamo infinitamente grati anche per Louis: gli sei stato vicino come ad un fratello, in questi giorni...- rispose Peter, notando con la coda dell'occhio il moto di insofferenza di Harry.


-Zii, scusatemi. Vado fuori, a salutare Amira- esordì, alzandosi e rimettendo a terra Grace. camminò a grandi falcate fino alla costruzione di legno, respirando profondamente per calmarsi. Si sentiva preso in giro. Lo avevano tenuto volontariamente all'oscuro delle condizioni di Louis, del suo Louis, ed aveva rischiato di perderlo. Quel pensiero gli era intollerabile. L'idea che qualcuno di estraneo fosse rimasto al suo capezzale, che l'avesse curato, che si fosse preso cura di lui al suo posto lo faceva divorare dalla gelosia. Avrebbe potuto trovarsi senza Louis. Qualcun altro era rimasto lì, a vegliarlo, e lui non ne aveva saputo niente. Entrò nella stalla con le lacrime di rabbia ad offuscargli la vista. Amira sbuffò in sua direzione, scuotendo la coda, ed Harry le abbracciò il collo, nascondendo il viso nella criniera. Pianse silenziosamente contro il collo della cavalla, stranamente quieta, come se avesse capito di poter confortarlo lasciandolo fare. Quando si fu calmato, afferrò la spazzola e prese a strigliarla amorevolmente, lasciando che la mente vagasse senza direzione, perdendosi in quegli ampi movimenti.

-E' un gran bell'animale- lo sorprese la voce di Niall, facendolo sobbalzare.

-Scusa, non volevo spaventarti. Eri talmente assorto che non mi hai sentito entrare- aggiunse il biondo, dando un morso alla mela che teneva in mano. Harry fece un cenno affermativo, continuando il suo lavoro.

-Sai, noi due non ci conosciamo, ma Louis mi ha parlato talmente spesso di te, che mi pare di conoscerti- continuò il maestro, sedendosi sopra il cancello.

-Infatti stamattina, quando ti ho visto, ti ho subito riconosciuto. Hai fatto bene a venire. Voglio dire, sei stato coraggioso. Denver è lontana, non so neanche come tu abbia fatto a fare un viaggio del genere in una sola giornata. Hai cambiato cavallo, immagino. I soldati se ne sono andati ancora un mese fa, e le zone al di fuori della città sono diventate pericolose- proseguì il biondo, strappando un sorrisetto ad Harry, il primo delle ultime ventiquattro ore.

-Ma tu parli sempre così tanto?-

Niall ridacchiò:

-Sono un maestro. E' deformazione professionale. Anche Louis me lo fa notare spesso-

-Comunque sì, sono partito appena ho ricevuto il telegramma. Ho cambiato cavallo due volte, rischiando di farmi rapinare alla seconda volta. Poi ho fatto gli ultimi chilometri a piedi-

-Tutto solo? Di notte?- Il tono incredulo di Niall lo fece girare:

-Cosa dovevo fare, starmene a casa? Se solo avessi immaginato che le cose avrebbero preso questa piega, sarei partito anche a piedi, un mese fa, non appena mi è arrivato il primo telegramma della quarantena- sbottò.

-Mi spiace per tutta questa situazione. Quello che ho fatto, l'ho fatto col cuore- affermò sinceramente Niall, sgonfiando così la rabbia di Harry.

-Lo so. Ti ringrazio. Avrei voluto essere al tuo posto- confessò Harry. Niall annuì.

-Sai, è strana. Tutta questa situazione, voglio dire.. ci siamo sbagliati di un giorno, e tu hai preso il mio posto a fianco di Louis.. cioè, voglio dire, non in quel senso..-si impappinò arrossendo Harry, desiderando di non aver mai iniziato il discorso.

-Non preoccuparti, ho capito quello che vuoi dire. In realtà io non ho preso il tuo posto, Harry, perché mi sono comportato semplicemente da amico. Ma tu non sei un amico di Louis- affermò Niall seriamente. Si guardarono per qualche momento.

-Immagino cosa tu stia pensando.. e ripeto quello che ti ho detto stamattina: non mi interessa il tuo giudizio-

-Ma io non ti giudico, Harry. Sei tu che ne sei convinto. Avevo capito, da come Louis parla di te, che il vostro legame fosse diverso da quello di una semplice amicizia. Tranquillo. Va bene- lo rassicurò Niall.

-Per davvero? Voglio dire.. sei il primo con cui ne parlo apertamente... e sono abituato ad altri tipi di reazione...-

-Harry, sono io quello a cui non interessa. Se voi siete felici, beh.. buon per voi-

Harry lo guardò per qualche momento.

-Sul serio?-

-Sul serio-

-Perché, sai, in realtà... non è vero che non mi interessa il tuo giudizio- rivelò infine Harry.

-L'avevo capito-


Come neve in settembreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora