44. Una verità necessaria

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Tyler annuì, con gli occhi bassi. Per un attimo, ad Harry parve di nuovo il ragazzino allampanato e timidissimo che aveva conosciuto un anno e mezzo prima, e gli dispiacque dover affrontare l'argomento.

-Tom Blake mi ha detto una cosa...- esordì, spezzando lo strano silenzio che si era creato. Ma il ragazzo non proferì parola.

-Mi ha detto che... forse... ha avuto l'impressione, beh insomma, secondo lui... tu...-

Il discorso morì in bocca ad Harry, che all'improvviso si sentiva le mani sudate.

-Tyler, tu... insomma... ti volevo chiedere...a te piacciono i ragazzi...?- Si sforzò di chiedere, desiderando essere ovunque tranne che lì, ma consapevole di doverlo fare.

-No...- lo spiazzò il ragazzo, facendolo sentire per un momento un perfetto idiota.

-Oddio, scusami... mi sono fatto influenzare dalle parole di quello scemo di Blake...-

-In realtà... mi piaci tu- lo zittì il ragazzo, alzando finalmente gli occhi nei suoi.

-Ah... ecco- riuscì a dire soltanto Harry, con le gote color mattone. Non sapeva cosa dire; tutto quello che desiderava era di non ferirlo.

-Ma so che tu sei innamorato di Louis, l'ho capito di non avere speranze, con te- continuò il ragazzo, che cercava di tenere a bada l'emozione, dimostrandosi più maturo di Harry.

-Mi dispiace... è così- confermò Harry, dolcemente, ma con fermezza. Per Tyler quella frase fu comunque una pugnalata al cuore. Deglutì, tentando di reagire.

-L'ho capito. Me ne farò una ragione. Non è colpa tua, Harry. E' la prima volta... mi passerà. Spero, un giorno, di essere fortunato come te e di incontrare la mia anima gemella- gli disse, cercando di sorridergli. Harry era stupefatto, ed annuì soltanto.

Tyler si rimise in piedi dalla sedia su cui si era seduto, dandosi da fare. Si sentiva distrutto, ma non voleva darlo a vedere ad Harry. Sapeva già che l'altro si sarebbe colpevolizzato, e non era colpa sua se era stato così stupido da innamorarsi di una persona già impegnata. Si concentrò a lavorare l'impasto, sbattendolo con foga sul ripiano ed amalgamandolo con forza, sfogando la rabbia. Una lacrima gli scese sulla guancia, sfuggendo al suo controllo, ed Harry colse il bagliore alla luce del fuoco. Si precipitò da lui e se lo tirò addosso in un abbraccio, volendo consolarlo come se fosse un fratello, mentre l'altro cedeva al pianto.

-Mi... mi dispiace, Harry...- singhiozzò, odiandosi immensamente.

-Ssst, non fare così. Non ti preoccupare. Andrà tutto bene- tentò di calmarlo l'altro, sentendosi in colpa.

-Sono uno stupido... lo sono sempre stato... scusami-

-Non sei uno stupido, ora dici così perché stai male, ma io so che tu sei una persona forte ed intelligente, in realtà- lo consolò Harry, accarezzandogli la testa appoggiata contro la sua spalla. Poco dopo Tyler si sforzò di ricomporsi, vergognandosi immensamente.

-Stai meglio?- Gli chiese Harry, cercando di incrociare il suo sguardo basso.

-Voglio che il signor Horan mi aiuti davvero a proseguire con gli studi- disse lui, volendo cambiare discorso. Harry lo capì, e lo assecondò:

-E che cosa ti piacerebbe studiare?-

-Vorrei aiutare le persone che hanno il mio stesso problema. Insegnare-

-Sai, credo che potremmo chiedere a Louis un consiglio- commentò Harry, e Tyler annuì, gli occhi bassi, col viso arrossato dal pianto. Harry provò pena per lui.

Come neve in settembreWhere stories live. Discover now