27 Primo giorno di scuola

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Col passare dei giorni, piano piano, Louis riprese un po' di forze. Harry gli faceva compagnia nelle brevi e tranquille passeggiate, ogni giorno un poco più lontane, e finalmente, a metà novembre, Louis potè tornare a scuola.

Aveva ancora un senso di oppressione al petto, soprattutto quando faceva degli sforzi fisici, e gli mancava il fiato; non era certo che gli sarebbe mai passato del tutto, anche se Liam gli aveva detto che alcune malattie particolarmente debilitanti avevano bisogno di molto tempo per guarire.

Era rimasto a casa Cox, ed era diventata una abitudine così piacevole avere Harry con sé, che rimandava il ritorno al suo alloggio di giorno in giorno, nonostante ormai avesse approfittato anche troppo della disponibilità di Peter ed Emily. Il suo appartamento, tra l'altro, era occupato da Niall, che si era barcamenato come meglio poteva a gestire tutti gli alunni, impartendo lezioni anche al pomeriggio, stentando a tenere le fila di tutto quanto l'insieme. Era giunta l'ora che Louis tornasse.

Harry, in tutto ciò, lo osservava silenziosamente, quando Louis era assorto a leggere o a correggere compiti per casa che Niall gli mandava attraverso Peter o Harry, e pensava a quanto fosse diventato importante per lui. Era un momento sereno della sua vita, scandito da affettuose premure giornaliere, da baci dolci nel fienile, da tranquille chiacchierate, o dal semplice stare uno vicino all'altro, in silenzio, facendosi bastare la semplice presenza dell'altro per esser felici.

Quel tredici novembre, infine, Louis entrò in panificio alle sette, come d'abitudine, trovando Tyler ed Harry intenti a testare un nuovo tipo di farina.

Il garzone, nelle ultime settimane, era molto più sorridente e meno timido, e Louis era certo che fosse a causa della vicinanza con Harry. Tyler stava prendendo confidenza, ed aveva un po' più fiducia in sé stesso.

Entrò mentre i due osservavano dubbiosi alcune pagnotte scure.

-Secondo me è il lievito- commentò Harry.

-Per me dovremmo smezzarla con la solita farina, per renderlo meno nero. Così sinceramente non ha un bell'aspetto. Buongiorno, signor Tomlinson- disse il ragazzo, scorgendolo.

Harry si girò con un sorriso verso il maestro:

-Ty, chiamalo Louis per favore... lo fai sembrare vecchio se lo chiami così-

Davanti al ragazzo non poterono scambiarsi le solite effusioni, per cui si limitarono a fissarsi.

-Sei preoccupato per oggi?- Gli domandò Harry.

-Sono un po' in apprensione, sì. Sono passato anche perché devo parlarti di una cosa-

Harry lo guardò, serio. Tyler si allontanò, rimanendo comunque a portata di orecchio, perché stava controllando la cottura di una infornata.

-Devo tornare a casa mia-

La delusione nel viso di Harry fu così palese che il maestro allungò una mano per accarezzargli il volto.

-Dove andrai? Con Niall?-

-No, è troppo piccolo. Pensavo di cercare un posticino senza pretese nei dintorni. Ho parlato con Peter, ed anche se ha insistito perché io rimanessi, non posso approfittarne ulteriormente. Comprendi?- rispose con voce dolce, cercando di consolarlo.

-Sì. Hai pensato a qualche posto? Mio zio ti ha consigliato?-

-Mia madre ha una piccola casa oltre al fiume. E' disabitata. Se vuole vederla...- intervenne Tyler, sorprendendo entrambi.

-Veramente? Volentieri, Tyler. Posso prendere accordi con tua madre, o direttamente con te?- Replicò Louis, ed il ragazzo come previsto arrossì, ma rispose:

-Se vuole, la posso accompagnare oggi pomeriggio-

-Bene. Volentieri. Grazie. Ora, auguratemi buona fortuna. Mi sento come al primo giorno di scuola- rivelò Louis, facendoli sorridere.

-Andrà benissimo, stai tranquillo- gli disse Harry.

-In bocca al lupo, signor Tomlinson-

-Crepi il lupo, e chiamami Louis, Tyler. A dopo- si congedò.

Uscì, ed entrò dal cancello attiguo, attraversando il piccolo giardino. Aveva preparato le chiavi, ma aggrottò la fronte, trovando la porta aperta. Interdetto, entrò, trasalendo per lo spavento ed aprendosi in un sorriso: c'era una piccola folla ad attenderlo, uno striscione di bentornato con i festoni, tutti i suoi studenti ed anche qualche adulto, ad accoglierlo.

-Bentornato, maestro Louis!- Gridarono, battendo le mani. Louis sentì un groppo in gola, emozionato. C'erano Peter, il sindaco, Liam, Niall ed Harry, arrivato subito dopo di lui. Gli alunni gli fecero un sacco di feste, chiassosi, soprattutto Grace, che nonostante apprezzasse il maestro Niall, continuava a preferire Louis.

-Non so che dire... grazie- si arrese lui, sotto una allegra baraonda di abbracci e strette di mano.

-Come ti senti?- Si informò il medico.

-Sempre meglio, anche se ancora un po' acciaccato. Tu, invece, dovresti riposarti- lo accusò Louis, notando le occhiaie profonde del dottore, che si strinse nelle spalle:

-Ho avuto una emergenza nella notte. Questo paese ha bisogno anche di un altro medico, ma Ferguson non ha intenzione di aiutarmi-

Il sindaco, che era anche il proprietario dell'emporio, intervenne:

-Ha ragione, dottor Payne.  Prenderemo provvedimenti. Lei si è rivelato essere un eccellente medico, durante la quarantena, e merita di lavorare in condizioni dignitose-

Peter strinse Louis in un abbraccio fatto di pacche fraterne e sorrisi, senza dire niente. Si era profondamente affezionato al maestro, e lo considerava uno di famiglia, vista anche la sua situazione sentimentale. Louis gli comunicò quello che gli aveva proposto Tyler.

Niall lo osservava sorridendo, un po' in disparte. Finalmente Louis riuscì a raggiungerlo.

-Non finirò mai di ringraziarti per tutto quello che hai fatto per me. Ti sei rivelato un amico prezioso, e sono molto felice di lavorare con te- gli disse sinceramente Louis, sorridendogli.

-Anch'io ne sono felice. Ora forza, scacciamo i grandi ed occupiamoci di questi ragazzi- rispose l'altro, incrociando lo sguardo di Harry.

-Prima, però, vai a salutare un ragazzo geloso- lo prese in giro, allontanandosi per parlare con gli altri adulti.

Louis si girò verso Harry. Era appoggiato con una spalla allo stipite della porta, e realizzò che fosse cresciuto a dismisura in altezza. Teneva le braccia incrociate,  mettendo in mostra così i bicipiti sviluppati. Sollevare sacchi di farina aveva i suoi vantaggi, e subito gli balenò davanti agli occhi la visione della sua schiena nuda e muscolosa, sotto di lui. Deglutì, scacciando l'immagine inopportuna, e sbattè le palpebre, riconoscendo il suo solito, piccolo Harry di sempre. Lo raggiunse, e questi gli porse un sacchetto:

-Hai dimenticato la merenda-

-Grazie, Harry-

Il modo in cui si guardarono non sfuggì al sindaco, che casualmente, in un momento di pausa dalla conversazione, annunciò:

-Sta per ritornare l'esercito. Mi spiace dirtelo, Peter, ma mi è giunto un telegramma per una convocazione tua e di tuo nipote; verrà una commissione ad interrogarvi. Non temere, è solo una lungaggine burocratica, perché non ne cavano un ragno dal buco. Forse, però, vorranno accertarsi che non abbiate più contatti con i fuggiaschi-

Lo sguardo di Harry cambiò, rattristandosi. Louis cercò di consolarlo con una pacca sulla spalla, desiderando invece abbracciarlo, e non potendo.

Come neve in settembreWhere stories live. Discover now