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Era ormai primavera, ed Harry aveva da poco ripreso a panificare completamente da solo. Lo zio lo aveva affiancato fin dopo Natale, lasciandogli poi l'incarico di preparare gli impasti, stimolandolo così ad aver fiducia nelle proprie capacità, e nel contempo tenendolo occupato.

Le cose si erano calmate; la zia Emily aveva riacquisito forze, Grace continuava a frequentare la scuola con profitto, ed Harry non aveva più parlato con Louis.

Lo aveva visto in più di un'occasione, poiché la cittadina era davvero piccola; però si erano scambiati soltanto un cenno di circostanza.

Harry ne era ferito. Sapeva che Louis avesse parlato con lo zio, e capiva i motivi per cui il giovane maestro non gli rivolgesse la parola; ogni volta che l'aveva incrociato per sbaglio, però, la freddezza con cui l'altro lo ignorava lo colpiva come una freccia dritta al petto.

I suoi compaesani si erano resi conto del suo cambiamento, ma a nessuno parve strano, collegando la cosa al fatto che la zia era stata davvero male, e la vita andò avanti così fino alla Festa della Primavera.



La Festa della Primavera era un'usanza antica, che corrispondeva all'equinozio di primavera; il cambio della stagione era tradizionalmente salutato con una festa paesana, una sorta di sagra, con bancarelle e visitatori provenienti dalle città attigue. Il sabato era solitamente allietato da recite, canti e danze; quell'anno, la scuola di Colorado Springs avrebbe partecipato con un vero e proprio spettacolo teatrale.

Louis si era buttato anima e corpo sul lavoro. Aveva coinvolto tutti, dal medico al barbiere, per racimolare i fondi, e con l'aiuto delle mamme aveva preparato costumi e scenografie. I bambini non parlavano d'altro, le prove occupavano due pomeriggi a settimana, e vedere l'entusiasmo con cui tutti ne parlavano era motivo di soddisfazione per il giovane maestro, che reputava l'evento un po' come la prova del nove per essere definitivamente accettato dalla cittadinanza.

Quella era l'ultima settimana prima della festa, e Louis camminava distrattamente lungo il  viale principale di Colorado Springs, con la mente occupata da alcuni problemi organizzativi che stava cercando di risolvere. I visitatori avevano già iniziato ad arrivare in paese, lo poteva notare dall'insolito via vai di persone attorno a lui. Il cielo era limpido e l'aria era definitivamente più tiepida, e stava appunto guardando per aria, assorto, quando venne investito in pieno da qualcuno che lo fece finire col sedere a terra.

-Ops...-

Louis afferrò la mano che gli veniva offerta per rialzarsi, accecato dal sole negli occhi, ma riconoscendo quella voce tra mille.

-Ciao, Harry-

-Scusami.. stavo portando il pane a Blake e proprio non ti ho visto..-

Louis, spolverandosi i pantaloni pieni di polvere, notò solo allora che erano effettivamente davanti al saloon.

-Non preoccuparti, Harry-

Il ragazzo, rosso in viso ed in preda all'imbarazzo, si torceva le mani tra di loro e continuava:

-Sono desolato.. non volevo..-

-Harry, non è successo niente, calmati-

-Ti sei sporcato tutto di polvere.. mi dispiace..-

-Non me ne frega niente, Harry- sbottò il giovane maestro, ottenendo finalmente l'interrompersi dello sproloquio di Harry, che incrociò lo sguardo con quello di Louis, sentendosi rimescolare lo stomaco. Gli occhi di Louis erano due zaffiri cerulei, incastonati in un viso tanto bello da star male. Come sempre si imbambolò a guardarlo. Louis lo scrollò lievemente per un braccio, con fare spazientito:

Come neve in settembreWhere stories live. Discover now