35...continua

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-Resta il fatto che siamo in una situazione di impasse- concluse Louis, amareggiato. -Tu sei bloccato qui, io a Colorado Springs, ma non vuoi che io mi trasferisca qui se non insegno. Che si fa?-

-Mi dispiace- rispose Harry, abbassando lo sguardo e tornando ad essere il ragazzino timido che Louis aveva conosciuto.

-Non ti scusare... sono solo dispiaciuto. Non vedo soluzioni- disse Louis, ammorbidendo il tono.

-In verità, una scappatoia forse ci sarebbe- affermò, con titubanza, Anne. Gli occhi degli altri tre si puntarono su di lei.

-Forse Harry potrebbe tornare a Colorado Springs, se tu ne fossi il tutore legale...-

Louis spalancò la bocca, Harry sgranò gli occhi e Desmond intervenne:

-Non se ne parla!-

-Caro, ascoltami. Io ho vissuto con Harry gli ultimi sei mesi, e lui non era felice. Fa male ad ammetterlo, ma lui non è  felice lontano da Colorado Springs. Lontano dal panificio, da mio fratello, da Louis. Lui in quel posto era felice. Ed io voglio che lui sia felice-

-Stai parlando di rinunciare alla patria potestà di tuo figlio?!-

-E non è un po' come quando ci si sposa? Se lui fosse una figlia femmina, non accetteresti che si sposasse con l'uomo che ama?-

-Intanto non è detto che funzionerebbe, e poi e' diverso! Non saranno mai accettati come coppia. Rischieranno il carcere, rischieranno la pena di morte, non saranno mai una coppia legalmente riconosciuta, Anne! E' questo che vuoi?!- Tuonò il padre di Harry.

-Io voglio solo che sia felice-

-Ma non lo sarà mai! Vivranno in clandestinità, saranno sempre presi di mira, saranno il bersaglio perfetto! Ho paura che tu sia impazzita. Non è nemmeno detto che il giudice lo accetterebbe!-

-Non a Colorado Springs. Qui, o a Boston, o in grandi città, sì. In un piccolo paesino, dove gli abitanti si conoscono tutti tra di loro, dove Harry è già conosciuto, stimato e rispettato, potrebbero avere una chance- replicò lei.

-No, Anne. Mi dispiace. Non rinuncerò alla patria potestà di Harry. Non è una soluzione corretta. Non è in questo modo, che devono andare le cose- chiuse il discorso Desmond, alzandosi da tavola.

Anne girò lo sguardo sui due ragazzi, ammutoliti e sconvolti.

-Mi dispiace, ragazzi-

Louis disse: -Anne, la ringrazio infinitamente per tutto questo, ma lo capisco, non possiamo pretendere tanto-

Harry li sorprese alzandosi, e seguendo il padre fuori dalla porta.


-Papà- lo chiamò. L'uomo era in giardino, che percorreva a passi nervosi la pavimentazione del gazebo, fumando il sigaro per calmarsi. Un ragazzo aveva potato fuori Amira, e la cavalla stava brucando qualche ciuffo d'erba. Non appena Harry uscì, subito l'animale si diresse verso di lui, per farsi accarezzare.

Senza voltarsi, l'uomo disse:

-Sai cosa diceva sempre la nonna? Che il cuore di un uomo si misura da come tratta gli animali. Tu con il tuo cavallo hai un legame speciale. Siete in sintonia in un modo che fatico a comprendere. Hai un dono, Harry. Hai una mente aperta e brillante, sei propositivo, sei un gran lavoratore, e se credi fermamente in qualcosa, ti lanci anima e corpo. Io ti ammiro. Davvero- lo sorprese, girandosi a guardarlo.

-Non credere che il mio discorso di prima fosse un voler ostacolare il tuo sentimento per Louis, perché anch'io voglio il tuo bene, Harry. Anch'io ti vorrei vedere felice. Ma avete scelto una strada che..-

-Che sarà sempre in salita, lo so- lo interruppe il figlio. -Lo so, papà. Ma non ho scelto io di essere quello che sono. E mi dispiace per davvero, quando dico che so che ti deludo non volendo seguire le tue orme. Ma io sento che il mio posto è là-

-Non sei una delusione. Sei diverso da come ti avrei voluto, ma questo è il destino di tutti i genitori- replicò il padre, dandogli una pacca sulla spalla.

-Papà.. ti voglio davvero tanto bene- lo sorprese il ragazzo, smuovendogli qualcosa nel petto.

-Ed io ne voglio a te-

-A che punto è la questione di Piccolo Lupo?- Cambiò discorso Harry.

-I nostri avvocati stanno facendo il possibile; per il momento, è anche lui confinato in un luogo dove non vuole stare, come te-

-Credi che Roosevelt...?-

-Harry, per favore, ne abbiamo già parlato. Sto facendo tutto quanto in mio potere per aiutare il tuo amico indiano. Ma non posso farmi legare alla faccenda indiana. Lo sai-

-Lo so, lo so. Quando sarò maggiorenne, però, avrò la capacità giuridica e mi attiverò. Potrò fare il pane anche se difenderò gli indiani- rispose il ragazzo, facendo sorridere il genitore.

-Ma davvero è quello che vuoi fare? Il panettiere?-

-E' un mestiere onesto, anche se umile- osservò Harry. -Ed a me piace, anche se non è prestigioso come il tuo-

-Non posso darti torto- convenne il padre, posandogli un braccio attorno alle spalle e facendolo rientrare in casa, mentre l'oscurità prendeva il sopravvento.

Quella notte, mille dubbi fecero perdere il sonno a Louis, spossato dal viaggio, preoccupato oltre ogni misura per la situazione, angustiandosi per non poter fare nulla. Harry sgusciò nella sua camera silenziosamente, e solo tra le braccia del suo compagno il maestro, finalmente, riuscì a scivolare tra le braccia di Morfeo, mentre il ragazzo contemplava nella penombra il viso tanto amato.

Come neve in settembreWhere stories live. Discover now