29. Il ritorno dei fuggiaschi

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18/03/2016 Ecco a voi i prossimi due capitoli, che pubblico oggi come mio solito, anticipandomi su sabato e domenica. Buona lettura! Lucia


Harry venne svegliato di soprassalto. Non era ancora mezzanotte, ed era nel bel mezzo del sonno profondo, per cui ci mise qualche momento a mettere a fuoco la persona che aveva davanti. Quando realizzò, senza pensare gli si buttò tra le braccia.

Piccolo Lupo era lì davanti a lui, in carne ed ossa, ed Harry lo vedeva sfocato, con gli occhi lucidi di lacrime, al debole chiarore della candela che Peter teneva tra le mani.

-Ciao, Hiamovi- lo salutò il vecchio indiano, sorridendo.

-Siete tornati! Dov'è Avonaco?- Chiese Harry, asciugandosi gli occhi col braccio.

-Siamo tornati per salutare la nostra tribù. Avonaco è ammalato- gli spiegò l'indiano.

-Dov'è? Vado a chiamare Liam?- Si premurò subito il ragazzo.

-Dorme nel fienile. Meglio che Liam venga domani, di giorno: sarà più facile farla passare come una visita di cortesia- affermò Peter.

-Mi sei mancato tanto- considerò Harry, guardando l'indiano negli occhi. Lui sorrise, allungando una mano per accarezzargli la testa con fare paterno.

-Per questo ti ho svegliato. Vieni con me. Fammi conoscere il tuo cavallo-

Harry indossò una giacca pesante e precedette Piccolo Lupo fino alla stalla. L'aria era gelida, ma il tepore degli animali scaldava il piccolo ambiente. I due amici rimasero per ore a parlare, accarezzando Amira, Paco e Lady. Piccolo Lupo gli raccontò quello che avevano fatto per sopravvivere nei boschi, creandosi un riparo in una grotta, accendendo fuocherelli senza far fumo per cuocere il pesce che pescavano. Gli parlò di come era guarita la gamba di Avonaco, e di come, soprattutto, l'operazione gli avesse permesso di non provare i dolori lancinanti che lo costringevano ad assumere la morfina. Gli disse che lo spirito del vecchio capotribù, però, ora era stanco di calcare il suolo di questa terra, e che progressivamente Avonaco aveva smesso di alimentarsi e di bere, diventando etereo.

-Si sta lasciando morire?- Chiese costernato Harry.

-Sta lasciando che la madre terra si riprenda l'energia che gli ha dato in prestito-

Harry riflettè su quelle parole, rattristato.

-Ma tu? Cosa farai, se lui morirà? Non puoi vivere come un fuggiasco per sempre-

-Io l'ho seguito per fedeltà; se lui cesserà di vivere, tornerò tra la mia gente-

-Ma sei impazzito?! Ti fucileranno a vista!-

-Non morirò senza combattere, e non passerò la vita a fuggire- rispose saggiamente l'indiano.

-Andremo a Washington a parlare con Roosevelt. Dovrà ascoltarci. E' una vera ingiustizia!- Esclamò Harry, agitandosi.

-Harry, ascoltami. Avevi già detto questa cosa, ed io apprezzo e ti sono grato per la tua amicizia ed il tuo altruismo, ma no. Non desidero che tu lo faccia, ed ascolta la mia spiegazione- lo interruppe Piccolo Lupo, facendogli cenno di tacere.

-Io non voglio passare il resto dei miei giorni confinato in una riserva come un animale in gabbia. Io sono come il lupo: voglio poter correre libero nella foresta. Mi capisci?-

-No, Piccolo Lupo, non ti capisco, perché non vuoi il mio aiuto e non vuoi provare una strada diversa- ribattè Harry, con le lacrime agli occhi.

-Harry, noi siamo i figli della terra. Siamo discendenti di una stirpe di guerrieri e di cacciatori. Gli uomini bianchi ci hanno portato via la terra e la libertà, sterminando la nostra gente. Io ho vissuto tutto questo. Ma non voglio che tu combatta una guerra che non è la tua. Quando Peter mi ha parlato, prima, abbiamo concordato che mi lascerà libero di scegliere-

Harry scuoteva la testa, incredulo ed arrabbiato.

-Dunque finisce tutto così? Tutta la fatica, ed i sotterfugi per aiutarvi, ed i soldati, ed ora cosa fai? Butti tutto via così, per una questione di orgoglio?- Gridò, disturbando la sua giumenta, che fece uno scatto all'indietro.

-Non voglio che tu combatta una guerra che non è la tua. Combatti le tue battaglie, e lascia stare le mie. La dignità di un guerriero insegna più di mille parole scambiate con i vostri capi- affermò duramente l'indiano.

Harry prese a piangere. L'uomo addolcì il tono:

-La tua anima è buona, ed il tuo cuore è sincero. Lasciami libero di scegliere anche tu, Harry-

-Io non capisco. Perché non ci lasci aiutarti? Perché non posso stare dalla tua parte, e combattere al tuo fianco? Perché non pensi alle generazioni future? Non vuoi lasciare un mondo migliore per loro? Tu non vuoi combattere, tu ti vuoi arrendere, e questo io non lo accetto- singhiozzò Harry, uscendo di corsa dalla stalla e finendo contro il petto di suo zio, che era stato attirato dalle grida del ragazzo.

-Perché gli permetti di farlo?- Urlò a suo zio, disperato. Peter lo abbracciò, trattenendolo.

-Perché rispetto la sua volontà. Honiahaka è saggio, e sa quello che è giusto- gli disse, mentre il ragazzo lo strattonava, liberandosi dalla sua presa.

-Non starò immobile a guardare mentre va a farsi uccidere, zio. Te lo dico. Io non lo accetto!- Affermò con foga Harry, voltandosi a guardarlo. Lo zio sostenne il suo sguardo, fino a che il ragazzo non si voltò per dirigersi al fienile.

-Harry, dobbiamo andare al panificio- mormorò lo zio.

-Voglio solo vederlo- rispose il ragazzo, ora più calmo. Salì due a due i pioli della scaletta, scorgendo nella penombra, rischiarata da un lume ad olio, il corpo dormiente di Avonaco. Piccolo Lupo aveva ragione: il vecchio indiano pareva etereo. Era dimagrito, ma il suo viso non era sofferente. Si inginocchiò a guardarlo, coperto da alcune pelli, mentre tentava di razionalizzare quello che gli era stato chiesto da Piccolo Lupo. Gli aveva chiesto di non intervenire, di non combattere al suo fianco. Ed allora non sarebbe intervenuto, ma l'avrebbe fatto a modo suo.

Sentì la presenza silenziosa dell'indiano dietro di sé.

-Va bene. Mi atterrò alla tua richiesta, anche se non la condivido. Non contatterò Washington. Non combatterò, se è questo che mi chiedi. Ma non puoi pretendere che io non sia al tuo fianco, perché sono tuo amico- affermò Harry, girandosi a guardarlo.

L'indiano sorrise.

-Avonaco ha ragione. Sei davvero un combattente, che rimane a testa alta di fronte alle avversità-


Come neve in settembreWhere stories live. Discover now