Prologo

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Le forme di pane erano perfettamente lievitate, sferiche, spolverate di farina, ed emanavano un lieve sentore acidulo dato dal lievito madre.

Tutta la stanza odorava di pane: dal bancone di pietra, alle pale per il forno a legna, ai ripiani a vassoio su cui riposavano le pagnotte ancora da cuocere.

Il giovane garzone del forno amava quel momento della giornata, quando fuori iniziava ad albeggiare, ma le botteghe erano ancora chiuse ed il paese si doveva ancora svegliare.

Suo zio, il proprietario, aveva accettato di buon grado l'offerta della sorella di affidargli il nipote per aiutarlo e per imparare il mestiere, ed il ragazzo si era rivelato bravo ed efficiente, per cui, dopo averlo affiancato per qualche tempo, ora gli lasciava l'onore ed il compito di rompere la lievitazione, porzionare l'impasto e creare le pagnotte da infornare, mentre il grande forno di pietra veniva alimentato con la legna affinché andasse in temperatura. Lui, intanto, si occupava delle delle paste a sfoglia con crema di mais, motivo per cui il piccolo panificio era rinomato.

Il garzone, un giovane sedicenne allampanato con gli occhi color smeraldo, si tolse per un attimo il berretto che gli tratteneva indietro i ricci e si terse il sudore dalla fronte. Il forno era ormai in temperatura, e quindi spolverò per bene il pianale dai trucioli di legna ed iniziò ad infornare i pani.

Fuori, una timida luce iniziava a rischiarare il cielo, scaldando progressivamente l'aria ed asciugando tutta l'umidità; tra un paio d'ore l'onnipresente polvere si sarebbe alzata ad ogni passo sulla strada.

Dal forno iniziò a filtrare l'aroma delizioso del pane in cottura, e le imposte delle case cominciarono a schiudersi.

Era il primo giorno di settembre.

Proprio a fianco della bottega del fornaio vi era una palazzina un po' scrostata, con un praticello davanti ed una staccionata che portava la scritta " Elementary School".

Quel giorno sarebbe arrivato il nuovo maestro. La signora White, la custode, aveva stretto i denti e sfidato l'artrite alle ginocchia, che ormai la affliggeva da alcuni anni, per tirare a lucido il piccolo appartamento sopra alla scuola, spolverando ogni angolo e pulendo con secchio e spazzola ogni pavimento, per poter dare al nuovo maestro una decente accoglienza.

Erano ormai dieci anni che mancava quella figura professionale, che era stata temporaneamente supplita dal reverendo, ma ormai l'anziano parroco era diventato quasi del tutto cieco, impedendogli di fatto di continuare ad educare i ragazzi a suon di sussidiario e verga. Dieci generazioni erano passate tra le sue mani energiche, ed i suoi studenti di certo non erano rimasti in panciolle, applicandosi con profitto nell'imparare a memoria l'alfabeto e le tabelline di pari passo alle vite dei Santi, pena la fatidica vergata sui palmi aperti, che oltre al dolore in sé, sia fisico che morale, provocava il protrarsi di un qualche castigo anche a casa: correva l'anno 1900, ed il maestro aveva sempre ragione.

Ma ora, finalmente si era provveduto ad inviare una persona qualificata, che si sarebbe trasferita in pianta stabile, fornendo finalmente alla gioventù di Colorado Springs, un paesino polveroso situato tra la riserva Cheyenne ed il Pikes Peak , un'istruzione come Dio comanda.

Il garzone del forno stava sorvegliando la doratura del pane. Suo zio Peter entrò proprio mentre il nipote stava estraendo la prima infornata.

-Ben fatto, Harry. Bravo ragazzo- si complimentò l'uomo, porgendo al ragazzo una pasta.

Il giovane accettò di buon grado il dolce, che divorò in tre enormi bocconi, per poter subito mettere a cuocere la seconda infornata.

Suo zio stava guardando fuori dalla finestra del retrobottega.

-Grace non sta nella pelle per l'inizio della scuola. Speriamo che il nuovo maestro sia meno pronto di bacchetta, altrimenti il suo entusiasmo durerà meno di un giorno- commentò l'uomo, riferendosi alla figlioletta di sette anni.

-Vedrai che se la caverà alla grande. E' molto intelligente- disse Harry.

Proprio in quel momento si sentì, in lontananza, il fischio del treno. Da qualche anno, finalmente, Colorado Springs era stata raggiunta dalla ferrovia, rendendo molto più agevoli gli spostamenti e collegando con maggior facilità la città col mondo esterno.

-Son proprio curioso di vederlo- concluse Peter, tornando a lavorare per poter aprire puntualmente alle sette, per i primi clienti.

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Louis Tomlinson era un giovane, avvenente uomo di ventisei anni.

Aveva frequentato con profitto l'Università a Boston, laureandosi col massimo dei voti; non avrebbe saputo dell'esistenza di Colorado Springs se non fosse per il fatto che era un grande ammiratore del geniale Nikola Tesla e dei suoi esperimenti. Lo scienziato aveva lasciato la città proprio all'inizio dell'anno, ed il suo laboratorio era in fase di demolizione.

Gli sembrò un segno del destino, l'essere mandato in quella polverosa cittadina nel bel mezzo del nulla, ed aveva accettato l'incarico, trasferendosi da Denver, per andare ad insegnare alla scuola del paese.

Non poteva immaginare cosa avesse in serbo per lui, in realtà, il destino.






Come neve in settembreWhere stories live. Discover now