A gonfie vele

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Un'ora e cinquantatré minuti.

Ecco quanto manca alla fine di questa tortura.

Sempre che non decida prima del previsto di staccare la testa della mia amica.

Meglio di no, rischierei di finire in carcere per niente.

Olivia è riuscita ancora una volta ad avere la meglio e mi ha convinta ad accompagnarla a questa cavolo di festa.
Siamo riuscite a rammendare l'abito, sistemandolo con poco, e, tutte belle agghindate, ci siamo buttate in quest'impresa solo per non confermare i sospetti di Olly.

Abbiamo cercato Ian per una buona mezz'ora, per poi realizzare che noi siamo arrivate con largo anticipo rispetto a lui.
Come tutte le persone più abbienti, il principe azzurro della mia amica si è permesso di fare la sua entrata un bel po' più tardi rispetto all'orario prestabilito.

Ma del resto, credo di capirlo.
Le feste qui a Newport sono di una noia mortale.

Per chi non sa divertirsi come me, s'intende.

Insomma, dovrebbe essere un evento di beneficenza, ma credo che se solo uno degli invitati regalasse uno dei tanti orologi che si ritrova al polso, riuscirebbe a coprire le spese necessarie per risolvere il problema della fame nel mondo.

Qui la gente oscilla tra falsità e narcisismo, ostentando le proprie ricchezze mentre sorseggia champagne da un calice di vetro.

Lo yacht in questione è davvero un bel gioiellino, addobbato con luci e musica, e tenuto in maniera impeccabile.
Riesco a scorgere il mio riflesso sul pavimento della barca da tanto è lucido.
Insomma, se non fosse per il suo insistente ondeggiare che mi sta sfidando a non vomitare la cena di Natale dell'anno scorso, sarebbe anche piacevole passarci la serata.

Olly è riuscita a trovare Ian prima di quanto potessi sperare, e i due si sono riappacificati come niente fosse.

Così ora lei è sparita in qualche parte della barca, insieme al suo giovane amore, lasciandomi sola.

Come da copione.

Inutile negare come io mi senta un pesce fuor d'acqua qui.

Anzi, uno scorfano.

Uno scorfano rende di più l'idea.

All'improvviso, una schiarita di voce alle mie spalle mi risveglia dai miei pensieri.

« Signorina... ha bisogno di qualcosa?» un tizio con una camicia stirata a puntino e degli eleganti pantaloni neri mi studia con diffidenza, sorreggendo con una mano un intero vassoio di calici di champagne, e cogliendomi alla sprovvista.

« No, io... uhm, mi stavo chiedendo: li beve tutti?» con un cenno della testa mi volto verso i calici ridondanti del liquido oro e frizzante.

Il ragazzo mi fissa con espressione sbigottita, poi balbetta qualcosa.

« No, io sono il cameriere qui.» fiu, menomale.

« Oh, e i camerieri non possono bere?»

Ottimo tentativo di socializzare, Nesta.

Questo qui mi farà volare giù dal parapetto della barca.

Lui mi guarda di sbieco, poi mi risponde.

« Siamo qui per servire.»

Ma certo, chiedo scusa Mr. Simpatia.

Decido di volgere la situazione a mio vantaggio, del resto mi è pure toccato pagare il biglietto per partecipare a questo evento, è giusto che tragga qualcosa in mio favore.

MR. POLICEMANDove le storie prendono vita. Scoprilo ora