Resta

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« E quando l'hai scoperto di preciso?»

Io e Trey stiamo camminando fianco a fianco lungo la spiaggia, dove abbiamo deciso di sostare per la serata.

Il viaggio in moto con lui, seppur breve, è stato meravigliosamente intenso.

Lui è meravigliosamente intenso.

E' incendio e ghiaccio al tempo stesso.

E, soprattutto, è allergico alle fragole.

Io e il moro mozzafiato ci stiamo raccontando degli aneddoti sulle sfighe della nostra vita, a partire dalla sua allergia ai frutti delle fate, le fragole.

« Credo di aver avuto più o meno dieci anni. Odiavo i dolci, e mia madre continuava a sfornarne.» letteralmente, la dolcezza non è mai stata il suo forte.

« Per il mio compleanno mi preparò una torta con le fragole... qualche minuto dopo aver assaggiato il primo morso, la mia lingua occupava tutta la bocca, le mie guance erano a chiazze paonazze e le mie labbra sembravano un canotto troppo gonfio.»

Il suo racconto mi fa scoppiare a ridere.

« Non ho più provato a mangiarne una.»

« Allora saprò come punirti quando non ti comporterai bene.» lo punzecchio, e lui mi dà una leggera spintarella.

« Tu da quanto sai del tuo disturbo mentale?» mi chiede puntando i suoi occhi luminosi dentro i miei.

« Quale?»

« La paura dei gatti.»

Ah.

Disturbo mentale.

Che simpatico, davvero.

Lo fulmino con un'occhiata, poi rispondo alla sua domanda.

« Circa da sempre. E la colpa ricade tutta sul gatto di mia nonna, che mi ha traumatizzata da piccola saltandomi addosso e scambiandomi per un tiragraffi.»

Trey mi guarda di sbieco.

« I gatti non attaccano mai senza un motivo.»

« Beh, quello di mia nonna sì.» ribatto convinta.

Meglio non specificare che in effetti stavo cercando di fargli indossare il vestitino a fiori del mio cicciobello.

Ma sì, non diamogli questa soddisfazione.

Segue un momento di pausa, poi gli occhi dell'agente si posano sul mio viso.

« E tua madre?»

« Mia madre cosa?» chiedo non capendo a cosa si stia riferendo.

« Ti somigliava?»

Le mie labbra si arricciano in un sorriso, mentre sposto gli occhi sulle impronte che i miei piedi lasciano nella sabbia ancora calda.

Mi fermo per un istante, come se con ciò potessi riprodurre nella mia mente il ricordo di mia madre, un volto luminoso, sempre sorridente, dai lineamenti dolci ed aggraziati.

« Era molto bella. Diciamo che io sono la versione più giovane e spericolata di lei.»
Trey sorride, e il modo in cui mi studia con gli occhi mi fa avvampare.

Non mi abituerò mai al suo sguardo, né alla sua bellezza.

« E tua sorella, invece?» ribalto la domanda, volgendo l'attenzione su di lui.

Lui fissa un punto indefinito verso l'orizzonte, dove ormai il sole sta iniziando a lasciare posto all'oscurità della sera, poi torna a cercare i miei occhi.

MR. POLICEMANDove le storie prendono vita. Scoprilo ora