Capitolo 47. "Una nuova missione."(Elvira's POV)

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Non avrei dovuto frugare tra effetti tanto personali eppure, senza che il benché minimo senso di rimorso affievolisse la mia sete di onniscienza, continuai a farlo.
Sfogliai ogni singola pagina di quel libro accarezzando le foto, facendo mente locale per dare un nome degno ad ogni volto.
Era arduo stabilire a che epoca appartenessero o anche solo riconoscere i protagonisti degli scatti.
Riconobbi però il signor Stoica; l'uomo posava mantenendo uno sguardo freddo e un'espressione tesa, come se fosse infastidito da una situazione pressoché imbarazzante.
Al suo fianco c'era una donna molto affascinante che, tanta era la sua bellezza,rischiava di oscurare la presenza statuaria dell'uomo, all'epoca dei fatti decisamente più giovane e ancor più avvenente.
Aveva un non so che di famigliare e disturbante; le labbra scure che risaltavano sul filtro in bianco e nero, gli zigomi taglienti come coltelli e un'attaccatura dei capelli detta "della vedova", un carattere dominante piuttosto interessante.
Le mani dell'uomo erano dietro la schiena, forse giunte; quelle della donna, invece, erano tese verso il corpo rigido del signor Stoica e poggiate l'una sul fianco di questo e l'altra ancora in movimento.
Nonostante l'espressione apatica di lui, la foto lasciava trasparire un sentimento di tenerezza palese tra i due; supposi dunque che la donna potesse essere una vecchia fiamma, forse addirittura qualcosa di più.
Ancora mi era impossibile rendere vividi i ricordi a tal punto da riuscire a riconoscerne luoghi o persone, il mio senso di déjà rimase una sensazione confinata nella confusione generale.
Non vi erano fotografie di Itsuko, l'unica volta in cui la vidi fu in quella notte, dall'altra parte dello specchio.
Non mi risulterebbe difficile riconoscere i suoi stretti occhi a mandorla e le labbra carnose anche a distanza di tanto tempo. Quella disgraziata donna era stata un pensiero costante per tanto tempo! Un vortice di pensieri si alzò al di sopra della mi testa e prese a girare le pagine al mio posto, una dopo l'altra. Rividi ogni volto, ciascun dettaglio, una seconda volta e finalmente riconobbi la misteriosa donna.
Ella venne a galla in uno stagno scuro come un corpo senza vita e portò con sé il ricordo del nostro mistico incontro.
Un meccanismo all'interno del mio cervello si mosse e diede vita a una serie disorganizzata e lesta di pensieri,ragionamenti.
Oramai nella mia narrazione di ciò che vidi in quel remoto luogo di Villa Stoica rimaneva un solo personaggio ignoto da svelare al mio insaziabile pubblico.
La figura controversa della giovane che si era fatta viva sotto forma di spettro, che si era manifestata con l'apparenza di gatto e poi,senza una forma costante e composta di materia si era resa dunque impercettibile al tatto, capace di plasmare a suo piacimento e convenienza i sensi di coloro che la percepivano anche solo per sbaglio.
Nei suoi occhi color neve, turbati da fulmini rossi, avevo scorso i miei ricordi più dolorosi e lei, col candore della sua morbida chioma bianca mi aveva consolata come mai nessuno era stato in grado di fare.
La chioma bianca, pensai a lungo a codesto dettaglio.
I momenti del mio passato stavano abbandonando lentamente la mia mente, il mio Io si dissociava con feroci strappi dal mio corpo.
Temo, e forse si tratta di un timore tanto infondato quanto narcisistico, che nessuno al mondo abbia mai conosciuto il dolore di patire la sofferenza di un'anima ignota, forse immaginaria, che, d'improvviso, richiamata da sapori, melodie, colori, si risveglia infestando esistenza del prossimo con una spiacevole sensazione.
Questa logora poi lentamente poiché non ha origine nella mente, come ogni emozione che resta incatenata a ricordi o memorie di tempo passato, essa parte dal cuore.
Le presenze che avevo in quelle notti percepito mi avevano lasciato queste sensazioni legate ai loro più tristi ricordi senza nemmeno un cenno, quasi come un regalo donato senza l'ausilio di un biglietto.
I loro volti erano ritratti in quelle fotografie, i loro piedi erano stanchi e suonavano pesanti a causa dalle vecchie suole, risuonavano intrappolati nell'oscurità dei sotterranei di quella maledetta casa, la purezza delle loro giovani anime era in costante contrasto con la malvagità che faceva da eco quando si osava pronunciare il suo nome.
Sentivo il bisogno viscerale di correre in soccorso di quella eterea creatura che era stata tanto gentile, che mi aveva mostrato qualche attimo mio padre  perché potessi essere almeno per un istante felice.
Avevo lasciato in Germania ogni rimasuglio del mio passato perché non  potesse causarmi dilaniante dolore, eppure, nemmeno il più misero sentore di gioia attraversava la mia anima.
Sentivo di dover dare pace a quella tenera presenza che mi aveva protetta con la sua riverenza e che non aveva esitato nemmeno di fronte a lui.
Le cose sarebbero ben presto cambiate. Non avevo da tempo la paura  naturale di perdere la vita o anche solo di metterla in pericolo che mi potesse frenare dal fare ciò che era più opportuno.
Con la cara Helena avevo imparato molto, avevo nel tempo scacciato ogni pregiudizio cristiano e avevo abbracciato una filosofia più archetipica della spiritualità.
Non appena mi ero resa conto di non essere più sola avevo attinto dalle credenze più bizzarre e dai rituali di protezione più efficaci, assecondando così le volontà di Jane.
Ciò mi permise di aver accesso agli angoli di Villa Stoica celati dalla mia stessa ragione.
La follia mi aveva pervasa, nonostante questo, mantenevo stretta a me con morbosa gelosia l'immagine di una croce che vegliava su di me senza mai stancarsi, simbolo della speranza, che ancora nutrivo, di poter rivedere almeno per un'ultima volta un luccicante raggio di sole.
Ad ogni fotografia che mi ritrovavo sotto il naso inaspettate reazioni mi scuotevano nel profondo e,nonostante non avessi il permesso di contemplare alcuno dei ricordi da cui dovevano essere state generate, provavo compassione per la loro generatrice.

Avevo un nome completo, un certificato, qualche ritratto di famiglia, una presenza che mi infestava con le sue travolgenti emozioni e un profilo psicologico oramai compromesso dalla mia parte.
Lui, invece, poteva vantare un cospicuo numero di, forse ignari, sottoposti e la protezione diabolica di questa casa.
Inoltre, lui, era a conoscenza di ogni segreto di Villa Stoica, ne manovrava il potere, ne plasmava l'apparenza a suo gusto.
Io, a differenza di Itsuko, però, avevo compreso;(o almeno questo era quel che credevo).
Avrebbe potuto significare  al contempo la mia salvezza o la mia rovina.

If I Was Your VampireWhere stories live. Discover now