Capitolo 13. "Passare inosservata."

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Mi rotolai sul soffice materasso e saltai giù dal letto liberando ogni granello di curiosità e foga presente in me.
Non mi ero mai sentita così emozionata al solo pensiero di leggere le pagine di un libro scomparse, strappate con tanta furia.
Spesso nella mia cameretta in Germania mi accomodavo seduta a gambe incrociate sul tappeto e passavo ore a sfogliare libri profumati e dalle storie avvincenti.
Certo mi piaceva, ma mai quanto leggere saggi libri su argomenti poco convenzionali trattati nel dettaglio, una vera delizia per il mio palato di inguaribile curiosa.
I miei genitori speravano che con l'adolescenza avrei cominciato a frequentare i miei coetanei sostituendo almeno in parte i miei numerosi passatempi da persona solitaria, ma così non fu.
Trovavo le amicizie poco stimolanti, addirittura noiose, un vero e proprio spreco di tempo.
Da quando ero giunta a Brasov però le cose erano decisamente cambiate.
Jane era divenuta in poco tempo un'amica di cui fidarsi ed Helena, una donna saggia e leale di cui ancora sapevo ben poco.
Corsi in punta di piedi percorrendo il corridoio e poi saltellando, scalino per scalino.
Il marmo era gelido sotto i miei piedi scalzi ma non mi importava, se avessi indugiato anche solo un secondo di troppo avrei rischiato spiacevoli incontri con qualche membro della famiglia e di conseguenza spinose domande alle quali non avrei saputo rispondere.
Non ero brava a mentire e per giunta odiavo ricorrere anche alla più piccola bugia.
Ogni volta aggiungevo qualche dettaglio di troppo pronto a smontare il mio castello di carte.
Quando giunsi al portone di Villa Stoica infilai anfibi possenti stringendoli un po' più del dovuto.
Con la coda dell'occhio notai Orazio, non appena si accorse del mio sconcerto nel vederlo mi sorrise timidamente e si fece strada nelle cucine.
Sapevo che su di lui avrei potuto contare.
Quel giorno pioveva.
Non così intensamente da impedire la mia missione ma il giusto per rischiare di comprometterla.
Jane non sapeva niente delle mie intenzioni, il cellulare in quella zona della città così in periferia, se non quasi in campagna, non arrivava nemmeno ad una tacca di campo.
Stringevo il libro tra la felpa e la mia giacca preferita, un tempo di mia madre.
Mi asciugai una lacrima caduta senza il mio consenso, gli occhi divennero lucidi come cristalli e dovetti arrestare la mia corsa contro il tempo.
Mi mancava molto la mamma.
Quando ripresi a correre verso la pasticceria di Jane ero più determinata che mai a rispondere alle mie domande, la nostalgia di casa era stata una motivazione più che valida.
Finalmente vidi l'insegna del negozio, mi asciugai le scarpe sullo zerbino e feci un respiro profondo, poi entrai.

"Elvira! Come stai?"

Simon era intenta a cucinare un dolce dall'aspetto meraviglioso, mescolava con forza un impasto celeste con straordinaria manualità.

"È pasta di zucchero. Tieni, assaggia."

Portai il cucchiaio alla bocca e per un istante dimenticai ciò che ero andata a fare in quel posto.
Era così zuccherino e saporito allo stesso tempo! Mi parse di masticare una nuvola, chiusi gli occhi e mi persi in quel paradisiaco sapore.

"È delizioso! Non ho mai mangiato una pasta di zucchero così buona."

Simon mi sorrise strizzando l'occhio.

"Cercavi Jane?"

"Sì per la verità."

La donna alzò lo sguardo e fece spallucce.

"Mi dispiace tesoro ma oggi è dai nonni in città. Avevi bisogno di qualcosa?Glielo farò sapere."

Pensai bene alla risposta, esitai e Simon se ne accorse.

"Oh no, non ha importanza. Basta che sappia che mi piacerebbe rivederla al più presto, mi piace stare insieme a lei!"

"Certo cara. Sei un ottimo esempio per Jane, sono felice che vi troviate bene insieme."

La salutai e richiusi la porta dietro di me facendo suonare un acchiappa sogni che non avevo mai notato prima.
Se solo sapesse dove passiamo il tempo io e sua figlia.
Forse avrei dovuto aspettare il rientro in paese di Jane ma le pagine di quel libro polveroso sembravano attrarmi con le loro storie misteriose.
Mi sentì come un marinaio in balia dei canti malefici delle sirene.
Cercai di ripercorrere con attenzione ogni strada che Jane mi aveva mostrato basandomi su piante, edifici o paesaggi che avevo memorizzato anche solo per caso.
Il percorso mi sembrò notevolmente più lungo, forse a causa della solitudine.
L'orologio rintoccò le nove della mattina, solo tre ore e poco più e avrei dovuto fare ritorno a casa senza destare troppi sospetti.
Quando la stanchezza sembrava prevalere sulla curiosità vidi in lontananza lo specchio d'acqua risplendere sotto i raggi del sole filtrati dalle nuvole.
Finalmente.
Bussai timidamente alla porta, Helena era la mia unica speranza.
Attesi fin troppo e ricordai che Jane aveva usato una specie di "sequenza" per farsi aprire.
Misi in moto ogni rotella del mio cervello per recuperare quell'immagine e infine replicai meccanicamente ciò che mi aveva spiegato.
Per fortuna la donna non si fece attendere oltre.

"Jane sei tu?"

Sembrava spaventata, forse non era un orario di visita tipico della nipote.

"Sono Elvira."

La porticina si aprì ed Helena riapparve in mezzo all'oscurità della stanza come la scorsa volta.
Quel giorno però ebbi modo di scrutare con attenzione l'ambiente e rimasi colpita dalla quantità di manufatti presenti.
Helena doveva essere stata una giovane molto curiosa e devota allo studio delle scienze ed arti più arcane.
Notai le rughe sul suo volto, mi domandai quanti anni avesse ma non seppi rispondere.
Era una di quelle donne che sapevano confondere anche l'occhio più attento e l'animo più saggio e previdente.

"Buongiorno Helena, mi dispiace disturbare già in mattinata."

Lei però non fece una piega e come se non fosse rilevante prestare attenzione alle mie parole e alla mia cortesia cominciò a posizionare libri e scartoffie sul tavolone di legno.
Non appena smisi di parlare e il mio imbarazzo fu divenuto palpabile Helena si bloccò di riflesso e spostò una sedia da sotto il tavolo invitandomi a prendere posto.
Una volta che anche lei ebbe preso posto proprio di fronte a me allungando una mano sfiorò le mie dita.

"Penso di sapere perché sei qui."

If I Was Your VampireDove le storie prendono vita. Scoprilo ora