Capitolo 14. "Ciò che si dice enigmatico."

8 2 0
                                    

Mille idee presero a correre nella mia testa disordinatamente e sbattendo l'una contro l'altra.
Non capivo come potesse sapere della mia visita.

"Jane l'ha avvisata? Pensavo fosse fuori città."

La donna sorrise distrattamente senza smettere di sfogliare fogli macchiati e strappati.
Le sue dita si muovevano con sicurezza facendomi pensare che fosse un gesto naturale per lei.
Come se la mia tensione non bastasse Helena non rispose subito alla mia domanda, estrasse prima un biglietto da visita e poi un libricino dalla copertina staccata e mal ridotta.

"Manca il capitolo dodici non è così?"

Quella donna nascondeva qualcosa, non poteva semplicemente prevedere addirittura i miei pensieri, non nel mio schema scientifico e ponderato dell'esistenza e della logica.

"Come fai a saperlo?"

Helena fece una smorfia di disapprovazione e rispose in rima senza concedermi ulteriori informazioni.
Mi fece dubitare persino della mia stessa morale.

"Non tutto al mondo con la scienza si può spiegare e talvolta di un rompicapo sarebbe meglio non dubitare."

Misi il libro in questione al centro del tavolo abbassando lo sguardo e tirai indietro gli occhiali pesanti che scivolavano sulla punta del mio naso aquilino.
Sospirai rumorosamente abbandonando quel testo enigmatico nelle mani di una quasi sconosciuta;
ripensando a ciò che avrei fatto se tutto questo fosse successo anche solo un anno addietro, so che non avrei mai concesso a nessuno il privilegio di mettere le mani su un cimelio del genere, eppure, era quel che stavo facendo.
Helena lo prese tra le mani e lo strinse con dolcezza.
Posò gli occhi su di esso accarezzandone le pagine con lo sguardo, cullandone le parole con la voce calma.

"Grazie Elvira." disse.

L'amore con cui ripose il libro nella sua libreria non mi lasciò dubbi: quello era stato il suo posto in passato e quello era il posto in cui sarebbe dovuto rimanere per un motivo tanto importante quanto a me, perlomeno allora, sconosciuto.
Nemmeno per un momento pensai di riprendere il libro o di chiedere spiegazioni.

"Tra queste scartoffie dovrebbe esserci qualche appunto riguardo il capitolo mancante."

Bofonchiò lei.

"Oh mio Dio.
Bene, bene! Sono così emozionata che ho addirittura paura di balbettare mentre li leggerò."

Ero così entusiasta che non feci caso ad Helena che così, con delicatezza, fu costretta a smontare le mie aspettative.

"Oh Elvira, mi dispiace ma non puoi leggerli, nessuno può.
Aggiungerò ciò che ho al libro e lo rimetterò al suo posto senza che possa creare ulteriori problemi."

Che problemi avrebbe mai potuto creare un semplice libro sul folklore e leggende precristiane era per me un mistero.
Helena tuttavia parse così sicura di ciò che diceva che la lasciai fare.
Mentre si muoveva i pesanti braccialetti di pietre colorate sbattevano tra di loro e talvolta si impigliavano nei lunghi cardigan neri come la notte che portava sulle spalle.
I suoi movimenti erano esperti e decisi, tutto sembrava programmato e privo di imprevisti:
finché qualcuno non bussò alla porta.
Raccolse velocemente tutti i fogli e con un cenno mi obbligò ad abbandonare la stanza, era nervosa ma la sua serenità interiore pareva non vacillare mai.
Bussavano insistentemente.
Non si curavano delle buone maniere, non nutrivano rispetto per una donna che viveva umilmente pagando le tasse e senza arrecare disturbo al prossimo.

"Sto arrivando." diceva lei per paura che addirittura sfondassero la porta.

Spostò il pesante chiavistello ma non fece neppure in tempo ad aprire, gli ospiti, se così potevano definirsi, spinsero con forza il portone di legno massiccio contro di lei.
Per poco non cadde ed io istintivamente per correre in suo aiuto quasi mi feci vedere.
Victor però non fece caso a me, lui era troppo occupato a guardare con insufficienza l'abitazione della donna senza alcun ritegno.

"Cosa cerchi?"

Victor sorrise con disprezzo ed il mio cuore mancò un battito.
Temevo mi avesse vista nel bosco, non mi sarei mai perdonata un tale errore.

"So che hai tu quei documenti."

Prima però di parlare si era guardato intorno ascoltando ogni rumore udibile, in quei secondi smisi persino di respirare.
Avevano un segreto questo era certo ma Helena si trovò costretta a dire più di quanto volesse per evitare i sospetti del ragazzo.

"Ragazzo, sai che li avevo così tanto tempo fa da averli persi."

Victor si avvicinò ad Helena guardandola dall'alto con gli occhi chiari come cristalli.

"Bugiarda. Probabilmente hai rubato il libro intero agli Stoica."

Perciò Helena era in possesso delle pagine mancanti.

"No ragazzo ti sbagli-"

non fece in tempo a dire altro, le sue parole fluttuarono in aria per poi scomparire e Victor prese a stringere la mascella pronto a reagire con violenza.
Helena guardò nella mia direzione per assicurarsi che fossi ancora decisa a nascondermi e passare inosservata, le feci un sorriso timido ma onestamente avrei solo voluto fare la cosa giusta.

"Ringrazia che sei una donna e per giunta di una certa età altrimenti non sarebbe finita così la cosa - disse a gran voce e si allontanò goffamente come se Helena lo avesse colpito in pieno volto inaspettatamente-
sono stufo dei tuoi giochetti."

Guardai il ragazzo con attenzione, le mani forti e lo sguardo duro erano di certo una solida corazza per lui.
La sua bellezza era nota e di fronte agli occhi di tutti ma non abbastanza da mettere in secondo piano il carattere aggressivo e maleducato che avevo avuto occasione di conoscere forse a sua completa insaputa.
Ora mi rendeva irrequieta anche solo la sua presenza arrogante.
Se ne andò sbattendo la porta, le sue visite diventavano per me sempre più ambigue e sfuggenti.
Non appena uscì corsi a rassicurare Helena.

"Non ti preoccupare cara, non è stata colpa tua ma Victor è giovane e pensa sempre di avere sotto il suo controllo tante cose e-"

Percepì il mio sguardo insinuarsi dentro di lei con forza, la mia sete di sapere annebbiare la sua capacità di formulare una frase sostituendosi ai suoi pensieri.
Si sentì in dovere di farmi sapere, oramai sarebbe stato troppo tardi mentire difronte all'evidenza.

"Ho io il capitolo mancante."

Si voltò e formò tre pile alte quasi mezzo metro di libri impolverati, ristampe così vecchie da essere persino scritte a mano.

"Ecco qua."

Le pagine erano quelle, non c'era dubbio.
Le parti strappate dal libro combaciavano perfettamente con esse come un puzzle, come fossero la soluzione tanto attesa quanto inaspettata ad un mistero fin troppo segreto.

"Posso leggerlo?"

Helena annuì e me le porse.

If I Was Your VampireWhere stories live. Discover now