Capitolo 9. "La Laguna."

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Nel letto caldo e confortevole mi addormentai quasi immediatamente.
Le notti cominciavano a diventare sempre più fredde e autunnali.
Il vento impetuoso mi cullava con una sinistra melodia.
Il mattino successivo la nebbia era così fitta da nascondere tra le sue nubi persino il cimitero che sorgeva a pochi passi da Villa Stoica.
Mi svegliai di buon ora e spalancai la finestra non appena potei per contemplare quello spettacolo tanto suggestivo e singolare.
In Germania non avevo mai visto tanta nebbia.
La piccola proprietà di mia madre e del suo nuovo compagno si trovava nel centro della città e nemmeno durante l'infanzia avevo avuto il privilegio di vivere immersa in paesaggi naturali e incontaminati.
La finestra della mia stanza, oltre ad essere di modeste dimensioni, affacciava sul giardino più gradevole della casa: quello che confinava con la Laguna.
Questo era il nome che per comodità la gente del posto le aveva dato.
Sfortunatamente sino a quel momento non avevo ancora mai avuto modo di visitarla.
Tutti coloro che avevo incontrato, in particolare un ragazzo che faceva il commesso in un negoziato di alimentari, mi avevano sconsigliato di recarmi lì sola.
I motivi, una volta udita la descrizione del posto, mi furono presto chiari.
Victor, il ragazzo dell'alimentari, era stato molto chiaro nell'avvisarmi sulla presenza di malintenzionati.
Per la precisione, mi aveva parlato di una certa Helena, un'eretica, così definita dal resto dei paesani che viveva lì vicino.

"Helena avrà settant'anni, forse qualcosa di più. Per la verità nessuno sa granché di lei."

Victor mi sorrise mostrando profonde fossette.
Era un ragazzo veramente bello.
I suoi capelli biondi brillavano di luce propria, pareva un angelo; eppure la barba ben curata e la voce roca lo rendevano pericolosamente attraente.

"Mi piacerebbe tantissimo andarci ed esplorare le vicinanze. A dirla tutto non ho paura, posso arrivarci da sola."

Alla mia risposta da giovane donna orgogliosa qual ero Victor storse il naso e si rassegnò.
Abbandonò l'idea di spaventarmi per persuadermi e passò a ciò che gli riusciva meglio: far innamorare le giovani, e non solo, di sé.

"È un posto stupendo sai? Se proprio ti interessa ti ci potrei accompagnare, tutto a patto che tu non vada alla Laguna da sola."

Il mio cuore prese a battere come non mai.
Le sue premurosi attenzioni mi lusingarono a tal punto che accettai l'offerta.
Ero così giovane e ingenua, oh povera me, povera ingenua.
Avevo un cuore così fragile e desideroso di mancate attenzioni.
Nel frattempo, la giornata passò in un battibaleno.
A pranzo, come a colazione, i signori Stoica si congedarono ancor prima di accomodarsi a tavola e fu Dumitra a tenere alto lo spirito di ospitalità.
Un silenzio di tomba cadde nella stanza, l'imbarazzo era palpabile, decisi di fare perciò la prima mossa.
Mentre tutti mangiavano senza proferire parola mi feci coraggio e presi a raccontare.

"Oggi all'alimentari ho conosciuto un ragazzo che si è offerto di accompagnarmi alla Laguna.
Lo conosci Dumitra?"

Sistemai la mia postura e deglutì in attesa di una risposta.
Dumitra terminò di masticare con elegante lentezza il boccone di arrosto che aveva in bocca e poi mi guardò stupita.

"Hai già conosciuto Victor presumo."

Detto ciò la ragazza riprese a mangiare mostrando palese irritazione.
Persino Oana, intenta a dire qualcosa poco prima, si ammutolì di colpo.
Orazio servì la frutta e infine un dolce dalla cucina per festeggiare la fine della settimana.

"Oggi io e Oana andiamo ad una rievocazione storica. Ti va di venire?"

Poi anche la sorellina riprese a parlare:

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