Capitolo 24. "Macabri pettegolezzi."

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"Hai sentito cosa si dice in giro?"

Jane spazzolava le ciglia con lo scovolino scuro del mascara, su e giù, sorrideva dinnanzi il suo riflesso nello specchio, scuro, illuminato esclusivamente da una candela lilla che poggiava insieme alla sua flebile fiamma dorata sulla scrivania.

"Cosa?"

Lei si voltò con stupore.

"Parlano tutti della tua famiglia ospitante!"

disse spalancando gli occhi per spiegare le ciglia truccate come ali.
Fingeva un'innocenza infantile, la dolcezza dell'infanzia la possedeva, lo si vedeva negli occhi che brillavano dinnanzi i libri dedicati ai più piccoli, talvolta però, come una sorta di meccanismo di difesa, lo metteva in campo in modo forzato ed innaturale, questo era il caso.
Voleva dimostrare a tutti i costi la natura buona che si nascondeva sotto sotto i macabri colori del suo trucco e della sua lunga chioma nera come tormalina.

"E cosa dicono?"

Non ero certa di voler sapere ciò che si diceva in giro della mia nuova famiglia, una famiglia momentanea, composta da perfetti sconosciuti che mi sorridevano con cortesia.
Quando ero piccola e le anziane della mia città spettegolavano potevo stare sicura sul fatto che l'oggetto del discorso fosse la mia sventurata sorte.

"Ha battibeccato con il nuovo prete. Già non mi piace, tutto politica e chiesa."

Una folata di vento carico di fiocchi bianchi, soffici, morbidi, e che parevano cristalli di Rocca si insinuò tra le tende di seta aranciate e prese a fluttuare nella stanza in senso circolare.

"Il mio opposto."

Ancora non mi ero abituata agli strani comportamenti di Jane, ad oggi, posso dire che non ci sarei mai riuscita senza quello che fino a poco tempo prima avevo evitato come fosse una mostruosità.

"Come hai imparato a fare queste cose?"

La ragazza apparve sorpresa della mia domanda, poi offesa, come se avessi ferito il suo orgoglio,infine scoppiò in una fragorosa risata,alla quale, d'istinto, mi aggregai senza far più supposizioni o ulteriori domande.

"Sono contenta che tu sia passata, volevo fare un salto da zia Helena. Ha detto di aver preso un libro dai suoi vecchi scatoloni che devi vedere."

Le annuii pensierosa riguardo il da farsi.
Il cielo era divenuto buio, nuvole dense e nere si mischiavano tra loro, pennellate spesse sul cielo blu, rischiarato solo dalla luce della luna gibbosa.
Oramai era giunta la fine del mese di novembre, era il 30 di novembre, per la precisione.
Era stata una giornata piovosa,all'insegna della nebbia e dell'umidità tipica della foresta.
Non avevo appuntato nulla sul mio diario di bordo, datato in quella giornata;nessun aneddoto, nessun titolo di canzone o libro che avevo appena scoperto di quella cultura a me nuova; niente di niente.
E questo, la diceva lunga, sulla monotonia della giornata trascorsa.

"A cosa pensi Elvira? Sei assorta."

Mentii.

"Nulla. In verità mi sono solo imbambolata."

Idee bizzarre e immagini contorte correvano nella mia mente in subbuglio, eppure, parevo non darci troppo peso.

"Allora andiamo?"

Si corresse immediatamente, non era mai sua intenzione essere insistente.

"Sei puoi, se vuoi, questo è ovvio!"

E poi, conosceva la mia difficoltà nel relazionarmi con loro che, della mia religione, sembravano saperne poco e niente.
Jane non era cattolica, pareva più una madre di eresie da far scandalo in qualsiasi chiesetta di provincia, di Helena non ne parliamo.
Io, invece, ero stata abituata alla messa domenicale, al catechismo il sabato sera al posto dei pub che frequentavano i ragazzi della mia età, ai grandi classici della letteratura di stampa cristiana al posto di romanzi fantasy che stavano spopolando.
Il mio patrigno li odiava, mia madre, a ruota, aveva vietato a mio padre di procurarmeli.
Per me tutto ciò che riguardava l'esoterico e l'occulto era un'ombra, un'ombra con cui dovevo evitare di incrociare lo sguardo nel rispetto di ciò che avevo imparato, ma che mi perseguitava senza via di scampo.

"Di che libro si tratta?"

La giovane storse il naso all'insù mentre alzava gli occhi per guardare il soffitto, si massaggiò il mento come una vecchia saggia.

"Dice di andarlo a vedere, che non te ne pentirai. Penso che sia uno dei suoi soliti saggi sulla tradizione magica del posto, sulle leggende, insomma: quelle cose là."

Disse facendo breve la questione. Senza entrare eccessivamente nei dettagli.
Ammetto che ci pensai.
Victor mi aveva messa in guardia più volte nei giorni precedenti riguardo le stranezze di Helena e della nipote.

"Mai viste in chiesa. Non parlano mai con nessuno e se sapessi cosa diceva mia nonna di Helena non ci andresti più!"

Mi aveva detto.
Ma come faceva ad essere a conoscenza delle mie frequenti visite alla donna, ecco, questo proprio mi sfuggiva.
Aveva raccontato delle dicerie sulla mia anziana amica che erano riuscite a lasciarmi interdetta, se non addirittura inquieta.
Riporto ciò che ritrovai poco dopo scritto nelle pagine del mio diario.

Victor mi si era avvicinato alla fine del pranzo cingendomi con le braccia attorno alle spalle, ma io, mi ero subito allontanata e gli avevo domandato quali fossero le sue intenzioni.
Il ragazzo aveva cominciato a parlare del più e del meno accarezzandosi le guance lisce;si era fatto la barba, sembrava più giovane di quanto fosse in realtà, avrà avuto suppergiù ventuno o forse ventidue anni.

"Allora Victor, cosa dicevi?"

Si era sistemato la cintura dei pantaloni, passato la mano sinistra tra i capelli lisciandoli e poi si era ricomposto.

"Mia nonna è sempre stata irremovibile nell'affermare la cattiveria di Helena.
È una donna dai pessimi principi, non frequenta la parrocchia, non saluta le altre anziane quando va in paese a fare le compere, non rispetta i termini che le si fanno, nemmeno le minacce di sfratto!"

Ovviamente ero rimasta sgomenta da questa rivelazione, non tanto dalla questione religiosa o sociale, quanto più dagli avvisi di sfratto.
Victor mi aveva confidato che il terreno su cui sorgeva la casetta di Helena era stato sottoposto a controlli dopo che, tra le acque torbide e paludose che circondavano la Laguna, erano stati ritrovati materiali anomali, forse pericolosi; non era entrato nel dettaglio.
Helena si era sempre opposta a qualsiasi consiglio, poi alle sollecitazioni e infine agli obblighi.
Inoltre, come aveva affermato il giovane sussurrando, ciò che si diceva su di lei doveva per forza avere un senso di verità.
Quella donna secondo lui è tutto il villaggio aveva qualcosa di sbagliato nello sguardo.
Dove passava lei seguiva una scia di sventura.

"Allora Elvira io vado, se vuoi puoi rimanere con mia madre."

Si infilò la giacca scura e impugnò l'ombrello.

"No, vengo anche io."

If I Was Your VampireDove le storie prendono vita. Scoprilo ora