Dark times

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22 MARZO 1986

BILLY

Se qualcuno mi avesse detto che un giorno mi sarei trovato da Family Video un sabato mattina per parlare con Steve Harrington gli avrei riso sguaiatamente in faccia.

Era tutto iniziato con la concatenazione di una serie di eventi insignificanti nella loro singolarità che mi avevano portato a chiedere disperatamente aiuto. Gli incubi sempre più frequenti – non che non ce ne fossero negli ultimi due anni. Max aveva iniziato a svegliarsi urlando nel cuore della notte, il corpo madido di sudore e gli occhi spalancati dal terrore. Procurandomi quasi un infarto le prime volte. Ci dovetti fare l'abitudine, perché da una volta alla settimana, successe due, poi tre, poi quasi tutti i giorni. Non aveva senso: le cose con il tempo erano sensate migliorare. Aveva perfino iniziato a soffrire frequentemente di mal di testa. Era a tutto questo che avevo attribuito il suo comportamento lunatico e irascibile. Per me era logico. Ma questa mattina, avevo avuto la prova vivente che tutto ciò non aveva niente normale. L'avevo chiamata numerose volte dalla cucina senza ricevere risposta. Entrando nel bagno dalla luce spenta, l'avevo sorpresa davanti allo specchio, immobile come una statua. L'avevo voltata gentilmente per le spalle e nel vedere i suoi occhi mi si era gelato il sangue nelle vene. Non aveva nemmeno registrato la mia presenza, fissando il vuoto come se fossi stato trasparente. Un rivolo di sangue che colava dalla sua narice.

Inizialmente, avevo pensato di andare dai Wheeler, ma mi ero ricreduto immediatamente un motivo preciso: volevo assolutamente evitare situazioni imbarazzanti con la signora Wheeler. Pensare che fino a qualche anno fa sarei potuto tranquillamente andato a letto con una donna con il doppio dei miei anni, perlopiù sposata, mi fece rabbrividire. Ero perso e alimentato da una rabbia paragonabile ad una fiamma inestinguibile. Avevo provato da Sinclair, ma era stata la sua sorella impertinente ad avermi aperto la porta, dicendomi che aveva fatto serata con i suoi compagni di basket e che non sapeva, né gli interessava sapere dove si trovasse. Non avevo nessun'idea di dove vivesse Henderson, per cui avevo tentato l'ultima opzione.

Ed ora eccomi qui, davanti alla videoteca sulla quale il sole mattutino stava appena facendo capolino. Spinsi la porta d'entrata masticando nervosamente la mentina che avevo scartato poco prima. Steve si trovava dietro al bancone con una ragazza mai vista prima. Taglio a caschetto e occhi azzurri che spiccavano sotto alla frangia. Indossava l'uniforme del negozio come il suo vicino. Entrambi mi guardarono avvicinarmi, lui più stranito che altro.

-Hargrove?

-Ehi. – dissi, il mio petto si abbassò con un sospiro dettato dall'agitazione.

La ragazza mi indicò con l'indice. -È questo il tizio che ti ha pestato due anni fa?

Trattenni una smorfia di disagio, mentre Steve le scoccò un'occhiata scocciata. -Grazie di sottolinearlo, sì, Robin.

La ragazza, Robin, alzò le mani in segno di resa. Avrei voluto parlare con Steve in privato, ma non c'era tempo. Decisi di andare dritto al punto, l'ansia crescente all'idea che in questo preciso istante Max fosse a casa da sola.

Appoggiai le mani al bancone, guardandolo dritto negli occhi. -C'è qualcosa che non va con Max.

-Che intendi?

-Non...non saprei. – mi ritrovai a rispondere. Perché nemmeno io sapevo che cosa fosse veramente.

-Devi essere un po' più specifico, amico. Non posso aiutarti altrimenti.

Fui costretto a guardare altrove, in difficoltà. Non sapevo se Harrington facesse finta a non arrivarci o meno, dovevo proprio specificarlo?

 Non sapevo se Harrington facesse finta a non arrivarci o meno, dovevo proprio specificarlo?

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Good Girl | Billy HargroveWhere stories live. Discover now