I'll make you feel good

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5 GENNAIO 1986

Quel pomeriggio ero felice come non mi capitava da tempo. Il fratello di Neil, ammalato di cancro al fegato, aveva avuto una brutta ricaduta ed era finito sul letto di ospedale. Qualche chiamata e dieci minuti dopo e Neil e mia madre stavano preparando le valigie per San Diego. Sarebbero rimasti via per l'intero weekend. Prima di uscire di casa, Neil aveva gettato con alquanta noncuranza due biglietti da cinquanta dollari sul tavolo, dicendomi di arrangiarci per i pasti.

Non avevano idea di aver lasciato il via libera a una serie di situazioni che li avrebbe fatti impallidire solo a pensarci. Se avessero saputo non ci avrebbero mai più lasciati soli in casa, anzi, probabilmente non ci avrebbero mai più lasciati soli e basta.

Billy arrivò dal lavoro verso le cinque. Quando gli dissi che i nostri genitori erano partiti per il weekend, sulle prime, non mi credette. Non accadeva da quel tragico giorno.

Poteva sembrare stupido ma, non appena cadde in ginocchio sul divano e strisciò verso di me, mi uscì una risata genuina. Il suo entusiasmo era contagioso. Le sue labbra si stirarono in sorriso lupesco. Capendo subito dove stesse andando a parare, lo spinsi leggermente per allontanarlo da me. Billy fece forza e tentò di intrufolare il viso nel mio maglione.

-No, no. Lasciami fare i compiti.

Lo spinsi via con decisione mentre per tutta risposta schioccò i denti gli uni contro gli altri simulando un morso. I suoi occhi brillarono, guardandomi con aria affamata.

Nonostante le sue proteste iniziali, un'ora dopo mi ritrovai con il naso fra i libri. Baciare Billy era qualcosa di inspiegabile. Amavo vedere i suoi occhi perforarmi con la loro intensità e sentire le sue labbra sulle mie, i suoi capelli fra le mie dita, il suo profumo e le sue mani forti sui miei fianchi, sulle mie guance. Ma mi resi conto che amavo anche tanto viaggiare nella sua Camaro con lui, mangiare i pancakes con lui e fumare marijuana con lui. Amavo il silenzio confortevole che ci avvolgeva quando ci trovavamo insieme ed entrambi facevamo qualcosa di diverso. E questo andava ben oltre l'attrazione fisica che sapevo di provare nei suoi confronti. Avrei potuto passare un'eternità seduta per terra con la sua presenza accanto a me. Il profumo delle sigarette che si diffondeva nella stanza aggiungeva quella goccia di famigliarità che provavo unicamente quando stavo con lui.

Fu solo lo squillo del telefono a interrompere brevemente il nostro momento di pace. Billy si alzò con uno sbuffo e, trascinando i piedi, andò a rispondere. Non ero particolarmente interessata a sapere di chi si trattasse, ma quando rilevai il tono sgarbato con il quale Billy stava parlando all'interlocutore mi voltai a guardarlo. Allontanò la cornetta dall'orecchio e si rivolse a me.

-C'è Chance qui per te, Max. – si curò di trascinare il sarcasmo dalla prima C alla E finale, il viso contorto in un'espressione tanto sprezzante quanto beffarda. Il fatto che Chance mi avesse chiesto di uscire una volta non gli dava il permesso d'essere scortese. Mi affrettai a raggiungerlo e gli strappai il telefono dalle mani con sguardo assassino.

-Pronto?

-Ah ehi...Max.

-Ehi Chance. Tutto bene? Scusami per mio fratello.

Billy non diede segno di volersi allontanare, la spalla appoggiata contro la parete e le braccia incrociate al petto con un sorriso cinico ben stampato in faccia. Gli diedi le spalle.

-Eh...tutto a posto, tranquilla. Un tipo un po' nervoso, no?

-Beh, sì. Sì può dire di sì. Ma comunque, avevi bisogno?

Lo sentii esitare. Da quando avevo rifiutato il suo invito, Chance non mi aveva più contattata. Mi sembrava che avesse capito l'antifona.

-Volevo chiederti come stai. E non solo quello. Ho visto che al cinema hanno fatto uscire un po' di cose interessanti e stavo pensando di andarci. Ti andrebbe di uscire con me, tipo domani sera?

Good Girl | Billy HargroveKde žijí příběhy. Začni objevovat