Bitter truth

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8 FEBBRAIO 1986

L'appartamento era piccolo, ma accogliente. Trovavo onorevole il fatto che Billy a soli vent'anni si fosse impegnato per essere indipendente. Mi avvicinai alla cucina, raccattando una sua maglietta da terra e infilandola sopra alla testa. Aprii lo scaffale situato sopra al piano di lavoro, cercando qualcosa da cucinare per colazione.

-Sai, ad un certo punto dovrai parlare con tua madre.

Disse Billy dal materasso sul quale era ancora seduto, intento ad accendersi una sigaretta.

-Si nota a chilometri di distanza che qui ci vive un uomo solo. – commentai, osservando la povertà di prodotti alimentari nello scaffale. V'erano soltanto tre lattine di lenticchie e una scatola di uova. Proseguii verso il frigo.

-Non staresti mica evitando la conversazione, vero? – domandò, il divertimento chiaro nel suo tono di voce. Lo sentii avvicinarsi.

-Sto evitando con tutte le forze di non disperarmi di fronte al frigo vuoto. – osservai, scrutando i diversi piani di quest'ultimo. Sentii le sue mani sui miei fianchi e il suo corpo contro la mia schiena. Riuscivo a sentire il calore del suo torso nudo come se non indossassi una maglietta. 

-Max... – cantilenò ridendo.

-Il pane in frigo? Seriamente? Okay, la situazione è più grave di ciò che pensavo. Non ho mai visto un frigo così miserabile... - ma mi interruppi con un urletto sorpreso.

Mentre Billy mi solleticava i fianchi io cominciai a dimenarmi, supplicandolo di fermarsi. -Ripetilo se hai il coraggio. – rombò contro il mio orecchio.

-Okay, okay! Basta, per favore!

Billy mi voltò verso di sé. I suoi occhi scintillavano di una luce che mai gli avevo visto. Il pressoché perenne cipiglio che ormai lo caratterizzava non era presente; invece, le folte sopracciglia erano totalmente rilassate. I denti bianchi erano esposti da uno splendido sorriso che si espandeva anche al livello degli occhi. Canini in vista, le guance forate da due fossette che avevo visto solo in poche occasioni : i suoi occhi sorridevano rendendo, se possibile, le sue iridi più luminose di quanto non lo fossero già.

-Non saresti felice per caso? – lo istigai, giocando con i riccioli alla base del suo collo.

Avvicinò il viso al mio, i suoi occhi intensi nei miei. -Vedi cosa mi stai facendo? – mormorò basso e profondo. Mi scoccò un bacio pigro sulle labbra, le ciglia socchiuse. -Mi stai rovinando.

Mi sciolsi nel bacio, ma prima che potessi approfondirlo Billy si allontanò. -Stai evitando l'argomento.

Sospirai, infilandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio. Mi voltai, alzandomi in punta di piedi per afferrare le uova che si trovavano nel ripiano più alto dello scaffale. -Non lo sto evitando. È che...ho paura.

Billy prese le uova per me e le appoggiò sul bancone. Appoggiai una grande padella sul fornello che avevo acceso.

-Paura? E di che? - domandò, guardando sopra alla mia spalla mentre vi rompevo un uovo sopra. 

Scossi la testa, sentendo torcermi lo stomaco. -Che devo tornare lì.

-Ehi. – appoggiò una mano sulla mia, interrompendo i miei gesti. Mi fece voltare nuovamente, sollevando la padella dal fornello con l'altra mano e appoggiandola sul bancone di ceramica. -Guardami. - lo guardai. Mi appoggiò le mani sulle guance. -Non tornerai mai più in quella casa, mi hai capito bene? Dovranno passare sul mio fottuto cadavere per trascinarti lì.

Mi mordicchiai ansiosamente il labbro, annuendo con poca convinzione.

-Il che non accadrà per i prossimi anni. Te lo dico io.

Good Girl | Billy HargroveWhere stories live. Discover now