Let me in

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7 DICEMBRE 1985

Bussai un paio di volte.

-Billy. – soffiai, leggermente. Dall'altra parte ricevetti solo il silenzio. -Billy...

-Vattene.

Mi morsi il labbro e accolsi il suo rifiuto, guardando i miei piedi. Questa volta, non riuscivo a lasciar perdere. Lo sentii tirare su con il naso. Mi dolse il petto nel sentire quel suono. Preferivo cento volte Billy lo stronzo a questo. Suo padre lo stava rovinando, ricoprendolo di un peso che nessuno dovrebbe sopportare. Il peso di un trauma dopo l'altro. Lo aveva reso un ragazzo prepotente, arrabbiato con il mondo e neanche se ne rendeva conto.
Bussai un'altra volta.

-Ti ho detto... - sibilò, facendo una pausa, come se si trattenesse dall'esplodere e urlarmi addosso. -...vattene, Maxine.

-Aprimi.

Niente.

-Billy! Aprimi.

Girò la chiave nella serratura e aprì bruscamente la porta per metà, nascondendo la parte lesa del suo viso. Incontrai il suo sguardo freddo. I riccioli che ricadevano sulla sua fronte erano bagnati e i suoi occhi sembravano più trasparenti del solito mentre mi trafiggevano.

-Che c'è? – domandò aggressivamente.

Raccolsi il mio coraggio e lo spinsi leggermente per entrare in bagno. Incontrai un po' di resistenza da parte sua ma, seppur nero di rabbia, fece qualche passo indietro guardandomi fare con aria confusa.

-Che fai? Va' via, ti ho detto che...

-No, non me ne vado. – risposi testardamente. Ora che avevo fatto il grande passo, non esisteva che tornassi indietro. Chiusi a chiave la porta del bagno e lo presi per il braccio indicandogli il gabinetto. -Siediti.

Riuscivo chiaramente a vedere il suo sopracciglio che perdeva sangue ininterrottamente, sangue che si era già in parte seccato sulla sua guancia. Billy capì le mie intenzioni e scosse la testa, a mascella serrata.

-Non ho bisogno del tuo aiuto. So curare una cazzo di ferita. L'ho sempre fatto da solo.

Non lo ascoltai. Lo feci sedere sul gabinetto e andai a rovistare nell'armadietto a specchio. Billy sospirò pesantemente ma non aggiunse altro. Mi avvicinai a lui con la garza in mano, forzandolo ad aprire le gambe per posizionarmici in mezzo.

-Lasciami fare. – appoggiai una mano sul suo mento e inclinai il suo viso all'insù. Iniziai a premere delicatamente sulla sua ferita. Billy aggrottò la fronte ma si lasciò toccare.

-Ti ripeto che so farlo. – sibilò stavolta più debolmente.

-Non l'ho mai messo in dubbio. Non è questo il punto.

Aspettai almeno un minuto, in silenzio. Volevo assicurarmi che la ferita smettesse di sanguinare. Avrebbe sicuramente avuto una cicatrice. Era un taglio profondo. Immaginai cosa fosse successo: Neil gli aveva lanciato il bicchiere di vino sul viso e si era rotto con l'impatto con quest'ultimo, provocandogli il taglio. Una volta sicura che avesse smesso di sanguinare, sollevai la garza. Aveva il sopracciglio effettivamente tagliato in due ed la ferita era talmente profonda che aveva raggiunto la carne viva. Doveva essere estremamente doloroso, Billy però stringeva i denti e faceva del suo meglio per non darlo a vedere. Senza dire una parola, iniziai a imbevere una garza pulita d'alcool.

-Devi stare fermo. Faccio piano, okay?

Appoggiai la mano sulla sua guancia e con l'altra iniziai a disinfettare la ferita. Billy risucchiò bruscamente l'aria fra i denti per il dolore. Chiuse gli occhi con forza mentre tamponavo. Mi scusai.
Come si poteva essere tanto crudeli da fare una cosa del genere al proprio figlio? Billy aveva sicuramente subito di peggio, ma questo non me l'avrebbe mai detto. Lanciare una cosa del genere contro qualcuno era un crimine. Sarei voluta andare dritto alla polizia e denunciarlo, se avessi potuto. Ma avevamo le mani legate. Era mia madre a dover prendere l'iniziativa. Dovevamo poter contare su di lei, invece tutto ciò che faceva era fermare Neil quando ne aveva l'occasione.

Good Girl | Billy HargroveWhere stories live. Discover now