You promised

358 22 15
                                    

8 GENNAIO 1986

Quella notte non riuscii a chiudere occhio. Aspettavo di sentirlo parcheggiare davanti a casa. Aspettavo di sentire le chiavi girare nella serratura. Ma Billy non tornò. Fu soltanto Neil ad entrare in casa verso le due di mattina, i suoi passi pesanti risuonarono per la casa, diretti verso la stanza dove mia madre s'era addormentata poco prima. Non sapevo più che pensare. La preoccupazione mi stava rodendo, mangiandomi letteralmente viva.

Fu soltanto verso le prime ore dell'alba che le mie palpebre cedettero e sprofondai nel sonno. Fu un sonno tormentato, un replay ininterrotto della conversazione che aveva avuto luogo prima che Neil scatenasse l'inferno. Le stesse frasi mi rimbombavano in testa più volte, senza un ordine preciso ma con incidenza frequente.

Non significa un cazzo.

Abbiamo solo scopato.

Svegliati, Max.

Tutto qui.

I sentimenti e altre stronzate del genere.

La sveglia arrivò aggressivamente alle mie orecchie due ore più tardi e alzarmi dal letto fu un'impresa. Nonostante fosse l'ultima cosa che volessi fare al momento, mi vestii meccanicamente per il rientro a scuola. Provai a convincere mia madre di lasciarmi a casa almeno per il primo giorno considerando gli eventi drammatici della sera prima. Non accettò. Fu così che, senza il passaggio abituale di Billy, mi trascinai alla fermata del bus. Continuai a guardarmi attorno nella speranza di vederlo arrivare, ma non fu così. Con lo stomaco chiuso, affrontai questo lunedì. I miei amici avevano notato il mio stato depressivo. Lucas s'era perfino allontanato dai suoi compagni di squadra quando mi aveva vista nei corridoi per chiedermi come stessi. Finsi un sorriso meccanico, sorriso che usai per tutto il resto della giornata quando mi si chiedeva qualcosa. Dustin e Mike non insistettero. Non volevo parlare con nessuno. Volevo proteggere quella parte della mia vita che mi aveva reso felice per così poco tempo e che, lo potevo sentire, mi stava scivolando fra le dita come sabbia. 

• ───────────────── •

Quando scesi dall'autobus, camminai a grandi passi verso casa. La fermata non era vicina, per cui dovetti levarmi la giacca sentendomi subitamente accaldata. Una volta entrata nella strada di Cherry Lane, finalmente vidi il veicolo blu parcheggiato davanti a casa mia. Finalmente vidi Billy. I nostri sguardi si incrociarono brevemente. Poi prese una scatola ai suoi piedi e percorse il vialetto che portava alla buca lettere. Il baule della Camaro era aperto e pieno delle sue cose. Riuscii a vedere due dei manubri di metallo che utilizzava quando sollevava i pesi. Il mio sesto senso era corretto. Feci immediatamente il collegamento. Mi avvicinai a lui.

-Mi puoi spiegare?

Billy si fermò e sistemò la scatola fra le mani, evitando il mio sguardo. La mascella s'era gonfiata considerevolmente. Aveva un occhio nero e la ferita sullo zigomo era stata coperta da un cerotto. Mi si strinse il cuore vedendo com'era ridotto.

Con la sigaretta che pendeva dalle labbra, riuscì a mugugnare: -Me ne vado.

-Questo lo vedo. Ma dove?

Temevo di udire la risposta. L'unico posto in cui Billy si sarebbe mai voluto trasferire, era la California.

-Mulberry Street. Tony cerca un affittuario da tempo.

Per poco non esalai un sospiro di sollievo. Hawkins. Intendeva Hawkins, giusto? Altrimenti avrebbe menzionato il nome di una città. Volevo chiederglielo senza risultare troppo esplicita o ficcanaso.

-Pensavo in California.

-Non prendiamoci per il culo, Max. Qualsiasi posto va bene purché non sia questa baracca. 

Good Girl | Billy HargroveМесто, где живут истории. Откройте их для себя