The worst in me

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21 DICEMBRE 1985

Da quella sera al cinema, le cose fra me e Billy cambiarono radicalmente. Furono strane, instabili. Non ci eravamo neanche guardati in faccia mentre ci apprestavamo ad uscire dal cinema, e Steve si era accorto che qualcosa era capitato. Si immaginava che avessimo litigato, perché ci aveva chiesto "Che diavolo vi prende, voi due?". Billy si era messo immediatamente sulla difensiva con un aggressivo "È solo una cazzo di mocciosa", una risposta che non ammetteva repliche e dava per scontato che si trattasse di una delle solite marachelle fra fratellastri. Il viaggio in auto non era mai stato tanto pesante. Mi era venuto più volte da spezzare il silenzio, aprendo la bocca per dire qualcosa, ma invano. Non sapevo che cosa dire.

I giorni seguenti ci eravamo evitati come la peste, avevo preferito prendere il bus per sia andare che tornare dal liceo, e a Billy andava bene così. Ogni volta che ci ritrovavamo nella stessa stanza, avevo l'impressione che ciò che avevamo fatto fosse impresso sulla mia fronte con lettere incriminanti in stampatello. Mia madre e Neil pensavano che fosse uno di quei periodi dove nessuno dei due sopportava l'altro. Lui, a far finta di nulla, ci riusciva meglio di me. Si limitava a guardarmi con quell'aria disinteressata sotto alle lunghe ciglia biondo scuro, come uno studente guarda il proprio professore a lezione. Altre volte invece mi guardava come se la mia sola presenza lo disturbasse. Era esattamente il modo in cui mi aveva guardata quando mia madre stava apparecchiando; lo avevo ignorato completamente, senza alzare lo sguardo dal pacco che stavo incartando.

E dovetti ammettere, che un poco, mi faceva male

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E dovetti ammettere, che un poco, mi faceva male. Sembrava che quello che fosse successo non fosse importato per niente. Decisi così di dargli il trattamento del silenzio, un modo passivo-aggressivo per gestire il mio malessere. Pur sapendo che fosse totalmente sbagliato, non riuscivo a non chiedermi se anche lui avesse provato le stesse sensazioni che avevo provato io. Un desiderio nascosto da tempo negli abissi dell'anima e non soddisfatto totalmente. Possibile che di tutte le persone in questa terra, avessi proprio dovuto avere una cotta per il mio fratellastro?

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Il 21 di dicembre era ormai arrivato, le vacanze di natale stavano per cominciare. Erano diversi giorni che Chance, un membro della squadra di basket, mi aveva adocchiata. Non l'avevo mai notato particolarmente, eravamo in classe insieme ma se n'era sempre stato con il suo gruppetto oppure con la squadra. Era successo tutto durante l'ora di biologia, il suo compagno di laboratorio mancava e Dustin era ammalato, perciò il professore ci aveva fatto sedere e lavorare insieme. Parlandoci insieme, mi resi conto che non era affatto il giocatore stereotipato dotato di poca intelligenza, molta arroganza e con un'anima da casanova. Da quella famosa lezione, si era fermato a parlarmi di proposito diverse volte nei corridoi della scuola. Lo trovavo molto carino, aveva un viso esotico e in una cittadina piccola come Hawkins un ragazzo del genere veniva notato immediatamente. Ma, non ero riuscita a fare a meno di notare quanto le sue fattezze fossero l'opposto di quelle di Billy, paragonandolo a lui. Decisi però che valeva la pena tentare di distrarmi e conoscere qualcuno di nuovo, fare nuove esperienze. Magari mi sarei trovata bene e Chance si sarebbe rivelato una piacevole sorpresa. 

Good Girl | Billy HargroveWhere stories live. Discover now