Blame it on the weed

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7 DICEMBRE 1985

Billy non accennò al mio crollo mentale di venerdì. Quella sera era stato incredibilmente comprensivo nei miei confronti, immaginai che fosse perché entrambi condividevamo lo stesso trauma. A tratti era stato quasi...dolce? Sempre a modo suo, ovviamente, ma quella goffa dolcezza era ciò che mi era servito quella sera. Sembrava che nuovamente le acque si fossero placate fra noi. D'altra parte, gli avevo spiattellato in faccia la mia paura più grande e questa riguardava lui. Le cose da lì erano tornate come prima, nessun segno di vulnerabilità da parte mia e alcun accenno di attenzione maggiore da parte sua. Qualche battuta, qualche discussione leggera. Per il resto però eravamo tornati ad un tentativo di convivenza pacifica. Il giorno seguente, quando mi ero svegliata, avevo trovato in casa solo mamma e Neil perché lui era andato al lavoro. Il suo capo l'aveva ancora chiamato per fare un giorno extra, durante l'inverno i clienti aumentavano perché aumentavano i problemi con le auto.

Era lunedì pomeriggio e stavo aspettando Billy davanti a scuola. Non gli capitava spesso di essere in ritardo. Oggi faceva particolarmente freddo, non aveva nevicato più ma le strade minacciavano di ghiacciare nuovamente.

-Qual è la scusa stavolta, Henderson?

Mi voltai a guardare Eddie, appoggiato contro il muro dell'edificio. La sua pelle chiara risaltava ancora di più in contrasto con i suoi lunghi capelli scuri nel clima invernale di Hawkins. A braccia incrociate, scrutava Dustin con aria sospettosa. Quest'ultimo si grattò il capo, in difficoltà. Stavolta non c'era Mike a fargli da spalla e, se avevo sentito bene durante la lezione di storia, voleva rimandare ancora la campagna dell'Hellfire Club che si sarebbe tenuta la sera seguente.

-Uhm...beh diciamo che, c'è stato un contrattempo. Eddie inarcò un sopracciglio, aspettando che continuasse. -Suzie vuole fare chiamata, domani sera. Ecco.

Dustin stirò le labbra in un sorriso sforzato di scuse ed Eddie lo fissò, inespressivo. Mi morsi la guancia per non ridere.

-Basta solo...posticipare.

-Assolutamente no. – sbottò Eddie, guardandolo come se fosse pazzo.

-Ti giuro che è l'ultima volta. 

Eddie lo ignorò e si voltò a guardarmi con uno scatto repentino del capo. -Mayfeld. L'Artefice ti dice qualcosa?

-Sei serio? – protestò Dustin. Io feci una faccia stranita, stringendomi le braccia alla vita per proteggermi dal freddo incessante.

-Il che?

Al che Eddie chinò drammaticamente il capo verso il basso e guardò a terra.

-Fantastico.

Dustin toccò il braccio di Eddie in segno di ulteriore protesta. -Non puoi rimpiazzarmi!

Finalmente, nel frattempo vidi la Camaro entrare nel parcheggio. Eddie tirò fuori una cartina ed indicò l'auto con il mento. -Tuo fratello?

-Sì. – mi voltai verso di loro, pronta a salutarli, ma sentii Billy uscire dall'auto e sbattere la portiera. Era sicuramente passato a casa per cambiarsi, non indossava i suoi soliti pantaloni da lavoro ma un paio di jeans. Abbinati a giacca in pelle e stivali neri, quell'aurea di invulnerabilità veniva completata dalla solita sigaretta rigorosamente bloccata fra le labbra.

Lo guardai, confusa, e attesi che dicesse qualcosa.

-Ehi. – mi salutò.

Poi i suoi occhi si spostarono brevemente su Dustin, che deglutì e lo fissò come suo solito con quell'aria prudente. C'era tutt'ora quel nonsoché che rendeva Billy letale agli occhi dei miei amici.

Good Girl | Billy HargroveWhere stories live. Discover now