Closure

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8 FEBBRAIO 1986

Ci arrestammo sul posto. Il mio cuore prese a battere furiosamente, lo stomaco annodato dall'ansia. Il ricordo vivido di ciò che era accaduto la sera prima. Mi avvicinai involontariamente a Billy, andando a sbattere contro di lui. Mi guardò brevemente, poi prese i sacchetti e li tenne in una sola mano. Con quella libera mi afferrò per il polso ed iniziò a trascinarci verso la Camaro, lontano da Neil.

-Ehi, dove pensi di andare ragazzo? – disse con una parlata farfugliata che testimoniò della sua ebbrezza.

-Sta' alla larga. – disse, freddamente.

-Strano! Molto strano! Invece che essere al lavoro stai in giro a non fare un cazzo. E adesso hai deciso di coinvolgere tua sorella.

Lo sentii seguirci. Qualche passante guardò la scena, attirato dal vocione di Neil.

-Certo che dai proprio un bell'esempio. Avrà sicuramente tanto da imparare da un frocio come te. Magari la ritroveremo a battere il marciapiede come una dannata...

Neil non ebbe neanche il tempo di terminare la frase che Billy tornò indietro e gli arrivò davanti con qualche falcata. Si fermò in tempo. Era consapevole che se avesse alzato le mani non si sarebbe più controllato, e me l'aveva promesso.

-Fai molta attenzione. Non vivo più sotto il tuo tetto. – sibilò, i suoi occhi due pezzi di ghiaccio che lo scrutavano con un bagliore aggressivo. Avevo visto quello sguardo diverse volte, e sempre quando minacciava di alzare le mani o quando era in procinto di farlo. -Quella è la prima e ultima volta che le metti le mani addosso, hai capito vecchio? – gli puntò l'indice ad un palmo del naso. -Se solo pensi di poterti avvicinare a lei, sono capace di venirti a trovare e di tagliarti quella gola.

-Billy... - supplicai debolmente.

-Max è l'unica ragione per cui ancora non l'ho fatto. Dovresti esserle grato.

Neil sembrò realmente considerare le parole di suo figlio perché si congelò sul posto. Il suo sguardo si ammorbidì leggermente nel realizzare che effettivamente Billy non viveva più sotto il suo tetto e che forse, per la prima volta, aveva davvero toccato il nervo sbagliato. Spostò il peso del corpo da un piede all'altro, recuperando la poca compostezza che l'alcool gli lasciava mantenere.

-Billy, andiamo. – intimai, tirandolo per la manica della sua giacca. Mi guardai nervosamente attorno, sentendo addosso lo sguardo di alcune persone che si trovavano nel parcheggio. -Billy.

Si lasciò trascinare ma il suo sguardo non mollò quello di Neil. -Ti ho avvertito. – aggiunse, puntando l'indice nella sua direzione.

Girò le chiavi nell'ignizione con uno scatto nervoso della mano, facendo retro marcia senza guardare indietro. Tornammo sulla strada con lo strisciare delle ruote sull'asfalto bagnato. Attraverso lo specchietto, vidi che Neil non s'era spostato. Ci guardava allontanarci con quella che sembrava un'aria persa.

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Il breve viaggio verso l'appartamento fu silenzioso, il battere forte della pioggia era l'unico suono che lo riempiva.

Appoggiai i sacchetti sul piccolo tavolo con un sospiro, mentre sentivo Billy chiudere la porta a chiave. Mi scrollai di dosso il giaccone bagnato e lo appoggiai sulla sedia. Billy non aveva ancora aperto bocca. Decisi di iniziare a ordinare la spesa, volevo dargli i suoi spazi senza peggiorare la situazione. Oggi, per la prima volta, la dinamica fra Billy e Neil era stata completamente diversa. S'era rivoltata.

Attraversò la stanza, estraendo un pacchetto di sigarette dalla tasca ed aprendo la finestra. Una decina di minuti dopo, avevo ordinato tutto. Avevo imparato a conoscerlo. Sapevo quando era il momento di lasciarlo in pace e quando invece si poteva confrontarlo. Quello era decisamente il momento di lasciarlo in pace. Raccolsi silenziosamente lo zaino con tutte le mie cose, che avevo recuperato a casa di Neil e mia madre, e percorsi il corridoio diretta verso il bagno.

Good Girl | Billy HargroveWhere stories live. Discover now