Ego's bruises

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4 DICEMBRE 1985

Non avevo acceso la luce del salotto. Mezz'ora dopo, con la coda dell'occhio vidi Billy accompagnare Tina all'uscita e chiudere la porta di casa. Neanche lui si era preoccupato di accendere nulla, la casa era immersa nell'oscurità. Un piccolo spavento gliel'avrebbe fatta pagare per avermi costretto a sentire tutto. Billy, totalmente ignaro della mia presenza, si avvicinò al frigorifero per prendere una birra. Aspettai che si voltasse nuovamente per vedere la sua reazione. Quando chiuse il frigo e si apprestò a tornare in stanza, abbassai le cuffie e parlai.

-Quella performance meritava un Oscar. – commentai, seccamente.

Billy lanciò un urlo acuto, probabilmente il rumore più femminile che avessi mai sentito uscire dalla sua bocca a differenza di ciò che avevo sentito poco prima. Per poco non lasciò cadere la lattina di birra al suolo e l'altra mano riuscì goffamente ad afferrarla in tempo.

-Gesù Cristo, Max! Ho quasi avuto un dannato infarto!

Si chinò sulla sedia più vicina posandosi una mano sul petto, dove il suo cuore stava indubbiamente pulsando contro la cassa toracica. Ridacchiai soddisfatta, sentendolo prendere un paio di respiri per stabilizzare i suoi battiti. Billy mi guardò attraverso i riccioli spettinati, mentre la luce della luna attraverso alla finestra si rifletteva nei suoi occhi chiari.

-Cosa ci fai seduta al buio come una specie di psicopatico del cazzo? – domandò a mascella serrata.

Feci spallucce. -Facevate talmente tanto rumore che vi sentivo pure con il volume al massimo. - Billy sbuffò un "Mh" e si raddrizzò, la rabbia lasciò il posto all'arroganza.

-Sentito, eh? – catturò la punta della lingua fra i denti e alzò le sopracciglia con aria allusiva.

-Sei disgustoso. – replicai, ignorando la vocina che mi ricordava quale era stata la mia reale reazione.

-Sì, era un po' rumorosa, immagino che fosse troppo bello per tacere. -Billy inclinò il capo e bevve un sorso di birra.

-Già, io invece penso che stesse fingendo. Come tutte le altre, a questo punto.

Billy mandò la birra di traverso e cominciò a tossire. Sorrisi dentro di me vedendolo colpirsi il petto.

-Non essere ridicola. Lo saprei se fingessero. – ribatté seccamente, una volta ripresosi.

-Okay. – risposi casualmente, alzandomi dal divano. -Alla fine lo sai meglio di tutti visto che sei lì con loro.

Mi diressi verso il corridoio, ma non appena gli passai accanto Billy mi afferrò il braccio.

-Cosa te lo fa pensare comunque? – domandò. Io mi sforzai di non ridergli in faccia. Era soddisfacente avere un vantaggio su di lui date tutte le volte che faceva lo stronzo con me. -Pensi che non sia in grado di capirlo se una ragazza sta fingendo?

Io risi. -Sei sicuro che non stesse fingendo? – indicai il corridoio con il mento. Billy mi fissò per un attimo, poi scosse la testa.

-Sicurissimo. Lo capirei, lo so.

Feci spallucce. -Okay. Buon per te allora. – uscii dalla sala sorridendo, sentendo lo sguardo di Billy bruciarmi la schiena.

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Una volta fatta una doccia calda, mi resi conto che stavo iniziando ad aver fame. Se aspettavo che Billy iniziasse a cucinare, soprattutto nell'umore in cui lo avevo messo prima, sarei morta prima. Una volta entrato in camera sua, lo avevo sentito sdraiarsi sul letto e da lì in poi nessun rumore era emerso dalla sua stanza. Decisi di fare gli spaghetti con le polpette di carne. Mentre cucinavo, ridacchiai e me lo immaginai fissare il soffitto mentre dubitava di sé stesso. Non sapevo come mi fosse venuta l'idea di insinuare una cosa simile, ma sapevo che lo avrebbe fatto uscire di testa per settimane. Avevo deciso di cucinare anche per lui perché un po' mi sentivo in colpa. Anche se era una cosa totalmente stupida, il suo ego aveva preso un brutto colpo e solitamente uno come Billy non prendeva bene queste cose.

Good Girl | Billy HargroveWhere stories live. Discover now