Mi scappò una risatina a quell'affermazione. L'atmosfera si sciolse nuovamente. Ero sicura con Billy. Dal momento che si affezionava a qualcosa, diventava aggressivamente protettivo nei confronti di quest'ultima. Ne avevo avuto la prova con la sua Camaro, con il medaglione al suo petto oppure con la fotografia di sua madre che teneva sempre rivolta al contrario nel cassetto del suo comodino. Sapevo che io non avrei fatto l'eccezione.

-Adesso mangiamo, mh? Però, dopo andiamo da tua madre.

Feci una faccia riluttante, ma annuii lo stesso. -E andiamo a fare la spesa. È già un miracolo che ci siano le uova.

Sospirò, esasperato. -Dovevo farla oggi, Max. Ma sì, dopo andiamo a fare la spesa e tutto quello che vuoi.

Billy mangiava solitamente ad un tavolino accantonato contro il muro, v'era soltanto una sedia. Perciò mangiammo l'uno vicino all'altro: io seduta sul bancone della cucina, e lui appoggiato ad esso. Mentre trangugiava le sue uova, aveva casualmente proposto di comprare una seconda sedia. Quella era la dimostrazione più concreta d'affetto che Billy poteva dare. Avevo annuito con entusiasmo, perché quello significava tutto: significava che era pronto a lasciarsi le insicurezze alle spalle e viversi quello che era nato fra noi.

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Inutile dire che non appena avevo chiamato mia madre, ella aveva dato di matto. Era tornata a casa trovando un Neil ebbro fino alle ossa, farfugliando che non avesse idea di che fine avessi fatto, che se davvero me n'ero andata allora ero la copia sputata di Billy. Aveva chiamato tutti i miei amici, compreso Steve. Rassegnata al fatto che non mi avrebbe trovata – dopotutto, bisognava aspettare 72 ore affinché la polizia considerasse una persona come sparita - non aveva chiuso occhio tutta la notte, sperando che sotto sotto mi fossi rifugiata dal mio fratellastro. A differenza di Neil, aveva notato il nostro ravvicinamento degli ultimi mesi.

Billy parcheggiò come di consuetudine sul lato della strada di Cherry Lane, fermandosi davanti alla buca lettere di casa Hargrove. Riuscivo a percepire la sua tensione, anche se era molto bravo a mascherarla con il suo fare distaccato. Aspettai che uscisse lui dall'auto per primo così da darmi il coraggio di farlo a mia volta. Prima, al telefono, ci eravamo assicurati che Neil non fosse stato effettivamente in casa. Mi aspettò sul gradino del vialetto di pietra, dando una breve occhiata alla casa. La bocca serrata, si passò la lingua davanti ai denti in un gesto di puro nervosismo. Quando gli arrivai accanto la sua espressione sembrò ammorbidirsi leggermente. Si voltò a guardarmi.

-Ehi. Puoi farcela.

Annuii, resistendo all'impulso di afferrargli la mano. Una volta suonato il campanello, sentimmo dei passi affrettati avvicinarsi alla porta. Mia madre ci aprì con il viso stralunato e marcato dalla preoccupazione. I suoi lunghi capelli rossi erano raccolti in una treccia pressoché disfatta, alcune ciocche di capelli mossi le incorniciavano il viso pallido. Quella vista mi strinse il cuore. Sgranò gli occhioni azzurri e si buttò a stringermi in un abbraccio, togliendomi il fiato.

-Dio mio, Maxine. – mormorò, la voce tremante. -Non farmi mai più una cosa del genere.

Le accarezzai la schiena esile, combattendo contro il bruciore agli occhi. -Sto bene, mamma.

-No. Non sta bene. – intervenne Billy alle mie spalle. Mia madre alzò il capo dalla mia spalla con uno scatto repentino, gli occhi sgranati per l'allarme. Pochi secondi dopo ci eravamo chiusi la porta alle spalle.

Mia madre non se l'aspettava. Da quando eravamo andati a vivere tutti insieme, non aveva mai visto Neil mettermi le mani addosso. L'unica persona che egli prendeva di mira era Billy. Le avevo spiegato come s'era avventato su di me in cucina, l'alito che puzzava d'alcool e le dita strette attorno alla mia gola. Aveva iniziato a toccarmi freneticamente il viso. Poi io e Billy aspettammo che digerisse la notizia. Girata verso il lavandino e con la mano stretta contro la bocca, soffocò a stento un singhiozzo. Scambiai un'occhiata con Billy che, leggermente a disagio, si sistemò meglio contro il bancone della cucina. 

Good Girl | Billy HargroveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora