Blame it on the holidays

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-Lo spirito natalizio e tutto il resto.

-Siamo ancora a novembre... – borbottò lui a voce abbastanza bassa sperando non sentisse.

La loro casa si intravedeva e Max non aveva ancora lasciato il suo braccio. A lui non sembrava dispiacere. Era soltando fuori dal comune per entrambi. La cioccolata calda, la voglia di stare insieme, il contatto. Rabbrividì quasi visibilmente. Pensò che fosse piacevole, tanto per cambiare. Probabilmente l'alcool contenuto nella cioccolata aveva allentato maggiormente le sue inibizioni.

Lui le lanciò un'occhiata e si schiarì la voce.

-Dobbiamo capire cosa dare a Susan e Neil.

-Prendigli un kit di attrezzi, tanto finirai per usarlo comunque, ma credo che il sentimento ci sia. Per mia madre, una sciarpa.

Finalmente Max lasciò presa e lui aprì la porta. Gettarono le tazze nella spazzatura e si tolsero le scarpe vicino alla porta. Max si fece subito una doccia calda e lui andò in camera sua.
Era arrivato a Natale. Max sapeva che in tutta onestà, Billy non pensava avrebbe vissuto fino a diciotto anni. Pensava che si sarebbe ucciso prima, o che Neil lo avrebbe ucciso, o che l'incidente al centro commerciale lo avrebbe ucciso. Ogni tanto lo sentiva, sapeva che ogni notte aveva terrori notturni, notti inzuppate di sudore e mani che tremavano. Più spesso di prima, allungava la mano verso il pacchetto di sigarette per gestire le proprie emozioni.

Ma ce l'aveva fatta, e Max non riusciva ad immaginarsi un finale alternativo.

All'inizio, non si allontanava mai da lui. Non lo toccava. Non gli teneva la mano e non diceva nulla. Si limitavo a guardarlo senza lasciare trasparire alcuna emozione, poi riprendeva a leggere il libro che aveva in mano. Sua madre aveva in qualche modo sviluppato un carattere nel periodo del suo incidente. Si assicurava di parlare con un po' più di sicurezza a Neil, dicendo "no, grazie" quando non le piaceva qualcosa. Questo sconcertava tutti loro.

Ma il padre di Billy non era mai cambiato. Beh. Almeno non in meglio. La bottiglia o il fiasco non erano mai troppo lontani dalla sua presa. Almeno mia madre era abbastanza intelligente da iniziare ad allungare certi alcolici con l'acqua o a comprare le bottiglie di birra più piccole. Lui se ne era accorto, ma lei si era limitata a dire che "il prezzo era più basso".

A Max venne da pensare che lei e Billy potessero davvero diventare qualcosa di più di semplici estranei in una casa.

Fratelli.

Non parlavano mai veramente delle cose. Quando lo facevano, lei parlava con calma per aiutarlo a capire, ma era tutto ancora così nuovo per lui. Jane? Hopper? Il sottosopra? Il Mostro Ombra? Faceva delle domande e lei gli rispondeva.

Max si passò una mano sugli occhi, la sua stanza si era riempita di ombre colorate di rosso e bianco per via delle luci che Neil aveva messo stamattina. Lo immaginò di nuovo. Il tentacolo strisciante di quel mostro. Se ci pensava bene, poteva vedere i morsi sulla pelle di Billy. Emise un gemito sommesso e sbatté le palpebre una e due volte, allontanando il braccio dal viso. Non doveva più pensarci. Prese la radio che Mike le aveva regalato l'altro mese. Billy si stava sicuramente facendo la doccia, perché sentì nuovamente l'acqua scrosciare.

Girò la manopola della radio e chiamò.

-Wheeler, Wheeler, ci sei?

Silenzio.

-Wheeler?

Di nuovo, silenzio.

Sospirò, pronta a spegnerla, poi la radio prese vita.

-Sono Mike.

-Volevo solo augurarti buone feste, Mike. – dissi gentilmente.

-Oh! Ciao Max! Anche a te! Siete i benvenuti quando volete, credo che Nancy cercherà di convincere anche Steve di venire quando tornerà da ovunque si trovi ora.

Good Girl | Billy HargroveWhere stories live. Discover now