Capitolo LXXII - Mia

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-"Non dire stronzate!"

-"Modera il linguaggio, e non sono stronzate.. Viviamo insieme, ma mi tratti come uno zerbino.." affermai prendendo cellulare e borsa, e avviandomi alla porta.

-"Dove vai?" mi chiese afferrandomi per un braccio.

-"Non. Toccarmi." dissi stizzita, poi aggiunsi:"Me ne torno dai miei, levo il disturbo.."

-"Mia."

-"Mia niente.. Hai fatto le tue scelte, io faccio le mie.. Mi hai lasciato so..." non feci in tempo a finire la frase, che me lo ritrovai addosso.

Mi prese il viso tra le mani, e mi baciò. Non mi aveva mai baciato così, e rimasi senza fiato. Lasciai cadere la borsa, e lo strinsi a me.

-"Oh amore mio.." sussurrai tra un bacio e l'altro.

Mi spinse contro la porta, e mi portò le mani sopra la testa, tra le sue.

-"Non ce la faccio.." sussurrò appoggiando la fronte alla mia, chiudendo gli occhi.

-"A fare cosa?"

-"A pensare di stare qui senza di te.."

-"Andrea.. Guardami.. Starò via solo durante la settimana. Nei weekend saremo insieme. Sempre.."

-"Ma non mi basta.. Voglio tornare a casa la sera e trovarti sul divano ad aspettarmi. Voglio guardarti mentre entusiasta mi racconti cos'hai fatto durante la giornata. Voglio andare a letto sapendo che al mattino la prima cosa che vedrò sarà il tuo viso mezzo addormentato.. Capisci? Voglio tutto di te.. E non voglio rinunciarci nemmeno per un'istante.."

-"Capisco, ed è lo stesso per me, ma tu hai iniziato a lavorare, e io devo fare questa cosa per me.. Non ce la farei a fare la pendolare ogni giorno, e tu non puoi certo licenziarti da un posto come quello che hai ottenuto.. È solo un anno. Ce la faremo.." affermai convinta.

-"Lo spero.."

Non gli diedi modo di aggiungere altro, perchè decisa a fargli dimenticare per qualche istante le sue paturnie, mi sciolsi il nodo sul collo, del vestito che indossavo, e lo lasciai cadere a terra, restando in perizoma.

-"Sei furba Ferrari, devo ammetterlo.. Molto furba.." disse ammirandomi.

-"E tu sei debole Lamborghini.. Pensi di fare il tuo dovere?" chiesi sfidandolo, mentre mi abbassavo anche le mutandine.

-"Amo il mio dovere.." rispose roco, facendomi allacciare le gambe ai suoi fianchi, e portandomi in camera.

Passammo l'intera nottata ad amarci, finendo per non dormire. Insonni ma insieme.

I giorni che seguirono furono frenetici: tra l'ambientarmi in una città nuova, abituarmi a non avere Andrea accanto, la scuola, e i nuovi compagni; mi persi un po'.

Le lezioni mi piacevano da morire, i ragazzi in corso con me erano sette, ed erano tutti simpatici e provenienti da mondi diversi: Erika aveva 21 anni, veniva dalla Svizzera, e il suo mondo era il reportage; Gaia e Nicole venivano entrambe dalla Puglia, rispettivamente 19 e 22 anni, e volevano diventare fotografe di moda; poi c'erano Leonardo, 23 anni, veneto, con la passione per i paesaggi; Matteo, 24 anni, di Milano, con il pallino per i ritratti; Giulio, 21 anni, marchigiano, con l'ambizione di diventare il nuovo Newton; ed infine Bryan, 25 anni, inglese, trapiantato in Italia, con la passione per lo still-life.
Abitavamo più o meno tutti ad una ventina di minuti dalla scuola, quindi spesso ci fermavamo a fare qualcosa insieme; le iniziative più interessanti, erano sempre nei weekend, e un po' mi scocciava non parteciparvi, ma era più importante vedere Andrea.

I ragazzi a casa poi, erano dei tesori, e per certi versi mi ritrovavo a fargli da mamma. Non erano abituati ad avere una ragazza per casa, ma mi sembrava si stessero adattando molto bene, e io non avrei potuto desiderare coinquilini migliori.

Il primo mese passò abbastanza bene, se non fosse stato per il nervosismo che mi metteva addosso Andrea ogni volta che ci vedevamo, che mi portava a star male di stomaco, e a non mangiare. Il sabato scorreva sempre tranquillo, ma quando arrivava la domenica, che ci dovevamo salutare, tornava ad essere un'orso. Era difficile per entrambi, ma lui stava esagerando.

Era martedì, e avevo il corso di Photoshop.

-"Mia.. Questo non è proprio il tuo mestiere eh.." mi sussurrò Erika guardando lo schermo del mio pc, mentre sogghignava.

-"Eh.. Direi proprio di no.." sospirai fissando anch'io lo schermo.

Dovevamo ripulire e sistemare il volto di una modella, e le prime correzioni le avevo fatte bene, ma quando si era trattato di usare il pennello, per dare tridimensionalità al viso, mi ero arenata. Era la lezione che odiavo di più: tra che non ero un asso del computer, tra che avevo sempre odiato le foto post prodotte, era un disastro.
Vedendomi sconsolata, Leonardo spinse da un lato la mia sedia con le ruote, prese il mio posto senza che il prof se ne accorgesse, e in un minuto, compì il miracolo. Mi strizzò l'occhio e tornò al suo posto.

-"Ti sdebiterai a camera oscura.." mi sussurrò.

Scoppiai a ridere ricordandomi quanto fosse impedito nel tagliare la coda del rullino e infilarla nella spirale, prima dello sviluppo.

-"Ok.. No problem!" risposi.

Finita la lezione, mi stavo avviando all'uscita quando mi sentii chiamare.

-"Mia! Wait a minute!" era Bryan.

-"Tell me.." dissi girandomi.

-"Vieni a pranzo con noi?" disse sforzandosi di parlare in italiano.

-"No.. Avevo promesso ai miei amici che avrei pranzato a casa!"

-"Eddai!" disse Gaia abbracciandomi.

-"Mmm.. Dai, voi andate, io avviso a casa e vi raggiungo.." dissi prendendo il cellulare e componendo il numero di Ste.

-"Ok.. Ti aspettiamo al ristorante!" disse raggiante Nicole.

-"A tra poco!" dissi prima di esordire al telefono:"Ciao Ste! Avevate già cucinato?"

-"No perché?"

-"Perchè se non è un problema mi fermo a mangiare qualcosa con i miei compagni.."

-"Figurati.. Ci dispiace solo non averti mai a casa.." disse con un mezzo tono di rimprovero.

-"Non è vero dai.. È che abbiamo orari diversi.." risposi sapendo di mentire a me stessa oltre che a lui.

-"Se lo dici tu.. Almeno per cena ti aspettiamo?"

-"Si si certo! Ora scappo! Stasera mi faccio perdonare promesso!" dissi chiudendo la conversazione.

Misi via il cellulare e raggiunsi gli altri. Stefano aveva ragione. Passavo davvero poco tempo a casa, ero troppo presa dalla mia nuova vita, e certe volte non avevo voglia di stare in un posto che mi ricordasse sempre Andrea, visto come si stava comportando. Quel giorno non si era ancora fatto sentire tra l'altro. Decisi di ingoiare l'orgoglio e gli mandai un sms.

Una favola modernaWhere stories live. Discover now