Brother's Best Friend ✽ hs [i...

By SarahMorri

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"Allora cosa facciamo?" "Troveremo qualcosa. C'è solo un problema...dobbiamo fare in modo che tuo fratello no... More

Prologo
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By SarahMorri


CAPITOLO 58


[HARRY]

Mentre mi allontanavo guidando, senza avere idea di dove stessi andando, cercai di pensare e di vederci chiaro accelerando lungo le strade deserte e scivolose. Non sapevo se dovessi andare a casa o alla ricerca di Carter. La mia testa era completamente da un'altra parte e tutti i miei pensieri si riflettevano su Carter.

La amavo. L'ho sempre fatto e sempre lo farò.

Dovevo andarmene da lì. Rimanere da Ryan non mi avrebbe aiutato per niente, me ne andai subito dopo di lui e Aj uscì correndo per telefonare a Dylan.

Il viaggio sembrava più lungo del solito, soprattutto perchè continuavo a sbagliare la strada che portava a casa di Dylan e Carter. Tutto questo era terribile.

Una parte di me voleva vederla, ma l'altra parte era terrorizzata di rivederla. Dovetti mordermi il labbro con forza più volte per evitare di piangere. Non ho mai pianto così tanto per qualcuno che amavo, qualcuno di cui avevo bisogno nella mia vita come avevo bisogno di Carter.

Tenevo il cellulare sulle mie gambe con la mano su di esso, ero tentato di chiamarla ma sapevo che non avrebbe risposto nemmeno se ci avessi provato. Le mie labbra tremavano, mi faceva male il petto, ero sicuro che i miei occhi avessero come un tic nervoso.

Ogni volta che una lacrima tentava di scendere, l'asciugavo prima ancora che avesse la possibilità di rigarmi la guancia. La musica triste che stava passando la radio non aiutava. Era davvero ironico il fatto che la radio trasmettesse solo canzoni d'amore o di cuori spezzati per tutta la notte.

Alla fine dovetti spegnerla e continuare a guidare in silenzio, il che mi fece agonizzare ancora di più.

Il mio cellulare iniziò a squillare, e senza nemmeno buttarci un occhio risposi, ero felice che almeno qualcuno mi chiamasse con la speranza di distrarmi.

"Pronto?" Salutai con un tono di voce rigido, in modo che non sembrasse che stessi piangendo.

"Hey, abbiamo detto a Dylan che Austin era con Carter" disse Ryan attraverso il ricevitore, mentre guidavo con una mano sul volante.

"Gli avete parlato di quello che è successo? Lo sa che non centro nulla io con la foto di Carter?" chiesi, deglutendo con la speranza di essere quello con la coscienza pulita.

Non avevo nulla a che fare con tutto ciò, e volevo che Carter lo sapesse. Ma anche se avessi provato a dirglielo lei non mi avrebbe voluto vedere, proprio come diceva Mitchell.

Nonostante non avessi nulla a che vedere con tutto ciò, Carter era ostinata. La conoscevo da molto tempo da sapere quanto fosse cocciuta. Non mi darebbe proprio modo di spiegarle la situazione nemmeno se andassi a trovarla.

Ma quello era qualcosa che avrebbe dovuto sapere, doveva ascoltarmi. L'avrei forzata a farlo se fosse stato necessario. Volevo vederla e dirle tutto, ma non stanotte.

Volevo vederla da sola, le avrei riempito il cellulare di messaggi o chiamate fino a che non avrebbe ceduto e mi avrebbe ascoltato. Non mi sarei arreso così facilmente. Non mi sarei preso la colpa di qualcosa che non avevo fatto. Cazzo, non questa volta. L'ho imparato dal passato.

"Purtroppo no" disse Ryan e sentii il cellulare essere passato e non capii chi fosse fino a che Aj non iniziò a parlare.

"Quando Ry mi ha passato il celluare, Dylan non mi ha dato nemmeno la possibilità di parlare che ha subito riattaccato" disse e io sospirai deluso.

"Non eravamo sicuri che avesse riattaccato perchè stesse cercando la sorella o perchè non volesse parlare con AJ" disse Ryan, e decisi di credergli. Conoscendo Dylan, lui era il doppio più testardo di Carter, se non di più.

"Ascoltate, non preoccupatevi di Dylan per adesso" dissi "Alla fine dovrà ascoltarci. Voglio solo che Carter lo sappia"

"L'unico modo in cui Carter ascolterebbe qualcuno, sarebbe che qualcuno che non sia tu glielo dicesse" mi spiegò Ryan, faceva male ammettere che aveva ragione.

Sospirai ancora una volta e poi mi lamentai "Lo so, lo so. Cazzo, vedo cosa posso fare. Voglio solo mettere tutto apposto" Mormorai l'ultima parte più a me stesso che a loro e riattaccai prima che uno dei due potesse ribattere.

Continuai a guidare, rimanevo seduto a pensare, sapevo esattamente chi avrei potuto chiamare per farmi aiutare, ma sapevo anche che quella persona non mi avrebbe dato nemmeno un minuto del suo tempo.

[CARTER]

Il caso volle che cominciasse a piovere sula strada di casa. Era solo pioggerellina, ma mi faceva tremare mentre scendeva fredda sul mio corpo attraverso i miei vestiti bagnati.

Avevo spento il cellulare, sapendo che mio fratello, Mitchell, Liz e soprattutto Harry mi avrebbero tempestato di chiamate e messaggi. O almeno, una parte di me voleva che Harry fosse uno di quelli.

Ma non volevo vedere nessuno. Almeno non ora. Avevo bisogno di tempo per starmene da sola, e questa camminata stava aiutando almeno un po'.

Piansi ancora un po' per strada, sapendo che avrei potuto farlo adesso e non scoppiare in un pianto isterico a casa. Dovevo essere più forte di così. Non volevo che nessuno mi vedesse in queste condizioni, soprattutto i miei genitori.

All'inizio mi resi conto di aver battuto mio fratello. Sapevo che non mi avrebbe cercato qui a casa. O magari non mi stava proprio cercando. Chi lo sa. Gli avrei mandato un messaggio appena sarei entrata in casa.

Malgrado aver ricevuto qualche fischio e qualche richiamo da gatti da un uomo di mezza età che viveva per strada, arrivai a casa viva (bhe diciamo che correvo come una matta quando sentivo qualcosa o qualcuno nel buio) quindi questa era la cosa che mi importava.

Nel momento in cui entrai, prima che la porta si chiudesse, notai i miei genitori dormire sul divano; presumibilmente esausti dal turno di mattina al lavoro. Era bello vederli finalmente a casa si notte piuttosto che vederli solo al mattino.

Quindi non appena la porta si chiuse, camminai nel corridoio in punta di piedi arrivando alle scale senza svegliarli. Ma ovviamente, a causa del loro spaventoso senso genitoriale, sentii uno spostamento sul divano seguito da uno sbadiglio proveniente da mia madre.

"Carter? Dylan?" La sentii mormorare in stato comatoso. Mi dovetti nascondere dietro un muro cosicché non mi vedesse. L'ultima cosa che volevo era che mia madre si preoccupasse di me o del motivo per cui ero ridotta a un disastro.

Dovevo ancora vedermi, ma ero sicura che ero terribile dal modo in cui sentivo il mio volto come se si stesse sciogliendo.

"Sono solo io mamma. Dylan non è qui ancora" dissi forzando la mia voce ad essere più naturale possibile. Corsi su per le scale prima che lei mi vedesse e poi dissi "Vado a farmi una doccia poi vado a letto"

Non aspettai che mi rispondesse; i miei piedi si muovevano velocemente e mi barricai in camera sbattendo la porta, il mio corpo si appoggiò ad essa mentre cercavo di recuperare il fiato.

Mi sentivo una merda, non mentalmente ma fisicamente. La mia faccia la sentivo come se si fosse squagliata, il mio corpo tremava, ero un po' sudata dalla corsa malgrado la pioggia, i miei capelli li sentivo unti. Senza menzionare come mi sentissi esausta ed emozionalmente prosciugata.

Il mio corpo era pesante e dovetti trascinare i miei piedi sulla moquette della mia stanza fino alla cassettiera, ne estrassi una maglia grande con un disegno che avevo comprato nel reparto maschile da Target con un paio di mutande e un paio di pantaloncini.

Mi tolsi le scarpe lanciandole e, tenendo i vestiti in mano, mi spostai al bagno.

Era davvero difficile cercare di non guardarmi allo specchio, ma basandomi sull'occhiata di sfuggita che gettai, ero ancora peggio di come mi aspettassi.

I miei capelli erano crespi e andavano in ogni direzione, il mascara scendeva lungo le mie guance, le strisce erano pesanti e si notavano, le mie palpebre erano talmente scure che sembravo un procione, avevo decisamente bisogno di una doccia; per non menzionare, un bel lavaggio di faccia.

La mia doccia durò più di quello che avessi immaginato. I primi minuti li passai sotto il getto d'acqua, senza che facessi nulla, come uno zombie.

Mentre l'acqua scorreva sul mio corpo nudo, tutto quello che feci fu rimanere completamente immobile, con la speranza che mi diminuisse la tensione. Sfortunatamente non funzionò come sperassi.

Non potei dire di esserne sorpresa, considerando quello che era appena successo, appena successo. E non potevo aspettarmi che questo dolore si dissolvesse in un istante dal momento in cui non erano nemmeno passate 24 ore.

Uscii dalla doccia, quasi scivolando. Sarebbe stato fantastico se fossi scivolata, magari anche sbattendo la testa e perdendo i sensi per sfuggire a questo incubo terribile.

Con il mio vecchio accappatoio avvolto attorno, uscii dal bagno, guardando in basso mi diressi verso la mia camera fino a che non sbattei contro qualcosa; o in altre parole qualcuno.

"Carter" Dylan disse spalancando gli occhi e guardandomi dall'alto al basso "Grazie cazzo, sei viva"

"Perchè non dovrei esserla?" mormorai, lanciandogli un'occhiata. I miei occhi erano pesanti e pizzicavano da morire.

"Ero preoccupato, stavo fottutamente impazzendo. Perchè non hai chiamato? Dov'eri? Perchè Austin ti ha portata a casa? Come facevi a sapere-"

"Dyl, ti prego. Una alla volta" Alzai le mani per fermarlo dal suo interrogatorio, sentendo come se ognuna della sue domande mi passasse da un orecchio e uscisse dall'altro. "Ho spento il mio cellulare per la strada. Austin si è offerto di darmi un passaggio ma non è durato molto, sono saltata giù dalla macchina durante un semaforo rosso e da lì sono arrivata a casa a piedi. Avevo bisogno di stare da sola, ora sto bene"

Era tutto ciò che gli potessi dire, onestamente. Perchè sapevo che se gli avessi detto che conoscevo Austin dal momento in cui eravamo stati assieme, lui avrebbe iniziato a fare altre domande; domande a cui non ero pronta a rispondere.

"Questo è tutto? Hai altre domande? Perchè vorrei davvero andare a letto" dissi, e vedendolo esitare, scosse la testa. Quindi aspettai per le altre domande.

"Carter, devo chiederti" Iniziò e io mi innervosii "Nonostante, credo di sapere la risposta a questa domanda, devo saperlo. Tu ed Harry stavate insieme alle mie spalle?" chiese spalancando gli occhi, la speranza strillava in essi, 'Per favore dì no'.

I miei occhi si alzarono dal pavimento, sapendo che qualsiasi risposta gli avessi dato lui sapeva la realtà lo stesso. Quindi lo guardai con uno sguardo triste, sapendo che nonostante sapesse la risposta alla domanda, potevo confermare i suoi sospetti; quindi annuii debolmente.

Dylan sospirò deluso, abbassando lo sguardo sui suoi piedi e scuotendo la testa.

"Qualcosa mi diceva che voi vi stavate assieme in segreto ma.. Ma non ci volevo credere. Vorrei dirti quanto io sia arrabbiato e quanto mi senta tradito da te, ma Carter" mio fratello rilasciò un respiro esasperato, come se stesse per piangere, mi attirò a se in un abbraccio "Sono solo felice che tu sia al sicuro".

Improvvisamente sentii come qualcosa strappare il cuore, come se qualcosa mi avesse spinto al limite e avesse rilasciato questo mix di emozioni tutte in una volta. Le lacrime iniziarono a correre lungo le mie guance. Uno strillo e subito un singhiozzo si soffocarono contro la spalla d mio fratello mentre lo abbracciavo forte.

"Perchè stai piangendo?" chiese preoccupato, cercando di allontanarmi da se per guardarmi meglio. Mi rifiutai di lasciarlo andare. La mia presa si fece soltanto più salda.

Alla fine si decise di non allontanarmi, e mi avvolse con le sua braccia. Una mano sulla schiena, tra le spalle e l'altra sulla testa, tenendomi stretta a se.

"Lo amavo" dissi piangendo. Mio fratello si contrasse ma poi dopo aver preso un respiro profondo si rilassò. Sapevo fosse l'ultima cosa che volesse sentire, ma che senso aveva mentire ancora?

"Avresti dovuto ascoltarmi quando ti dicevo di stargli lontano" mormorò mio fratello contro di me, il suo abbraccio mi faceva sentire al sicuro per qualche momento.

E per una volta, mi pentii di non avergli dato ascolto. Dovevo stargli lontano. Ovviamente Harry aveva tutto un modo suo di parlare. Mi mandava in estasi con ogni cosa che mi diceva. Non potevo dire di non aver creduto ad ogni cosa. Se non lo avessi fatto non mi sarei trovata in questa situazione.

"Dammi il tuo cellulare" disse mio fratello staccandosi da me.

Lo nascosi dietro la schiena prima di parlare. "Non puoi togliermelo. Devo parlare almeno con Mitchell."

"Non te lo sto togliendo" Dylan scosse la testa, la sincerità nei suoi occhi mi diceva che stava dicendo la verità.

Gli diedi il cellulare dopo averlo sbloccato, e lo guardai per qualche minuto mentre lo utilizzava, poi me lo ridiede.

"Che cosa hai fatto?" chiesi, cercando di guardare cosa avesse fatto. Ma era intelligente e aveva chiuso tutte le applicazioni utilizzate di recente.

"Non ti preoccupare" disse con gli occhi lucidi "Vai a dormire. Sembra che tu ne abbia bisogno." Dylan disse prima di darmi un bacio sulla testa e andandosene in camera.

Mi morsi il labbro, e lo mollai poi andando in camera, mi misi il pigiama e mi infilai sotto le coperte.

Sapevo che non avrei dormito. Era una cosa normale. Nel momento in cui toccai il cuscino, ebbi una ricaduta e lasciai scendere innumerevoli lacrime, lasciando singhiozzi contro di esso e piccole tossi per quelle che sembravano ore.

—————
Buongiorno! Scusate il ritardo nella pubblicazione del capitolo!
Innanzitutto ringrazio la mia collaboratrice Claudia e in secondo luogo vorrei chiedervi di passare a leggere la mia storia "On my Skin" e magari lasciare qualche commento o stellina!

Grazie ancora! A prestooo❤️

Sarah xxx

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