Durante tutto il volo ho inventato tante frasi d'effetto da dire a Marcus. Avrebbe dovuto chiedermelo prima di iscrivermi in una accademia e poi di così tanto prestigio! La retta costa tantissimo. Non ha accennato nemmeno una parola, ha tenuto tutta questa cosa segreta.
Appena entro nell'ospedale sento che il fumo mi esce dalle orecchie tanto sono infuriata. Tutti sono già svegli, ma io non li guardo nemmeno, mi dirigo subito davanti al letto di Marcus.
<< Buongiorno. >> dice un po' preoccupato << Che cosa ho fatto? >>
Accennando un sorriso dico: << C'è qualcosa che devi dirmi? >>
<< Mi sembra di no. >> dice preoccupato << Che ho fatto? >>
Prendo la lettera dalla borsetta e gliela lancio. Appena legge cosa c'è scritto dice sorridendo: << Lo sapevo che ti avrebbero ammessa! >>
<< Peccato che io non ho fatto nessuna domanda! >> dico trafiggendolo con lo sguardo << Non ho nemmeno il diploma! Perchè non me lo hai chiesto? >>
Ruben si alza dal letto, prende la lettera e dice a Marcus: << Te lo avevo detto che l'avrebbero presa.>>
<< Non ne avevo dubbi. >> risponde sorridendo.
<< Aspetta. >> dico guardando Ruben confusa << Centri anche tu in questa storia? >>
<< Certo. >> dice sorridendo << Sono stato io a proporlo a Marcus. >>
<< Avreste dovuto chiedermelo! >> urlo arrabbiatissima << Questa è una scuola costosissima! E poi che cosa gli avete mandato? Ho scritto solo tre racconti e sono schifosi, non sono per niente all'altezza. >>
<< Infatti non abbiamo inviato quello. >> dice Ruben tranquillamente << Abbiamo inviato il tuo diario. >>
<< Cosa?! >>
Sento i nervi a fior di pelle. Come si sono permessi? Hanno letto il mio diario e lo hanno mandato ad una scuola di scrittori! Io, in quelle pagine, parlo degli angeli, dei vampiri, di quello che provo!
Respiro profondamente e dico: << Non vi perdonerò mai per quello che avete fatto. >>
Sto per andarmene, quando Marcus mi afferra una mano e mi dice: << Aspetta. Non ho preso il tuo diario e l'ho spedito. L'ho riscritto, ho cambiato i nomi e ho eliminato alcune parti estremamente personali o riguardanti la gestione della nuvola. Ti faccio vedere cosa gli ho inviato, seguimi. >>
Mi trascina nel corridoio. Non ci posso credere. Il giorno del primo anniversario dalla guerra finale sono uscita di casa senza però andare a lavoro. Pensare a quel giorno mi faceva male. Passando davanti ad un negozio avevo visto un quadernetto enorme e ho deciso di comprarlo. Ho pensato che mi avrebbe aiutato scrivere tutto quello che mi passava per la testa. Dopo averlo comprato mi sono seduta su una panchina al parco e mi sono messa a scrivere. Ho scritto tutto quello che è successo. Mi sono sfogata. Da quel momento ho portato quel quaderno sempre con me e l'ho perfino fatto chiudere con un lucchetto. Era davvero enorme, pensavo che non avrei mai finito di scriverlo e invece lo scorso natale ho scritto l'ultima pagina del secondo. Ho iniziato a scrivere il terzo e l'ultima pagina che ho scritto è stata il giorno prima del mio compleanno. Poi è successo tutto quel casino e non ho più scritto.
Entriamo nell'appartamento di Marcus e mi trascina in cucina. Nessuno dei due dice una parola. Io continuo ad essere molto arrabbiata. Ad un tratto sposta il tavolo verso il muro.
<< Ma si può sapere che stai facendo? >> dico un tantino preoccupata.
Lui non risponde. Dopo aver spostato il tavolo toglie il tappeto e vedo che c'è una botola.
<< Questo è una specie di camera segreta. >> dice guardandomi << Anche nel tuo appartamento c'è ne una, solo che tu non la usi. >>
Apre la botola e riesco a vedere una scalinata di pietra. Inizia a scendere ed io lo seguo.
<< Puoi fare apparire una torcia per favore? >> chiede << Ho dimenticato di prenderla. >>
Sbuffo e la faccio apparire. Camminiamo nello stretto corridoio di pietra, fino a quando arriviamo davanti ad una porta. Marcus prende una chiave dalla sua tasca e apre la porta. Accende la luce e io rimango sorpresa. Sembra una enorme biblioteca. Su tutti i muri ci sono le librerie che arrivano fino al tetto, piene zeppe di libri. Nel centro della stanza c'è un enorme tavolo di legno apparentemente molto antico e tutta la stanza è illuminata da delle lampadine che emanano una gradevole luce gialla. Rimango senza parole.
Marcus cammina verso l'altra parte del tavolo mentre io mi guardo intorno. Non sono solo libri antichi, ma anche manoscritti e tanti diari. Ne scrive due circa all'anno. Se consideriamo che ha ottocento anni è un po' difficile immaginare quanti diari ha scritto, oltre a tutti i romanzi.
<< Aria, vieni qui. >> dice sorridendomi.
Mi avvicino a lui. Infondo al tavolo c'è un computer di ultima generazione e con un sistema operativo che non è ancora uscito in commercio sulla terra. Marcus prende un enorme plico, me lo da e dice: << Ecco. Questo è il libro che hai scritto. >>
E' rilegato con del filo resistente dorato. La prima pagina, la copertina, è un disegno di Ruben. C'è una ragazza, che mi assomiglia ma non tanto, con due enormi ali bianche che guarda il mare durante il tramonto. È davvero stupendo. In fondo alla pagina, con una calligrafia molto raffinata, c'è scritto: "Ragazza Alata" e sotto, un po' più piccolo, c'è scritto: "Aria Fell".
<< La copertina è molto bella. >> dico sorridendo << Ma questo non giustifica il vostro gesto. >>
Marcus sorridendo riprende il plico, lo appoggia sul tavolo, lo sfoglia e dice: << Non è proprio un diario, è una raccolta di lettere indirizzata ad una amica di penna immaginaria. Ho cambiato i nomi. Tu ti chiami Emily nella storia. >>
<< Bel nome. >> commento accennando un sorriso.
<< Comunque. Ti ricordi quando mi hai raccontato tutta la tua infanzia in quel quadernetto? >>
<< Si. >> rispondo << Prima della guerra finale mi hai chiesto di scrivere la mia infanzia in quel quadernetto. L'ho scritto tutto nel vecchio centro commerciale in una mattinata. Ho finito due penne Bic quella mattina. >>
<< Le prime lettere sono le piccole storielle che hai scritto in quel quadernetto. >> dice sorridendomi << Tutta la tua infanzia. Poi ho iniziato a trascrivere le pagine dei tuoi diari. Racconti della guerra finale e di tutto il resto. Tranquilla, non ho ricopiato le frasi tipo: "Ruben a letto è fantastico". >>
Arrossisco violentemente. Che vergogna! È pur sempre mio padre!
<< E' venuto un lavoro stupendo. Dico sul serio. >> continua << Il modo in cui descrivi dettagliatamente la tua sete di sangue e tutte quelle riflessioni che hai fatto. Li hanno stupiti sul serio. Guarda. >>
Infondo al plico c'è un foglio. Me lo porge e vedo di che cosa si tratta. È una mail da parte di questa accademia. Inizio a leggerla.
"Caro Marcus,
Abbiamo letto il lavoro che ci hai inviato a nome di Aria Fell. È davvero un lavoro molto stupendo. Contenuti molto commoventi e travolgenti, lavoro davvero ottimo. Ho letto io stessa il manoscritto e sono rimasta davvero impressionata. Sono scoppiata in lacrime in alcuni punti. Fin dalle prime lettere all'ultima il lettore (in questo caso io) viene coinvolto nella lettura e non si riesce a smettere di leggere. Mi sono davvero innamorata di Emily e di Alexander, della loro storia d'amore davvero passionale. Poi, non parliamo dell'episodio di quando la madre viene trovata morta. Ho bagnato la pagina del manoscritto con le mie lacrime. Ha davvero un talento eccezionale. La accoglieremo di certo nei nostri corsi. Hai davvero trovato un talento unico. Ci vediamo a Settembre."
<< Aria, ti adorano! >> dice entusiasta << Sai quanto ci vuole per commuovere quella donna? È quasi impossibile! E tu ci sei riuscita. >>
<< Hai preso i miei diari e li hai riscritti senza la mia autorizzazione. >> dico con tono arrabbiato.
<< Lo so. >> dice sorridendomi << Vedila come un'autobiografia, solo che non sanno che lo è. Tutti pensano che sia un libro fantasy, un libro completamente inventato, non sanno che è la realtà. E poi non è messo in vendita, lo ha letto solo la direttrice dell'accademia. >>
Prendo il plico e dico: << Questo lo tengo io. >>
<< Aria, pensaci. >> dice appoggiandomi una mano sulla spalla << Se ci andrai io sarò il tuo professore di letteratura. >>
<< Sul serio? >> dico stupita << Non lo sapevo. >>
<< Si... mi ha convinto Caterina. Volevo parlarne con te alla festa del tuo compleanno, ma poi hai trovato quel bigliettino e non ne abbiamo più parlato. >>
Sorridendogli dico: << Prometto che ci penserò. Però sono ancora molto arrabbiata. Capito? >>
Mi abbraccia e dice: << Ti voglio bene anche io. >>