Luce

By -storieacapitoli-

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Aria ha fatto quello per cui è nata, è morta e poi è tornata in vita grazie a Lilia. Adesso che i vampiri son... More

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La nuova vita- Parte 2
La nuova vita- Parte 3
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Passato- Parte 13

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By -storieacapitoli-

Tutti dormono da qualche ora, mentre io non riesco a dormire. Sono seduta fuori, vicino ad un tavolino rotondo di metallo che io stessa ho fatto apparire. Guardo il cielo, credo di non averlo mai visto così stellato. È fantastico. Non ho nemmeno la voglia di respirare. Sapere che siamo tutti in pericolo mi rende nervosa e stanca. Cerco di capire il piano di Alec, ma non ci riesco. Ha rapito Cat, poi subito dopo ha rapito Lilia e poi Jago. Qual è il suo prossimo bersaglio? Poi non capisco un'altra cosa, se voleva vedere morire Ariel perchè non ucciderla subito invece di dargli solo una botta in testa? Io non lo capisco. E poi, tutte queste morti nel bosco sono collegate da Alec? Non riesco a venirne a capo. Sta succedendo tutto troppo in fretta, non ho nemmeno il tempo di riflettere. Se voleva vendicarsi su di me e su Ariel, perchè non rapire noi due? Sono troppo confusa.

La porta della casetta si apre e Marcus esce fuori. Faccio apparire una sedia dall'altra parte del tavolino e lui si siede. Prende un pacchetto di sigarette dalla sua tasca e me ne offre una. Non ho la forza per rifiutare.

<< Ti va di parlare un po' con me? >> mi chiede passandomi l'accendino.

<< Sei tu che hai bisogno di parlare. >> dico << Come stai? >>

<< Beh... la mia fidanzata è stata rapita, la mia ex fidanzata è morta questo pomeriggio e qualche ora fa ho visto il fantasma del mio primo amore. Potrei stare meglio. >>

Appoggio la mia mano sulla sua, lo guardo negli occhi e dico: << Supereremo tutto anche questa volta. Li ritroveremo e spaccheremo la faccia a quel... non trovo nemmeno le parole per descriverlo. Come si può chiamare una persona che fa continuamente del male alle persone per il semplice gusto di divertirsi. >>

<< Credo che il giusto appellativo sia "bastardo". >> risponde accennando un sorriso.

<< Dobbiamo essere più astuti di lui. >> dico tornando ad ammirare il cielo << Solo che lui ha una mentalità così contorta... io non riesco a capirlo. Se riuscissi a prevedere le sue intenzioni tutto cambierebbe. In questo momento la paura e il terrore mi stanno rodendo dentro. >>

<< Hai mai pensato che è proprio questo che vuole? >>

Mi volto verso di lui e lo guardo.

<< Non ucciderà nessuno per il momento. >> dice spegnendo la sua sigaretta << Vuole fare provare a te e ad Ariel la paura. È questione di giorni, o forse di ore. Rapirà anche Ruben e me, così tu ed Ariel rimarrete da sole, e lo so che è brutto da dire, ma vorrà disfarsi di Eliah. Oggi non ci è riuscito perchè sei arrivata tu, ma lui riuscirà a trovare un momento in cui tu non sarai abbastanza vicina per proteggerla. >>

<< Ti prego. >> dico con gli occhi pieni di lacrime << Ariel non lo sopporterebbe, io non lo sopporterei. >>

<< Aria, io non ti dico questo per farti soffrire. >> dice prendendomi le mani << Dobbiamo essere pronti a qualunque cosa. Lui sa che con il tempo il dolore della morte di una persona diventa sopportabile, e lui vuole farvi soffrire per l'eternità, quindi non ucciderà nessuno, ma troverà il modo di farci soffrire tutti. >>

<< Da dove è nata tutta questa teoria? >> chiedo un po' in ansia.

Sta un attimo in silenzio, fa un respiro profondo e dice: << Si è messo in contatto con me qualche mese fa, mentre ero in Giappone con Caterina. Abbiamo parlato e lui me lo ha fatto intuire chiaramente. Non mi ha detto niente in particolare, ma ho capito dalle sue parole che ha costruito un piano perfetto, un piano che potrebbe distruggerci una volta per tutte. >>

Mi tremano le gambe. Io sono la ragazza alata, una ragazza nata per combattere le peggiori guerre, non dovrei provare paura, e invece... Odio questi momenti, i momenti in cui mi sento inutile. Devo sconfiggere quel ragazzino, devo ritrovare mio fratello e le mie amiche, devo fare in modo che nessuno venga ucciso. Ma come posso fare? Io sono forte fisicamente, ma lui è molto astuto, e si sa che l'astuzia batterà sempre la forza. In questi momenti vorrei avere una famiglia normale e una vita normale, ma questo non sarà mai possibile. Perchè la felicità è così momentanea? Non ho già sofferto abbastanza nella mia vita? Non mi merito un lieto fine? Tutti quei giorni passati a vivere a fatica, tutti i miei sforzi per sopravvivere, non sono bastati? Certe volte penso di spegnere tutto, di imporre a me stessa di non provare più nemmeno un sentimento. Certe volte penso di iniziare a vivere una vita in solitudine e in completo relax. Ma quella sarebbe vita? Ma questa che sto vivendo adesso è vita?

<< Perchè non parliamo di altro? >> propone cercando di sorridere.

<< Buona idea. Ho una cosa da chiederti. >>

<< So già cosa devi chiedermi. >> dice guardandomi negli occhi << Credo che c'entrino le tutte le notti dei tuoi primi diciotto anni di vita. >>

<< Si. >> dico sorridendo << Voglio sapere tutto. >>

Respira profondamente e dice: << La prima volta che ti ho vista eri nata da circa sei ore. Tua madre era ricoverata in una camera singola e tuo padre era su un aereo per arrivare qui. Sono entrato dalla finestra facendo attenzione a non svegliare tua madre. Avevo il desiderio di prenderti in braccio, ma saresti scoppiata in lacrime come tutti i neonati, quindi ti ho guardata solamente. Eri così piccola e dolce. Avevi una faccina così carina e ai miei occhi eri la bambina più bella del mondo. Da quel momento mi sono innamorato di te. Da quel giorno ogni notte sono venuto a trovarti. I primi anni aspettavo che ti addormentassi per entrare e vederti, ma una sera hai fatto finta di dormire e mi hai scoperto. Mi hai puntato addosso la tua bambola come se fosse una pistola. Anche se avevi solo quattro anni avevi uno spirito da guerriera. L'indomani tua madre ti ha fatto l'incantesimo. Da quel momento ogni notte aspettavi il mio arrivo. Ero il tuo confidente, il tuo migliore amico. Parlavamo di tutto, mi chiedevi consigli e ti aiutavo come meglio potevo. Ricordo quando, a sei anni, passavamo le serate ad esercitarci a scrivere. Tu eri invidiosa del mio modo raffinato di scrivere e io continuavo a ripeterti che con il tempo saresti diventata molto più brava di me. Ricordo il brutto periodo dopo la morte di tuo padre. Tua madre si disperava perchè tu non riuscivi più a sbloccarti, non parlavi più. Però io ti ho aiutato, abbiamo parlato per ore fino a quando una notte sei riuscita finalmente a piangere. Tua madre ti ha fatto credere che eri andata dallo psicologo, ma tu non ci sei mai stata, ero io il tuo psicologo. Ricordo le festività, ricordo che ogni sera del giorno prima del tuo compleanno portavo una torta al cioccolato e aspettavamo la mezzanotte per mangiarla assieme. Ogni anno, alla notte di Natale, ci mettevamo i cappelli di babbo natale e io ti raccontavo vecchie storie, poi, appena ti addormentavi, scendevo in soggiorno e ti lasciavo il mio regalo sotto l'albero. L'ultima sera che sono venuto in camera tua è stata la sera prima del tuo diciottesimo compleanno. Mentre mangiavamo la torta tu mi hai chiesto di raccontarti tutto per filo e per segno su quello che saresti diventata. Eri emozionata, pensavi che questa trasformazione ti avrebbe finalmente portato via tutto il dolore, ma eri anche un po' triste, non volevi abbandonare tua madre. Io ero elettrizzato. Anche se non potevo dirti che ero tuo padre avevo la possibilità di farmi ricordare da te. Dopo la tua trasformazione è stato tutto un po' complicato, dovevo far finta di non conoscerti, mentre invece ti conoscevo meglio delle mie tasche. >>

Non so che dire. Io vorrei ricordare tutto questo e non è giusto che io non me lo ricordi. Questo racconto mi ha rallegrata, anche se solo per poco.

Sono a mala pena le sei di mattina. Siamo già tutti svegli tranne Eliah. Ci aspetta una giornata un po' complicata, come sta succedendo spesso in questi ultimi giorni. Oggi ritorniamo a vivere sulla nuvola. Non sono molto entusiasta di questo, mi sono abituata al sole che la mattina mi sveglia, al profumo dei fiori appena metto piede fuori casa, alla brezza mattutina. Mi mancherà tutto questo. Non so per quanto tempo rimarremo lì. Penso fino a quando Alec non sarà più una minaccia. Ma quando avverrà questo? Fra qualche mese, qualche giorno? Non lo so.

Siamo tutti seduti attorno al tavolo. Io ho davanti a me il foglio dove ho scritto le istruzioni per fare questa collana al piccolino. Servono un sacco di cose, ma questo non mi scoraggia. Mia madre mi ha dato una descrizione dettagliata di ogni cosa, così posso fare apparire tutto con un po' di magia.

Faccio apparire davanti a me una ciotola di acciaio ricoperta da uno strato spesso di vetro. Leggo velocemente tutto l'occorrente che serve: una mia piuma, un po' del sangue di Eliah, dell'argento e dell'oro in forma liquida e un filo sottile di rame.

Ancora per me è un mistero di come delle semplici parole latine recitate riescano a darti tanto potere. Sfida tutte le leggi della fisica e della chimica. Sono una stupida, dovrei smettere di cercare un aspetto "normale" di tutta la mia esistenza perchè semplicemente non esiste. Nella mia vita non c'è niente di normale, e questo non so se sia un bene o un male. Forse entrambe le cose.

<< Dobbiamo sbrigarci. >> dice Ariel impaziente << Voglio andarmene al più presto da qui. Prima il mio bambino è al sicuro, meglio è. >>

<< E pensare che fino a cinque anni fa pensavi a proteggere me. >> dice Ruben ironico << Adesso sono passato in secondo posto. >>

<< Non essere geloso. >> risponde << Tu sei grande e forte, sai difenderti benissimo da solo, lui è piccolo. >>

Inizio a concentrarmi e a far apparire tutto. Quando tutto è pronto inizio ad eseguire le istruzioni di mia madre alla lettera. Riempio fino a metà la ciotola con l'argento e qualche goccia di oro, poi Ariel prende con una siringa un po' di sangue dal piccolo braccio di Eliah e lo verso dentro la ciotola. Chiudo gli occhi, copro la ciotola con entrambe le mani, chiudo gli occhi e dico:

<< Naturae miscet harum substantiarum. >>

Aspetto dieci secondi e poi tolgo le mani da sopra la ciotola. L'argento si è miscelato con il sangue e con l'oro. Mi tolgo il braccialetto che nasconde le mie ali e quando riappaiano strappo una mia piuma. In meno di un secondo ne ricresce un'altra nello stesso punto. Lego la punta della piuma con un sottile filo di rame e, mentre immergo la piuma nell'argento dico: << Sanguinem intingat extremum huius pinna cum hoc argentum. Hoc pluma insolubilis. Donate ad Eliah donum sanguinem angelica et mandata eius lateri humano. Cum eam cutis contactu huius pinna voluntas angelus, cum tam pelle non tangere proprium humani. Tantum enim sanguis meus novi dissolvam incantatores. >>

Appena finisco di recitare l'incantesimo la piuma inizia ad assorbire tutto il liquido contenuto nella ciotola e il filo di rame inizia a raddoppiarsi e a diventare più lungo, fino a quando entrambi le parti del filo si uniscono. La catenella non è molto spessa, ma è resistentissima. Dopo qualche secondo la collana è pronta. Vedo la gioia di Ariel negli occhi.

<< Sveglia Eliah. >> dico sorridendo << E' ora di andare. >>


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