Libro 1: 13) Decisione accademica

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Tutta la notte un corno! Quella geniaccia mi aveva stracciato in quarantacinque minuti a Risiko, il gioco più lungo del mondo insieme a Monopoli! Non avevo mai perso a quel gioco, dato che sono un maestro delle strategie e sono anche fortunato con i dadi, ma la partita più corta che avessi mai giocato era durata due ore. Andrea non solo aveva un'astuzia militare degna di Ulisse, ma era anche fortunata. Giuro che prendeva tutte le volte sei con i dadi negli scontri decisivi. Ma, dato che la partita era finita troppo presto, la ragazza dai capelli tinti volle giocare a dama. Non spreco parole nemmeno per dire com'è finita... Dopo una bruciante sconfitta, anche la sua super mente si arrese contro il sonno. Si addormentò iniziata una nuova partita e ci misi un po' ad accorgermene, dato che ero rimasto ben cinque minuti pieni a pensare alla mia prossima mossa. Vedendola in quello stato di serenità e innocenza, provai un po' di tenerezza. Quella fu la prima volta che non pensai al suo fisico e le misi una coperta per proteggerla dal freddo. Quando uscii dalla stanza, cercando di essere più silenzioso di Diabolik durante un colpo, mi gettai in camera distrutto. Avevamo giocato per tutta la sera e i miei occhi si erano inceneriti a furia di vedere lo schermo della TV. Il cervello aveva dato forfait a causa della partita a Risiko e il mio corpo era allo stremo. Non ci misi molto ad addormentarmi ed ebbi un paio di "incubi". Non erano dei veri e propri incubi, perché sognavo di rimanere sveglio. Al mio fianco c'era Andrea che non la smetteva mai di parlare, mentre giocava da sola a dama. Non aveva senso, ma purtroppo i miei incubi erano impostati così. Certe volte sognavo i miei amici che parlavano per tutta la notte, mentre io rimanevo in silenzio accanto a loro, con una voglia di dormire assurda e senza alcun mezzo per far terminare la litania della loro voce. Si... Sono strambo anche quando dormo, ma sono uno che, quando sente la musica, si isola con il mondo e si immagina di essere una rock star che canta le canzoni. Peccato che sono stonato...

«Buongiorno!»

L'urlo che mi distrusse l'udito proveniva dalla bella ragazza sdraiata sul letto affianco a me... Una ragazza sdraiata con me nel mio stesso letto?

«Andrea!»

La sorpresa mi fece cadere dal letto, dando una bella botta con la testa al pavimento. Altri punti QI che se ne andavano a farsi benedire.

«Dormi troppo e non concludi nulla.»

Andrea mi lanciò un paio di fogli comparsi dal nulla. Lessi le prime pagine e notai qualcosa di strano.

«Ma...»

La bella ragazza mi bloccò prima ancora che potessi parlare.

«Ieri hai detto che pensavi di iscriverti all'università. Quelli sono i bandi di concorso per le facoltà di Medicina, di Scienze infermieristiche e di Scienze biologiche. Ho scelto quelle perché potrebbero interessarti e potrebbero darti un lavoro vero.»

In effetti non aveva tutti i torti. Quelle facoltà erano le uniche che permettevano di trovare lavoro. La sanità non guarda mai in faccia alla crisi e sono sempre alla ricerca di personale. Ma mi sfuggiva il nome della facoltà.

«Dove si trova Tor Vergata?», chiesi, sperando di non dovermi muovere da Roma proprio ora che la mia vita stava diventando interessante.

«Venti minuti di metro e pullman. Non è troppo lontano. Ora vieni a fare colazione e poi iscriviti a qualcosa!», Andrea saltò giù dal letto e si diresse verso la cucina. Io, ancora confuso e intontito dalla botta, feci fatica a leggere la restante parte dei fogli. Solo chiudendo un occhio potevo riacquistare la profondità necessaria per leggere. Eppure era strano che avessi tutto questo sonno.

«Sono le otto del mattino?», esclamai guardando l'orologio. Andrea mi aveva svegliato circa tre ore prima del mio normale risveglio. Ecco spiegato il motivo di tanta stanchezza.

«Se passi la mattina a dormire, non avrai il tempo per iscriverti, mangiare e giocare. Alle nove mi collego con o senza di te a WoW!» Sembrava più una minaccia che un incitamento a creare il mio futuro. La sera prima le avevo promesso di giocare con lei, ma non pensavo che avremmo passato tutto il giorno online.

«Ma che sto pensando?», ho pure da lamentarmi? Una stupenda ragazza mi aiuta a scegliere la strada giusta da fare e in più mi fa cazzeggiare per tutto il giorno. Non dovevo aprire bocca. Dopotutto, dietro ogni grande uomo, c'è una donna forte e sicura di sé. Peccato che quella donna avrebbe spaccato il culo del mio avatar virtuale tra circa un'ora. Rimaneva una sola cosa da fare. Chiamare mia madre e dirgli che avevo deciso di cominciare l'università da quell'anno. I test erano a Marzo e avevo circa tre mesi di tempo per studiare tutto il necessario. Sicuramente Andrea mi avrebbe dato una mano, sperando che avesse saputo tenere un corso di "Medicina per idioti".

«Pronto?»

Quando mia madre parlava al telefono, sentivo sempre una canzone tetra e cupa di sottofondo. Come se stesse parlando con un organo a canne affianco a lei che suonava il "Dante symphony». Non sapete che canzone è? Andate a cercarlo su internet o studiate meglio la Divina Commedia. Non sono qui per tenere lezioni di letteratura italiana.

«Ciao mà! Ho novità...»

Chissà come avrebbe reagito a quella frase. Temevo il peggio... Come sempre tra l'altro, dato che mia madre non è mai contenta di nulla. Quando presi la patente, la prima cosa che disse fu:

«Ti devi fare almeno altre trenta guide prima di pretendere di guidare da solo la mia macchina!».

Gli costava molto complimentarsi...

«Ho deciso di iscrivermi all'università e di fare i test di medicina a Marzo. Per te va bene?», chiesi temendo urla e sacrifici di bambini con versi biblici in aramaico. Ma nulla. Il telefono non emetteva suoni.

«Pronto, ma'? Ci sei ancora?»

Forse era caduta la linea. Forse era svenuta o le avevo causato un infarto. Che cosa le sarà successo?

«Gabriele, presto! Stappa il prosecco, dobbiamo festeggiare!»

Stava bene... Ma almeno poteva dire che era felice in un'altra maniera...

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