Libro 3: 16) Pranzo problematico

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«Te ne vai?»

Domandai stupito alla bella Linda quella domenica a pranzo. Stranamente, quel giorno, eravamo tutti liberi ed avevamo deciso di passare la giornata a casa. Era un avvenimento così raro che non poteva non essere "festeggiato" con un bel pranzo a base di lasagna e di pollo alla birra come secondo. Mary ed Andrea era le addette alla cucina, Linda alla sistemazione del tavolo ed io, come buon maschio alfa della casa, ero l'addetto alla pulizia dei piatti una volta finito il pasto...

«Anni di predominio maschile buttati nel cesso in un pomeriggio.»

Polemizzò il piccolo Wolf, ma, tornando a noi, mi ritrovai a parlare con Linda durante l'apparecchiatura del tavolo, notando anche la precisione e l'ordine della mia coinquilina a posizionare bicchieri e piatti, finché non mi disse qualcosa che mi spiazzò di colpo.

«A fine luglio metto in vendita la casa.»

Diciamo che subii la notizia come una secchiata d'acqua gelida in testa, come se fosse un Ice Bucket Challange a tradimento da parte di Linda.

«Come mai questa decisione?»

Chiesi alla giovane che, intanto, piegava i tovaglioli rossi reduci dall'ultimo periodo natalizio. In questa casa non si buttava via niente ed eravamo sommersi di roba vecchia, patatine stantie e rotoli di carta igienica finiti da ere prima.

«Perché ho bisogno di cambiare città. Credo di aver messo da parte abbastanza soldi da potermi permettere una bella vita, smettendo con questo lavoro da escort, e mi serve un nuovo posto dove nessuno mi conosca. Non per vantarmi, ma il mio cellulare squilla ogni venti minuti a causa dei clienti e spesso sono costretta a spegnerlo di proposito. Mi conoscono in parecchi a Roma.»

Linda confessò il suo desiderio con un enorme sorriso. A quanto pare le faceva piacere ricominciare in un altro luogo in cui la gente non la conosceva ed in cui poteva crearsi una nuova vita. Certo... Per anni ha dovuto vendersi per poter avere una disponibilità economica più alta di quella di un qualunque lavoratore, ma finalmente aveva deciso quando smettere. E, nonostante i pianti soffocati del piccolo Wolf per la perdita di una coinquilina così... Ecco... Dotata. Dovevamo essere felici per lei e per ciò che aveva scelto per il suo futuro.

«Sono contento per la tua decisione. Ma in passato non mi dissi che non ti dispiaceva questo lavoro?»

Chiesi un po' serio, cercando di capire meglio il suo pensiero.

«Non mi è mai dispiaciuto farlo e forse me ne pentirò solo da vecchia, ma prima o poi tutti si stancano del proprio lavoro. Anche tu, come infermiere, tra qualche anno potresti esserti stancato del tuo lavoro e vorresti cambiarlo in futuro. Sia tu che io siamo giovani e possiamo permetterci dei cambiamenti così radicali. Altri non sono così fortunati.»

In effetti non aveva tutti i torti. Diciamo che, se avessi finito tutti gli esami in tempo, mi sarei dovuto laureare a 22-23 anni ed avrei iniziato subito a lavorare. Altri del mio corso, invece, hanno iniziato il corso a 29 anni... Diciamo che dopo la laurea, per loro, sarebbe stato molto difficile cambiare con un altro lavoro o scegliere un altro percorso. Nonostante tutto, un po' mi dispiaceva per il fatto che se ne andava. Dopotutto era la prima persona che ho conosciuto all'interno di questa casa e, con qualche alto e basso, ci eravamo anche voluti un pizzico bene. Certo... Qualche pensiero peccaminoso c'era stato sul suo splendido corpo da modella... Ma sono cose che capitano.

«Mi dispiace che tu te ne vada... Le altre lo sanno già?»

«Si. Vi ho voluti avvisare con tre mesi di preavviso così che abbiate il tempo di cercare una nuova casa. Adesso non so se abbiate in mente di trovarvi una casa per conto vostro o se le cercherete da soli, ma spero che possiate trovarvi bene anche in futuro.»

In quel momento mi accorsi del grande bidone che Linda ci aveva rifilato.

«Aspetta... Dobbiamo cercare un'altra casa?»

Domandai con il volto pietrificato dal terrore e con il cuore in pieno infarto.

«Certo. Con la vendita della casa, il contratto di affitto si annulla e voi siete obbligati a cercare una nuova dimora. Non lo sapevi?»

Mattonata di mattoni sulla capoccia e disperazione del piccolo Wolf con recitazione da oscar. Manco Di Caprio avrebbe recitato tanto bene e con un sentimento così reale.

«Me misero! Me tapino!»

Adesso ero costretto a cercare una casa in pieno periodo tirocinio e con gli esami alle porte. In più c'era anche il rischio di perdere Mary ed Andrea come coinquiline. Proprio adesso che con Mary si era creata una buona amicizia e con Andrea stavo riallacciando i rapporti che si erano disintegrati dopo la nostra rottura. Ero nella merda più totale!

«La tavola è pronta? Stiamo uscendo lasagna dal forno!»

Dal nulla entrò Andrea con la teglia fumante e Mary con le bottiglie di Fanta. Il profumo che emanava era così invitante che per poco non sentivo la voce di mia nonna dire:

«Ottimo lavoro figliole. Mio nipote è in buone mani.»

Mi sarebbe proprio dispiaciuto lasciare quella casa. Sia perché ormai mi ero abituato a vivere in quella via, sia perché ero stato molto fortunato con le mie coinquiline. Anche se non avessimo cercato una casa tutti insieme, sarei rimasto contento di pensare che quella era stata la mia prima casa da fuorisede e che loro erano state le prime persone che hanno vissuto con me senza alcun legame di sangue ad unirci. Spero solo di poter creare lo stesso ambiente anche nella nuova casa.

«Ed io spero che ci siano altre belle ragazze nella nostra prossima dimora.»

Dannato piccolo Wolf... Rimane sempre il solito materialista. Ma, in questo caso, era una speranza che anche io covavo di nascosto. Anche se, a dirla tutta, avrei preferito trasferirmi con le belle Andrea e Mary anche in futuro che, mentre io iniziavo a versarmi da bere, mi stavano servendo la mia porzione di lasagna. Poco prima di iniziare a mangiare, però, ricevo un messaggio su Facebook.

«Ciao Leo! Come stai? Spero bene. Senti... Nel weekend devo andare ad un concerto con un'amica. Ti andrebbe di venire con noi?»

Il messaggio era da parte di Erica.

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