Libro 2: 16) La tana del lupo

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Uno strano silenzio calò all'interno della macchina di mio padre. Andrea mi aveva messo il broncio per il fatto del chierico gay che mi aveva fatto venire un'erezione, non comprendendo il fatto che era una donna travestita da chierico, e non riusciva nemmeno a parlare a causa dell'aura over 9000 di mia madre. Mia madre, orgogliosa com'era, aspettava che suo figlio parlasse per primo, così da non dover iniziare una discussione dal nulla. Non capivo bene cosa pensasse della mia ragazza. Non riuscivo ad intravedere simpatia o odio nei suoi occhi. Mio padre, invece, che guidava la macchina, non era mai stato un tipo dalle tante parole, infatti si limitava spesso ad ascoltare ed ad intervenire solo quando fosse stato necessario. Quindi immaginatevi la scena apocalittica che stavo affrontando, dove una parola poteva salvare la situazione o distruggere il pianeta. Mi immaginavo mia madre che lanciava un cannone Galick contro Andrea, mentre lei cercava di salvare la situazione con una Kamehameha potenziata da un triplo Kaioken, in pieno stile Dragon Ball Z.

« E' stato un buon viaggio? »

Chiese all'improvviso mio padre, distruggendo l'alone di silenzio e la tensione del momento. La sua domanda non poteva venire in un momento migliore. La macchina si illuminò di una luce divina e finalmente le tenebre si erano allontanate. Probabilmente qualcuno aveva aperto il finestrino e le aveva fatto uscire fuori. Ok, battuta stupida... Continuo la storia...

« Non male. Ho dormito per tutto il tempo e non ci sono stati problemi con i tempi. »

Risposi mentre Andrea mi fissava maligna. Non aveva ancora scordato il fatto che avevo nominato il chierico nel sonno. Sul pullman provai a spiegarle che non era un chierico maschio, ma lei travestita da chierico. Ma non fu molto convinta della spiegazione ed aveva ragione, dato che lei faceva la parte della strega nel suo sogno e non del chierico. Ma volli tenere per me questo dettaglio. Comunque, dopo la mia risposta, anche mia madre incominciò a farmi qualche domanda, soprattutto riguardante l'università.

« Come sono andati gli esami? »

Domandò per l'ennesima volta. Dovete sapere che lei credeva che gli esami dell'università venissero dati tutti i giorni e non a periodi pre-fissati dall'ateneo. Glielo avevo ripetuto una dozzina di volte per telefono, ma figuriamoci se si ricordava di ciò che gli raccontavo... Come potevo dare esami a Dicembre se la sessione è a Febbraio/Marzo? Lei era rimasta ancora nei periodi bui del liceo, dove i professori mi interrogavano un giorno si e l'altro pure. Ma, tralasciando questi particolari sulla memoria di mia madre, fui costretto a portare il libretto di laurea per potergli dimostrare che prima di Febbraio non avessi alcun esame da fare. L'unica domanda sensata da fare in quel momento era: "Stai studiando per gli esami?" Ma era anch'essa una domanda abbastanza frequente nelle nostre conversazioni telefoniche. Di solito le sue chiamate duravano venti secondi, giusto per pormi questi due quesiti, per poi riattaccare fino al giorno dopo. Ma è meglio sorvolare su questo fatto ed è meglio parlare subito dell'arrivo a casa. Non so se ve l'ho mai descritta, ma la casa dei miei genitori non era troppo grande. Aveva il minimo indispensabile: una cucina, un soggiorno, due camere da letto, due bagni, un corridoio e la stanza della vergogna. Lo so che volete subito sapere cos'è la stanza della vergogna, ma ci arriverò piano piano. La cucina ed il soggiorno erano l'orgoglio della casa. Nuove, moderne e tecnologiche, come se fossero appena uscite dal catalogo. Mia madre aveva combattuto per anni interi per ottenerle e mio padre, alla fine, ha ceduto alle sue richieste, ma solo dopo anni di risparmi e di sacrifici. Le due camere da letto, invece, erano separate dal corridoio. Quest'ultimo era stretto e lungo, si faceva fatica a passare in due e, spesso e volentieri, mia madre metteva lo stendino dei panni bagnati la sera, proprio in mezzo al corridoio, così da limitare sempre di più lo spazio e da farci rischiare i migliori scontri notturni. Dovete sapere che ogni notte sbattevo contro lo stendino, un po' a causa del buio, un po' perché ero imbranato io. E sbattevo anche contro gli stipiti delle porte delle camere, dato che, secondo me, anch'esse erano abbastanza strette. Ecco spiegati i miei numerosi lividi alle spalle e sulla pancia. Altro che bulli, erano le porte stesse che mi causavano violenza. Le camere da letto, invece, erano solo due: una per i miei genitori ed un'altra per me e mio fratello. Non potete immaginare quanto fossi felice di vivere e dormire a Roma. Mio fratello russava tutte le notti come una segheria e mi teneva sveglio fino alle due di notte da diciannove anni. Le occhiaie che avevo la mattina non erano causate da alcol o fumo, ma dal fatto che non riuscivo a dormire tranquillamente. Ora passiamo ai due bagni: quello vero e quello finto. Perché li chiamo così? Semplice. Perché un bagno era vecchio, ma dotato di water, lavandino funzionante, lavatrice e doccia. Mentre l'altro era nuovo con tanto di lavandino in porcellana, una vasca da bagno, un water ed un bidet. Ma, in quello nuovo, non funzionava nulla! Mia madre aveva fatto togliere l'acqua del lavandino del bagno nuovo perché non voleva che noi maschi rompessimo la parte in porcellana. In più non potevamo usare quel water, altrimenti con la nostra "mira" avremmo creato un casino per terra. E, per finire, la vasca da bagno non veniva utilizzata dal lontano 1997, quando io e mio fratello siamo stati promossi da "neonati in vasca" ad "ometti sotto la doccia". Quindi anch'essa era inutile. Ma non sono ancora arrivato al pezzo forte della casa: la stanza della vergogna.

« Questa cos'è? »

Domandò Andrea terrorizzata nel vedere un così enorme casino in quella stanza. Purtroppo essa è la stanza per gli oggetti inutili, dimenticati e disprezzati. È una stanza riempita di oggetti che non usiamo più e che sono ingombranti. Ed era stata riempita con ciarpame dal 1993 fino ad oggi. Era' un po' come la stanza delle necessità: piena di roba che non ti serve, ma, quando stai nella merda, da li uscirà sicuramente qualcosa che ti tirerà fuori dai guai. Scarpe, giocattoli, fumetti di Topolino, pacchi, riviste calcistiche, tapirulan, scatole, scale, bottiglie d'acqua, borse, materassi vecchi, c'era di tutto e di più in quella stanza. Alcune leggende narravano anche che vi fosse nascosto il Santo Graal al suo interno, la prima copia del fumetto di Topolino, un terzo fratello di nome Ugo, Waldo, un drago, l'arca dell'alleanza e Carmen Sandiego. Ma erano solo leggende metropolitane, messe in giro dai nemici di mia madre. Quindi metà Taranto...

« Meglio che non la fissi per troppo tempo. Potrebbe risucchiarti via l'anima. »

Dissi ironizzando sulla potenza della stanza della vergogna. Andrea era ancora scandalizzata, dato che aveva visto qualcosa muoversi all'interno di quella stanza buia e misteriosa, ma ciò che voleva di più in quel momento era un letto. Non aveva dormito per niente durante il tragitto e stava morendo dal sonno.

« Puoi dormire qui. »

Mia madre gli indicò il letto su cui era seduto mio fratello Roberto. Stava giocando con il cellulare quando fu disturbato e cacciato dal suo letto a calci.

« Ed io dove dormo? »

Chiese non capendo il perché dello sfratto.

« In soggiorno. Puoi scegliere tra il vecchio materasso ed il divano. »

Mio fratello se ne andò dalla camera sbuffando e rivolgendo uno sguardo maligno verso Andrea. Manco era arrivata a Taranto e già si era fatta un pericoloso nemico.

« Credi che gli passerà? Non vorrei che rimanesse arrabbiato con me. »

Mi confessò la rossa vedendolo in collera con la decisione di nostra madre.

« Non lo so. È il tipo che porta a lungo rancore verso la gente. Ancora non mi perdona di aver preso il letto migliore della nostra camera da letto. »

« E da quanto è arrabbiato con te? »

Mi domandò curiosa.

« Da quando è nato credo. »

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