Libro 1: 21) Cara nostalgia

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Mi ricordo quel senso di nostalgia quando abiti lontano da casa e ti manca tutto della vita precedente. Nostalgia per gli amici del liceo, nostalgia per i pub che frequentavi, nostalgia per i panzerotti... Certe volte piango ancora per quelli. E, per ultimo, nostalgia per la propria famiglia. Avere sempre un pasto che ti aspetta a casa, qualcuno che ti chiede della giornata e che non ti faccia pensare ai problemi di denaro o altro. Avete presente quel momento? Bene... Ora prendetelo, accartocciatelo e date un calcio in culo a quel senso di merda. Questo era il mio pensiero nel momento in cui mia madre è entrata nella mia vita di Roma. Non credevo di meritarmi tutto questo... Mai un attimo in pace, giornate concentrate sullo studio e pretese di viaggi per la città la sera. Non avevo più un momento per rilassarmi. Anche perché non potevo permettermi distrazioni. Dovevo tenere lontana mia madre da Linda e dovevo convincerla che stavo studiando. Quindi, mi dispiace dirlo, ma per una settimana i rapporti con Andrea sono stati molto rari. Lei non usciva dalla sua camera per paura dell'aura negativa di mia madre e io riuscivo a parlarle solo quando Satana andava in bagno o la sera tardi. Avevo organizzato le giornate apposta per evitare incontri imbarazzanti con l'escort e tutto era pianificato nei minimi particolari. La bionda coinquilina si svegliava verso mezzogiorno, mangiava e andava in palestra fino alle cinque del pomeriggio, per poi tornare a casa, lavarsi, incontrare qualche cliente e andare in discoteca verso le nove. Dovevo evitare quelle fasce orarie. Quindi studiavo fino alle undici e mezza del mattino, portavo mia madre fuori per pranzo e tornavamo all'una e mezza a casa per riprendere lo studio. Alle quattro e mezza la scorrazzavo in giro per Roma, giusto per vedere qualche monumento o qualche luogo in particolare... Colosseo, piazza del popolo, Fontana di Trevi e così via. Cenavamo sempre fuori e tornavamo verso le dieci. Infine dritti a letto stanchi, dato che mia madre si addormenta sempre verso quell'ora. Una volta abbandonata Satana, mi dirigevo in camera di Andrea per distendermi sul suo letto e morire lì con le gambe distrutte e il cervello in fiamme, per tornare a dormire in camera mia quando si faceva tardi.

«Giornata produttiva?», chiese il quarto giorno Andrea, che stava giocando a Bayonetta 2, il gioco simile a Devil May Cry con protagonista una baldracca uscita dalle case chiuse. Erano le undici di sera e i piedi fumavano per i chilometri fatti lungo il Vaticano. Ero stanco e lei l'aveva notato, dato che non riuscivo ad alzarmi dal suo letto.

«Giornata distruttiva... Voleva a tutti i costi conoscere San Pietro ed era curiosa di vedere se davvero il Tevere facesse così schifo.»

Mia madre era una del tipo "se non vedo non credo" quindi voleva sfatare ogni dubbio che aveva su Roma, così da levarsi ogni preoccupazione per la mia salute, dato che nel Sud si pensa che Roma e Napoli siano piene di ladri e Rom. Cosa non troppo errata, ma i telegiornali ingigantiscono tutto.

«Anche domani starai tutto il giorno fuori?», chiese Andrea non staccando lo sguardo dal Wii U.

«Penso di sì. Devo fare di tutto per non far incontrare Satana con Linda. Solo Dio sa come potrebbe scatenare la sua ira se sapesse che è una escort.», dissi immaginando mia madre che scagliava le dieci piaghe d'Egitto su di me e tutta la mia discendenza. Già aveva dei preconcetti razzisti, tradizionali e stereotipati, se le avessi detto la verità chissà cosa sarebbe stata in grado di fare.

«Sei silenziosa oggi. Tutto ok?», chiesi perplesso alla mia amica, era da un po' che non rimaneva da sola a casa e mi sentivo in colpa a lasciarla isolata tutto il giorno. Ma era anche vero che lei non voleva uscire e, da quando c'era mia madre, anche dalla sua camera. Lei non rispose. Spense la console e si sdraiò accanto a me nel suo letto, rimanendo in silenzio. Spesso rimanevamo in quella posizione, soprattutto per parlare di serie TV o di nuovi giochi in uscita, ma quella fu la prima volta che rimanemmo in silenzio in quel letto. E devo ammettere che un po' ero imbarazzato.

«Lo sai che finiti i test potrò rimanere più tempo qui a casa, vero?», dissi cercando di leggere nel pensiero di Andrea. Ma, purtroppo, nessun uomo è mai riuscito a leggere nelle donne, figuriamoci io in quel momento.

«Ma poi inizieranno le lezioni...», rispose lei fissando il soffitto.

«Ciò non toglie il fatto che tornerò lo stesso qui a fine giornata.»

«Vero.»

Cercai di levarle ogni dubbio che aveva in mente. Forse pensava davvero che avrei potuto abbandonarla in quel piccolo spazio di mondo che chiamiamo casa.

«Sai, non credo che...»

Non riuscii a finire la frase dato che si girò e appoggiò la testa sul mio petto, rimanendo sempre in silenzio. Era dubbiosa e preoccupata, riuscivo a leggerlo dal suo comportamento. Ma non sapevo cosa fare.

«Mi manchi in questi giorni...»

Lo so che in molti spesso mi urlano: "prendila, baciala e falla tua". Ma non sono quel genere di ragazzo che fa cose del genere dal nulla e, sinceramente, non lo volevo fare con Andrea. Non che non mi fosse piaciuta, ho sempre detto che era una ragazza bellissima e che le avrei dato un colpo... Due... Tre. Forse anche quattro o più. Ma non volevo rovinare un rapporto così stretto come il nostro, soprattutto se una possibile relazione tra noi due fosse andata male. E, conoscendomi, le possibilità che fosse finita male erano alte. Non siamo come JD ed Elliot o come Ted e Robin che una volta a stagione si mettono insieme e quando si lasciano sono amici come prima. Quella non è la realtà e se fosse accaduto per davvero, ci sarebbe stato solo un enorme imbarazzo e un'amicizia incrinata. Semmai lei avesse fatto la prima mossa, non mi sarei tirato indietro. Ma non avrei cominciato io, perché il primo ad aver paura che le cose potessero andar male, ero io.

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