Libro 2: 02) Eredità satanica

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« Fuggite sciocchi! »

Urlò il piccolo Wolf non appena vide i genitori della mia coinquilina seduti sul divano uscito direttamente dai "casting couch". Era un avvenimento inaspettato e, devo ammetterlo, non sapevo cosa fare. Sapendo tutto quello che avevano fatto passare ad Andrea fin da quando era bambina, non riuscivo a non guardarli con un pizzico di astio. Però non provavo paura a stare insieme a loro nella stessa stanza. Sembravano persone normali.. Schifosamente ricche e snob.. Ma non incutevano di certo terrore. Provo molta più paura durante i pranzi della domenica a casa mia a Taranto con Satana al mio fianco.

« Piacere.. »

Dissi porgendo la mano al padre che ricambio con una stretta forte e decisa. Costui era molto alto e mi superava quasi di una ventina di centimetri e, sebbene fosse nascosto sotto un completo estremamente elegante, aveva un fisico scolpito e delineato. Sembrava più giovane di mio padre ed era completamente calvo. I suoi occhi erano gli stessi di Andrea e questo, a dirla tutta, un po' mi spaventava. Come poteva un uomo così formato e forte avere degli occhi così belli? « Forse sarà un ex atleta.. », pensai d'istinto. Poi mi rivolsi verso la madre che, sinceramente, stonava totalmente con il marito. Capelli corti e biondi, occhi azzurri ed alta quanto la mia coinquilina. Sebbene anche lei portasse abiti firmati ed eleganti, una gonna nera, tacchi alti e pelliccia marrone, non era "atletica" come il consorte. Era abbastanza robusta e sembrava molto più vecchia del marito. Ad occhio e croce gli avrei dato circa una ventina d'anni di differenza, ma, forse, sono troppo cattivo. Non assomigliava per nulla alla figlia e non riuscivo, mentalmente parlando, ad accostare la coppia. Erano completamente diversi ed avevano anche degli sguardi molto strani. Il padre aveva uno sguardo serio e glaciale, lo sguardo di un serial killer. La madre, invece, non mi guardava nemmeno e continuava a fissare l'arredamento del salotto. Sarà, forse, perchè non era al loro livello o sarà perchè non portavo un vestito di Armani, ma ispirava "snobbità" da tutti i pori. Parevano essere membri di chissà quale famiglia reale.

« Salve. Jacque Muffa. »

Rispose freddamente il padre, con uno strano accento francese, spostando lo sguardo verso Andrea che non osava guardarlo in faccia. Era evidentemente spaventata dalla loro presenza e lo notai fin da quando entrai all'interno della casa.

« Andrèe ci ha detto che sei il suo coinquilino.. »

« Andrèe? »

Chiesi non capendo a chi si stesse riferendo. Poi mi volsi verso la finta rossa e notai che aveva lo sguardo rivolto verso il basso.

« Wait for it.. Ma non si chiamava Andrea una volta? »

Chiese il piccolo Wolf alla parte superiore del mio corpo, a quanto pare anche lui era interessato ai dettagli di quella situazione. Mi ricordo di aver visto anche i suoi documenti e tutto riportava al nome di Andrea. Possibile che avesse cambiato il proprio nome naturalizzandolo Andrèe dal francese all'italiano? Non potevo escluderlo..

« Ah.. Si.. Sono il coinquilino di Andrèe.. »

Bisbigliai con un pizzico di sollievo, almeno la mia coinquilina non gli aveva detto che stavamo quasi insieme.

« E ci ha detto che siete fidanzati. »

« Pericolo! Pericolo! Abbandonare la nave! »

Da questo momento in poi abbandonai i contatti radio con la mia parte inferiore e fui abbandonato da solo nell'arena ad affrontare un gladiatore che mi avrebbe spaccato le ossa alla prima parola fuori posto. Era già strano che, dopo a malapena un bacio, Andrea andasse in giro a raccontare che stavamo insieme, ma dirlo in maniera così diretta al padre.. Poteva almeno dire che ci stavamo frequentando.. Passare al fidanzamento mi sembra.. Precoce. Però, da quel momento in poi, avrei dovuto calcolare ogni mossa, come se fosse una partita a scacchi o una puntata di Sherlock, per non perdere il confronto mentale con il padre di Andrea. Non me la cavavo troppo male con gli scacchi e con la dama e, per mia fortuna, ci giocavo almeno una volta alla settimana con mio fratello e mio cugino a casa di mia nonna, quindi ero abbastanza preparato a prevedere le mosse degli altri. Ma gli occhi freddi del signor Muffa non trapelavano alcuna informazione utile. Mentre la madre continuava a stare in silenzio senza nemmeno degnarmi di uno sguardo.

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