Libro 3: 21) Ogni addio genera un ritorno

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La rabbia che provavo all'interno del mio cuore non poteva essere descritta con le parole mortali. Necessitavo di un dizionario elfico per poter proferire bestemmie adatte per tale occasione come avevo fatto, anni prima, con l'uscita dell'ultimo libro della saga di Eragon.

«Che tu sia dannato Paolini!»

Nonostante il furore che mi accecava, inserii all'interno della mia testa una moneta da cinquanta centesimi e tentai, per l'ultima volta, di studiare per quest'esame infernale. Solo due mesi separavano il mio piede dal culo flaccido della professoressa di immunologia e non potevo permettermi di commettere altri errori.

«Sicuro che non ti vada di prendere un gelato con noi?»

Mi proposero Mary ed Andrea dopo la prima settimana di studio forzato. Mi ero rinchiuso in casa peggio di una suora di clausura ed il mio cervello era completamente fisso sul pensiero della vendetta. Nemmeno Mary aveva mai raggiunto tali livelli di secchionaggine.

«Leo esci dalla stanza, così parliamo anche del tuo libro. Vorrei chiederti un paio di cose e ti vorrei dare un paio di consigli.»

Nonostante tutto ciò, nonostante le parole di Mary, nonostante la maglietta di Andrea e nonostante il caldo soffocante che per poco non mi provocò delle allucinazioni visive, rifiutai categoricamente l'offerta.

«Taci e andate a divertirvi senza di me! Ho un compito sacro da portare a termine a differenza di voi comuni mortali che non studiate o che avete già finito gli esami!»

La mia risposta non fu propriamente simile a quella che avete letto, ma era quello il senso aulico e dignitoso che pensavo di aver usato con le mie coinquiline che, senza alcun successo, avevano provato a darmi un paio d'ore di riposo con la tentazione di aria fresca ed un gelato dai gusti Kinder Pinguì, variegato Nutella e profiterole nero.

«Ma non avevano tutti i torti... Non puoi continuare così, altrimenti ti si frigge il cervello.»

Notò preoccupato il piccolo Wolf, vedendomi quasi sbavare sul libro di immunologia e sugli appunti che avevo faticosamente ottenuto da una mia compagna di tirocinio molto promettente. Con quel "molto promettente" volevo intendere che era una delle poche candidate del nostro corso ad ottenere il 110 e lode alla fine del triennale.

«Prestami i tuoi appunti! Ti supplico! Giuro che ti menzionerò in una parte speciale della mia tesi! Sono pronto anche ad intitolarla con il tuo nome per poter avere un pizzico della tua conoscenza!»

Queste furono le mie parole nei confronti della mia compagna.

«Però sei stato un po' stupido... Hai in casa una come Andrea che è un genio e Mary che studia medicina. Non facevi prima a chiedere a loro un aiuto?»

Ignorai brutalmente il piccolo Wolf come si dovrebbe ignorare le Facebook Stars, ma non tutti sono così concentrati come me. Chiedere aiuto alle mie coinquiline mi avrebbe reso debole ai loro occhi e, a dirla tutta, già non apparivo molto virile in quella casa... Andrea era molto più mascolina di me se devo essere sincero... Ma, allo scoccare della mezzanotte della seconda settimana di studio, il povero deficiente concentrato come un succo di pomodoro, ovvero me stesso, vide al di fuori della finestra l'arcangelo Gabriele che gli disse che tra nove mesi partorirà con dolore il salvatore del mondo.

«Leo svegliati!»

Fu Linda a risvegliarmi con un ceffone dal coma immunitario da cui ero affetto. Mi ero completamente addormentato sui libri e ciò lo si poteva dedurre a causa del mare di saliva sparso sulla mia scrivania.

«Chi ha fatto palo?»

Domandai in stato confusionario, rialzando la testa dai libri e notando due valigie accanto al bel corpo di Linda. A quanto pare se ne stava andando ed era entrata in camera mia solo per un addio definitivo. Era riuscita a trovare casa a Milano, dove si sarebbe trasferita e dove avrebbe iniziato a fare un paio di colloqui come segretaria. Possiamo anche dire, purtroppo, con il fisico che si ritrovava e gli uomini d'affari di Milano, non avrebbe faticato a trovare lavoro...

«Ci dobbiamo salutare.»

Mi disse allargando le braccia e dandomi un grosso abbraccio. La fine di luglio era arrivata e la vecchia proprietaria dell'abitazione ci stava lasciando per sempre. Linda era riuscita a darci tempo di trovare una nuova casa fino agli inizi di settembre, ovvero entro la fine del nostro contratto, e ciò mi fece ricordare una cosa abbastanza spaventosa.

«Non abbiamo manco iniziato a cercare una nuova casa!»

Mi urlai da solo nella testa mentre ricambiai il gesto affettuoso di Linda. Per un momento, ricordai tutti i momenti passati con lei, iniziando fin dal nostro primo incontro. Dopotutto fu lei il principale motivo della mia scelta di quella casa e sempre lei mi accolse per prima tra quelle mura, salvandomi dalla convivenza con il mio zio prete. In quell'anno passato insieme, ero riuscito a provare simpatia, affetto e comprensione sia per lei, sia per il mondo per il quale faceva parte. Non dobbiamo dimenticare che è sempre per merito suo se ho conosciuto Mary ed Andrea. Senza di lei, senza quella casa, non avrei mai iniziato a conoscere meglio Andrea e lei, forse, non sarebbe mai riuscita ad uscire di casa ed a relazionarsi con il mondo. Nonostante tutto, Linda era una pietra miliare di tutti i nostri rapporti, potrei perfettamente dire che è stata la "prima pietra" delle mie disavventure a Roma. Quindi dovreste capire il mio grado di dispiacere per non poterla vedere mai più. Soprattutto quando si presentava solo con una camicetta e con una tanga... I sabati mattina felici... Ma quelle cose mancheranno di più al piccolo Wolf.

«Non combinare guai.»

Affermò prendendo le valigie ed uscendo dalla porta della camera. Lasciandomi con un magone incredibilmente grande e con un solo pensiero per la testa.

«Devo trovare subito un'altra casa se non voglio trovarmi a dormire sotto un ponte!»

In quel momento di panico, presi in mano il computer ed incominciai a cercare ogni forma di abitazione nei pressi della Tuscolana con un prezzo accessibile. Presi in considerazione tutti i siti possibili ed immaginabili, mi mancava di controllare anche nelle bacheche erotiche o sugli annunci per la compravendita di mobili...

«Questa è troppo cara... Questa è troppo piccola... Questa è una chiesa salesiana...»

Dopo tre buone ore passate sul web alla ricerca della casa, intervallate da piccole pause youtubiche, programmazioni per la pagina dei Simpson che gestivo e varie soste al bagno, dovetti innalzare bandiera bianca ed ammettere la mia umiliante sconfitta.

«Non ci sono in giro case accessibili in affitto per una sola persona... Mi tocca trovarmi altri coinquilini.»

Detto ciò, aspettai il ritorno di Andrea e Mary dalla passeggiata, per poterle proporre di trovare una casa tutti insieme, così da poter dividere l'affitto di una intera casa in tre e così da risparmiare sui costi delle bollette. Non appena sentii la maniglia della porta aprirsi, mi precipitai al cospetto della porta in ginocchio per pregare le mie coinquiline di rimanere tali ancora per un altro anno, altrimenti mi sarebbe toccato vivere per strada come i barboni o come gli allenatori di Pokemon. Non appena la porta si aprì, mi si raggelò il sangue per il terrore. Dinanzi a me c'erano Andrea e Mary, anche loro con il viso paralizzato, che accompagnavano all'interno della casa una persona che avevano conosciuto in passato e che, soprattutto Andrea, avevano dovuto affrontare in maniera piuttosto diretta. La trovarono in giro per la Tuscolana, intenta a trovare la strada della nostra abitazione, ed aveva il cellulare scarico, perciò non riuscì a contattarmi per potermi costringere a prenderla alla stazione dei pullman.

«Che giorno è oggi?»

Mi domandai puntando un occhio sul calendario del cellulare e notando che era il 30 luglio. Mi ero completamente scordato, a causa di esami e della mia stupidità, che quel giorno sarebbe arrivata a Roma una calamità peggiore delle piaghe d'Egitto.

«Questo è il giorno in cui moriremo.»

Affermò tristemente il piccolo Wolf. Questo era il giorno del ritorno a Roma da parte di mia madre.

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