Libro 3: 13) Macigno doloroso

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Molti, in questo momento, staranno pensando:

«Povero Leo! Adesso si lamenterà della sua friendzone per tutto il capitolo e noi, da bravi imbecilli, dovremmo consolarlo o prenderlo per in giro postando la sua storia in qualche pagina su Facebook.»

Ebbene mi dispiace deludervi, ma io sto bene. Nonostante un rifiuto faccia sempre male, dato che esponi il tuo cuore all'aria aperta con il conseguente rischio di vederlo pugnalato, in quell'occasione non c'ero rimasto distrutto, moralmente parlando. Di solito, quando si ricevono dei due di picche del genere, si passano le prossime due settimane a piangere a casa e non hai più voglia di vedere il mondo attorno a te. Ma io stavo bene. Non capisco molto bene il motivo, ma non provavo quel senso di angoscia che si prova quando qualcuna che ti piace ti dice che il sentimento non è ricambiato.

«Forse è perché ha chiuso ogni possibile chance con quel "no". Sai com'è... Certe volte le ragazze lasciano sempre uno spiraglio di possibilità per non ferirci troppo con frasi del tipo "non posso stare con te per ora" o robe del genere. Con quel "no" secco, ha chiuso tutte le possibilità di un futuro insieme, così da aprire più facilmente il sentiero verso una futura amicizia.»

Il ragionamento del piccolo Wolf filava e, nonostante non mi piacesse ammetterlo, Mirtilla mi aveva trattato in maniera corretta. Prima ha ammesso che non sapeva cosa provasse per me, poi ha chiuso i ponti quando le ho chiesto una risposta scaturita dal suo cuore in quel momento. Se tutte le ragazze/i "friendzonassero" in tal modo i propri amici, potete stare certi che non ci sarebbe stata alcuna guerra in passato. E non parlo delle guerre con armi e bombe, ma quelle che ci sono nei social e che mettono in risalto la delusione amorosa di un povero cristo che aveva avuto il coraggio di dichiararsi e che ha visto tutti i suoi sogni infranti con un messaggio su WhatsApp. Per fortuna, questo non era il mio caso, dato che mi ero dichiarato a voce e non tramite messaggio. Se bisogna combattere, bisogna sempre farlo in prima persona, armati di katana, e non con virus che potrebbero portarti ad una lenta agonia e potrebbe indebolire il tuo sistema cardiocircolatorio. Per questo la guerra fredda è stato un fiasco. Come si sono vinte le prime due guerre mondiali? Con il sacrificio di migliaia di soldati e non con delle armi batteriologiche.

«E la guerra del Vietnam?»

Chiese il piccolo Wolf per spiazzarmi.

«Touché.»

Ma, tornando alla storia, avevo ben digerito il no di Mirtilla, salutandola dopo quella frase e dicendole di non preoccuparsi per me e che nulla sarebbe cambiato nei nostri rapporti. In quel momento ci credevo per davvero, dato che non avevo alcun dolore nel petto. Nessuna freccia era riuscita a scalfire il mio duro e freddo cuore. Una volta tornato a casa, trovai Mary sul divano del soggiorno, intenta a studiare malattie infettive con in mano una tazza di cioccolata calda.

«Ciao! Com'è andata?»

Mi domandò con gli occhi che le brillavano, quasi come se sapesse quali fossero le mie intenzioni oggi.

«Cosa intendi?»

Le chiesi, fingendo di non sapere di cosa stesse parlando.

«Non ti sei dichiarato a Mirtilla?»

La guardai stupito ed anche un po' scettico delle mie capacità attoriali. Si notava così tanto la mia cotta per lei?

«Ah... Ti riferisci a quello... Diciamo non troppo bene.»

Le risposi in maniera vaga per non destare troppi sospetti sul fatto che ero stato appena rifiutato e non friendzonato. Un conto è il rifiuto con un secco "no" ed un altro è una friendzone con "ti vedo solo come un amico". Sono due cose differenti e ci tengo a far notare la differenza. La friendzone è uno stato in cui si vede l'altra persona come un amico, come un compagno con cui non andresti mai a letto perché "ci tieni troppo a lui" e che fa molto più male di un rifiuto vero e proprio, perché non si riesce ad accettare il fatto di restare amico con una persona che ti ha detto ciò. La friendzone è uno stato mentale in cui, noi rifiutati, ci rifugiamo per poter focalizzare le nostre pene amorose verso qualcuno che non ci ricambia e che ci prende anche un po' in giro. Credo che il primo caso di friendzone che io abbia mai visto sia stato durante il terzo episodio della prima stagione di Scrubs, nel quale JD perde il momento giusto per baciare Elliot e, se non la baciava entro le 48 ore successive, il povero dottore sarebbe finito nella tremenda stanza della friendzone.

«Mi dispiace. Avrei giurato che vi sareste messi insieme.»

Mi confidò la studentessa di medicina posando il libro sul tavolo.

«Ne vuoi parlare?»

Mi guardò come se fossi un piccolo cerbiatto ferito e necessitante di coccole dopo che hanno sparato alla sua mamma. Peccato che la mia vera madre avrebbe ricoperto il ruolo del cacciatore nella realtà.

«Non ti preoccupare. Ho solo voglia di farmi una doccia e giocare a qualcosa. Grazie per il pensiero.»

E fu proprio quello che feci: una doccia e due giorni di videogames. Non mi guardate male... Ho giocato a Kingdom Hearts 2 sull'emulatore della Ps2 sul computer. Consideratela una vittoria per un povero videogiocatore che non sapeva come passare il weekend da solo. Purtroppo, però, dopo due giorni avvenne il fattaccio. Stranamente, quel lunedì non avevo lezione, così potevo continuare a giocare al computer ed a scrivere il mio libro in santa pace. Tutto filava liscio ed era quasi l'ora di pranzo, finché non mi arrivò un messaggio.

«Ti devo parlare. Sei all'università?»

Era un messaggio da parte di Mirtilla. Non so spiegarvi il perché, ma quel messaggio riaccese la fiamma, quasi del tutto spenta, della mia cotta e mi fece incendiare il cuore, portandomi a pensare che forse avevo ancora una possibilità e che lei c'aveva ripensato.

«Si, perché?»

Mentii spudoratamente mentre cercavo di infilarmi i calzini ed i pantaloni per poter volare verso l'università con il primo pullman di passaggio.

«Ti va di vederci all'ora di pranzo?»

Avrei preso il pullman in corsa per poter arrivare puntuale, dato che mancavano solo trenta minuti, o avrei imparato il teletrasporto ai danni di Goku che ne possedeva i copyright. Non vi sto nemmeno a dire cosa provavo in quel momento e cosa stavo pensando dopo aver messo il primo piede nel marciapiede che portava verso la facoltà. Ok... Ve lo dico...

«Un piccolo passo per un lupo, ma un grande passo per la figa!»

Ero un pochino euforico e, quando incontrai Mirtilla nel cortile della facoltà di medicina, non riuscivo minimamente a nasconderlo. Doveva essere la mia ribalta! Il mio film romantico con la pioggia che scendeva delicatamente sul suo viso da fata e con me aggrappato a testa in giù vestito da ragno gigante. Era il momento decisivo!

«Ti ho richiamato per chiudere definitamente questa storia. Non ho voglia di farti stare male e di farti stare in pensiero per una relazione che, ora che l'ho capito, non ci sarà mai. Quindi, scusami Leo, ma la mia risposta è rimasta un "no".»

Macigno da cento tonnellate in testa ed infarto in corso.

«Allarme! Allarme! Lo stiamo perdendo!»

Mi aveva richiamato perché, secondo lei, non avevamo chiuso il discorso di quella sera che per me era finita con quel "no" liberatorio mentre per lei era finita due giorni dopo, così da avere il tempo di pensare a cosa provasse per davvero per me. JD aveva ragione sulle 48 ore... Ma era necessario? Io stavo in pace con l'anima e non c'ero rimasto troppo male! Con quel messaggio, la speranza era risorta tipo Gesù a Pasqua e mi ero già immaginato i nostri tre bambini ed un possibile futuro insieme! Era proprio necessario aprire così profondamente una ferita superficiale come quella? Lei pensava di fare soltanto del bene con quel gesto, ma in realtà mi aveva ferito come non mai, dato che aveva calpestato una speranza nata e vissuta in meno di mezz'ora.

«Mi dispiace, spero che possiamo rimanere amici e che questo non influisca la tua esperienza nel coro.»

Detto questo, se ne andò per andare a mangiare, lasciandomi muto, sbiancato e privo di forze. Da lontano, solo una voce arrivò a confortarmi. Era quella del piccolo Wolf che, ricordando le frasi di un noto Youtuber di cui provavo un leggero odio, cercò di tirarmi su il morale.

«Eh! Volevi! Volev... Guarda che faccia! Guarda che faccia! Non se l'aspettava.»


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