4. è questo che volete?! che mi butti da un ponte?!

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<< ASPETTA, COSA? >>

<< e dai, non sarà così male, potremmo passare la vacanze tutti e quattro insieme come quando eravate piccole >> dice mia madre cercando di sdrammatizzare la situazione, ma a giudicare dall'espressione di mia sorella, e non oso immaginare la mia, direi con scarsi risultati...

Osservo Emma diventare dello stesso colore di un peperone, tanto che mi aspetto che esploda da un momento all'altro. << ok, statemi a sentire: io vi voglio bene, tanto, e siete la mia adorata famiglia, ma... Stare tre mesi vedendo solo e solamente le vostre tre facce e nessun'altra, mi farà impazzire e mi farà buttare giù da un ponte, e immagino che a Miami ci siano dei ponti, quindi è questo che volete? Che mi butti da un ponte?>> Strepita.

<< bene allora vorrà dire che ti compreremo delle ginocchiere e un casco, ma niente da fare, si va a Miami! >> Le risponde mia madre alzandosi e dando una pacca di conforto sulla spalla mia e di Emma.

<< e come faremo io e Stella? Abbiamo dei progetti per le vacanze con i nostri amici >> fa un tentativo vano mia sorella, e tutti in questa stanza, compresa lei stessa sappiamo che è decisamente una misera scusa, visto che io non ho amici e i miei unici "piani" per l'estate sono riuscire a leggere almeno dieci libri in un mese e scrivere quando ne sento la necessità. A questo punto si alza anche mio padre dicendo: << beh rimandate i vostri programmi a settembre, ah e preparate le valigie, si parte domattina presto, abbiamo il volo alle nove in punto! >> Mi stanno prendendo in giro?

Ad essere onestà per me non fa alcuna differenza, insomma si, Cristina mi aveva chiesto di accompagnarla ad un paio di feste la prossima settimana, e in questo modo ho già una scusa per non andarci. E poi pensandoci bene sarà perfetto, insomma andare in un posto dove nessuno mi conosce e mi guarderà come se fossi un'asociale emo depresso, e in più non dovrò prendermi il disturbo di sorridere ne di parlare con nessuno... l'unica pecca è quella del poco tempo per preparare i bagagli.

<<sai papà esiste una parola del vocabolario che personalmente adoro, si chiama "preavviso" ti dice qualcosa?>> Dico seguendolo in cucina con mia sorella alle spalle.

<<lo so, avete ragione ma l'ho saputo all'ultimo momento e non volevo dirvelo finché non fosse sicuro>> mi risponde tirando fuori gli ingredienti dal frigo per farsi un sandwich.

Alzo un sopracciglio, <<scusami, noi siamo sull'orlo di una crisi di nervi e tu mangi?>>

<<che c'è? Avevo fame>> mi dice addentando il suo panino e io alzo gli occhi al cielo. Torno in camera mia, prendo dallo zaino il mio quaderno, il cellulare e una penna, dopodiché torno in salone.

<< io esco, ciao >> annuncio mentre il mio corpo si trascina da solo verso la porta, esco di casa ancora prima di sentire la loro risposta, mi dirigo verso un parco che si trova ad un isolato da casa mia; ci vado spesso per pensare, sapete, a volte mi sento come se non facessi parte di tutto questo, e per "tutto" intendo il resto del mondo in generale... Ed è una brutta sensazione, sentire di non appartenere a niente e a nessuno, amo la mia famiglia e adoro Cristina ma, sentirsi parte integrante di qualcosa è diverso. Non so cosa si provi ad essere "qualcuno" per qualcuno, quel "qualcuno" senza il quale non puoi respirare. Ma va bene così, non ho bisogno di nessuno, le persone se ne vanno sempre, per un motivo o per un altro, è inevitabile... L'unica cosa di cui so di aver veramente bisogno, è il camice bianco, lo sogno da così tanto tempo che non ricordo di aver mai avuto un'altro obbiettivo in tutta la mia vita.

Il camice non mi lascerà mai sola, non mi deluderà, non mi spezzerà il cuore, non mi farà sentire trascurata, non mi farà sentire impotente ed esclusa, mi farà solo stare bene...

Nulla è per caso (DA REVISIONARE/ COMPLETARE)Where stories live. Discover now