53. Dove il tempo è congelato

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Non dovrebbe importarmi.

Non dovrebbe importarmi niente di cosa o chi lo fa andare avanti. Eppure non riesco a cacciare via la sensazione di fastidio e sgomento nel sentire quel nome: Aurora.

Questa ragazza, chiunque lei sia, da un motivo a questo ragazzo con il mondo sulle spalle davanti a me di non crollare. Un motivo per non mollare.

Istintivamente mi allontano di due passi, aumentando la distanza fra noi per concedermi di riprendere fiato e di ricominciare a respirare.

Lui non si muove, non reagisce ai miei movimenti.

Deduco che il nostro momento delle confessioni sia finito perché quel sorrisetto divertito e malizioso che gli avrò visto almeno mille volte sulle labbra da quando lo conosco torna indietro. Sorride e si avvicina nuovamente di un passo. <<sei gelosa cosina?>>

Alzo un sopracciglio irritata. Gelosa? Perché mai dovrei essere gelosa di lui?

La risposta è no, non sono gelosa. Eppure la sensazione che provo alla bocca dello stomaco è innegabile.

Non ho idea di cosa provo, ma non ho la minima intenzione di dargliela vinta.

Ad essere sincera non saprei davvero cosa rispondere a questa domanda, per cui decido di adottare i suoi stessi metodi contro di lui

<<ti piacerebbe che lo fossi?>> lo provoco evitando di rispondere alla domanda.

Ogni briciolo delle emozioni che avevo intravisto appena poco fa nei suoi occhi svanisce, sostituito da uno sguardo affamato di sfida. Sento i suoi occhi passarmi su tutto il corpo senza saltare neanche un solo centimetro.

<<mi piacerebbe che tu fossi tante cose per me>>

Rabbrividisco istantaneamente nel sentire la voce roca con cui pronuncia quelle parole e il suo sguardo di fuoco addosso.

Una scarica elettrica mi passa in tutto il corpo e non riesco ad evitare la pelle d'oca che in un attimo mi affiora sulla pelle.

Lui si avvicina lentamente, un passo alla volta, osservandomi come se volesse sbranarmi. Distruggermi una volta per tutte.

Istintivamente indietreggio con i brividi sulla pelle e lo stomaco attorcigliato.

Indietreggio quanto più possibile seguendo attentamente i suoi movimenti: lui fa un passo in avanti ed io uno indietro.

Cerco di pensare a qualcosa da dire, di chiedergli di smetterla, di farla finita, ma ho la gola completamente secca e quando provo a parlare non esce alcun suono.

La sua espressione si fa più concentrata, come se stesse calcolando ogni mia singola mossa, adora avere il comando della situazione.

<<hai paura di me cosina?>>

Faccio per indietreggiare ancora, ma mi blocco di colpo e per poco non cado sentendomi la schiena bloccata contro il muretto che mi separa dal vuoto.

Esattamente come la prima volta, gli piace mettermi in trappola, farmi sapere che è lui a decidere. Lui vuole decidere quando iniziare e quando finire. Ed io, esattamente come la prima volta, non posso scappare. Sono in trappola, di nuovo. E lui ne è totalmente inebriato.

Compiendo l'ultimo passo e annullando così quel poco di distanza che avevo in vano cercato di creare, poggia le mani sul muretto esattamente ai due lati dei miei fianchi immobilizzandomi completamente e privandomi completamente di qualunque possibilità di fuga.

Riesco a sentire il calore del suo corpo addosso, il suo viso ad un centimetro dal mio, il suo respiro caldo mi accarezza le guance.

Quel sorriso diabolico non accenna a sparire e con tono serio dice: <<hai paura di quello che provi vero?>>

Nulla è per caso (DA REVISIONARE/ COMPLETARE)Where stories live. Discover now