54-Che vuoi? Un autografo?

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Appena scesi dall'aereo abbiamo preso un taxi, alla ricerca dell'hotel che aveva prenotato Niccolò per questi giorni. Arrivati di fronte quasi non credevo ai miei occhi data la vastità dello stabile, ma cercai di non farlo notare troppo. La nostra stanza sta all'ultimo piano ma devo dire che ne vale veramente la pena data la vista mozzafiato che abbiamo dal balcone. E' qui infatti che mi trovo, ad aspettare che Niccolò finisca di sistemare la sua roba mentre con gli occhi sono attenta a catturare ogni minimo particolare di questa città.

"Beh?" eccolo che mi raggiunge, reggendosi da un lato sulla porta finestra del balcone spalancata.

"Beh cosa?" mi fingo disinteressata non nascondendo però un sorriso spontaneo.

"Ti piace o no?"

Allora mi giro verso di lui, che vedo avvicinarsi passo per passo fino ad arrivare di fianco a me con le mani sulla ringhiera.

"E' perfetto" affermo sicura lanciandogli uno sguardo veloce, mentre percepisco i suoi occhi ancora ben fissi su di me. Mi volto di nuovo constatando che le mie teorie sono ben fondate.

"Cosa?" domando con un'alzata di spalle. Il suo mezzo sorriso mi contagia e per qualche secondo mi torna in mente un momento preciso di qualche anno fa.

Flashback

"Che vuoi? Un autografo?" chiese irritata la ragazza.

Niccolò in risposta scosse la testa un paio di volte senza riuscire a togliersi il sorriso di dosso. Era circa la terza volta che gli capitava di parlare con Emma Russo e più passava il tempo, più si incuriosiva.

"Sinceramente, c'è qualcos'altro che vorrei" la stuzzicò lui, andandole a prendere tra le dita una ciocca di capelli bruni.

"Tieni le tue battutine del cazzo per qualcun'altra Moriconi" scrostò la mano del moro dal suo viso quasi violentemente. In verità stava trattenendo un sorriso, nonostante la parte ragionevole di sé lottasse per non cedere.

"Da me non otterrai mai nulla" aggiunse infatti con lo sguardo altrove.

"Dici?"

"Dico"

Il ragazzo sbuffò mezzo divertito.

"Convinta tu"

Fine flashback

"Grazie Niccolò, sei il fidanzato migliore del mondo ti amo tanto" scimmiotta la mia voce come per farmi tornare con i piedi per terra e la testa un po' meno tra le nuvole.

"Ti ho già ringraziato cretino" gli tiro un leggero schiaffo sulla spalla ridendo di sfuggita.

"Giusto, dimenticavo che sto con la persona più apatica di questo mondo" ricorda più che a me a sè stesso, anche se ora ho in mente tutto tranne che le sue critiche appositamente create per farmi innervosire. Sappiamo bene entrambi che con lui divento l'esatto opposto di quello che sono con tutto il resto, che ormai lui mi ha vista in ogni condizione e che non mi vergogno di mostrarmi per come sono davvero quando sono in sua compagnia.

"Te non me la racconti giusta" mi squadra da capo a piedi, costringendomi poi a voltare il capo verso di lui.

"Stai troppo pensierosa per i miei gusti" lo lascio fare, concedendo anche a me stessa un po' di pace nelle sue iridi nocciola, nelle quali riesco a sentirmi meno sola ogni volta che mi capita di cascarci. Subito mi si para davanti l'immagine della prima volta che ho preso tra le braccia Mattia, notando l'uguaglianza quasi impressionante dei suoi occhioni con quelli di Niccolò.

"Mi manca già la pulce" ammetto senza neanche rendermene conto.

"Ecco, lo sapevo che c'avevi qualcosa!" esclama lui come se avesse appena vinto alla lotteria. Io invece abbasso lo sguardo, sentendo subito dopo le sue mani nelle mie.

"Ehi, anche a me manca sai?" tenta di tirarmi su il morale.

"Però guarda il lato positivo" solo adesso alzo di nuovo gli occhi verso il suo viso, sul quale è presente il solito ghigno malizioso. Ancora qualche secondo e sento due labbra premere sulle mie con insistenza, lasciandomi un'attimo incredula.

"Ora posso farlo senza che nessuno dei due debba correre in un'altra stanza a calmare una voce frignosa" sussurra ancora a troppa poca distanza dal mio viso. Proprio per questo prendo il suo tra le mani ripetendo l'azione di poco fa.

"Allora sfruttiamo l'occasione, no?" ammetto con un filo di voce nel breve tempo che impieghiamo per riprendere fiato.

"Eccola la mia signorina Russo" sorride sulle mie labbra prima di prendermi per mano e trascinarmi nel bagno. Lo guardo storto per qualche secondo ma capisco le sue intenzioni nel momento in cui sento il rumore dell'acqua. Senza distogliere nemmeno un istante i suoi occhi dai miei, si sfila lentamente la maglietta per poi passare ai pantaloni. Rimango a fissarlo incantata fino a quando mi accorgo di essere ancora completamente vestita. Sto per fare lo stesso quando le sue mani non mi precedono, prendendo il cotone della mia maglia tra le dita.

Non diciamo nemmeno una parola, neanche quando ancora mano nella mano, entriamo nella doccia lasciando che il getto d'acqua calda scorra sulle nostre teste, bagnando di conseguenza i capelli di entrambi. Restiamo a guardarci fino a quando proprio io non mi alzo sulle punte dei piedi e intreccio le nostre lingue, come se nulla al mondo adesso sia più importante di noi due.
E per questi momenti infiniti stacco la spina, dimentico il resto, metto da parte ogni cosa, poiché quella più importante l'ho al mio fianco.

***

"Prova a farmi ancora il solletico e finisce male" lo avviso portandogli un dito contro. Nonostante questo però continua a ridere a crepapelle riuscendo a contagiarmi per quel poco che è possibile. Per questo prendo il lenzuolo tra le mani e me lo porto fin sopra la testa, dando le spalle al suo lato del letto.

"Tanto lo sappiamo tutti e due che non mi sai resistere" continua a pavoneggiarsi. 

"Per di più se sono senza filtri, amore" aggiunge a bassa voce facendomi balzare in piedi. Scuoto la testa senza speranze.

"Dovresti farmi schifo" gli faccio notare.

"Invece mi ami" sorride.

Dannazione.

"Tappati quella boccaccia vah" lo liquido senza troppi giri di parole tornando spaparanzata sul materasso. Nemmeno chiudo gli occhi però che un esemplare di Niccolò Moriconi mi intrappola tra le sue braccia.

"Non sono un peluche"

"Mh" comincia a lasciarmi brevi baci sulla spalla scoperta, salendo fino al collo sopra il quale si sofferma qualche secondo di più.
Poi la voce di Vasco rimbomba tra le mura, che subito riconosco come suoneria di Niccolò. Ci lanciamo uno sguardo perso prima di fregarcene e continuare ciò che stiamo facendo. Quando però la sentiamo per la seconda volta, a malavoglia ci alziamo dal letto. Accetta la chiamata e mette in vivavoce nel momento in cui legge il nome sullo schermo.

"Niccolò?"

Papà.

"Roberto, è successo qualcosa?" domanda con un briciolo di timore nella voce.

"Oh tranquillo, il piccolo sta benissimo, anzi. Cercavo Emma in realtà però ha il telefono spento a quanto pare" sento la voce di mio padre più roca del solito, e subito mi ricordo del fuso orario presente tra Los Angeles e Roma e che quindi si sarà appena svegliato.

"Papà, sono io. Che succede?" decido di intromettermi a questo punto. Lo sento sospirare pesantemente prima di cominciare a parlare.

"Non volevo allarmarti prima per non rovinare il tuo regalo di compleanno, però adesso la situazione si è aggravata e penso sia giusto avvisarti" comincio a preoccuparmi seriamente dato il suo tono serio.

"Che cosa?"

"La nonna è in ospedale"

Restami Vicino||ultimoWhere stories live. Discover now