53-Il mondo non lo sento

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"Siamo arrivati?" domanda per la centesima volta con la voce tremante.

"Nicco saranno passate massimo tre ore da quando siamo saliti"

"E quante ne mancano ancora?"

"Più del doppio"

In risposta ricevo un verso isterico da parte sua mentre io cerco in tutti i modi possibili di non ridergli in faccia date le sue reazioni esagerate.
Avevamo la partenza questa mattina, nonostante le mie infinite preoccupazioni non avendo assolutamente nulla sotto controllo questa volta. Dopo aver salutato tutti i miserabili infatti, ho dovuto affrontare la parte più difficile, ovvero lasciare Mattia. Certo, stiamo parlando di una settimana che passerà in compagnia di mio padre, unico uomo per il quale sarei capace di tagliarmi una mano sulla fiducia, ma rimane pur sempre il primo periodo che passo senza mio figlio da quando è venuto alla luce.
Niccolò di certo ha cercato di mascherarlo più di me ma sono sicura al cento per cento che anche a lui mancherà giocare con un mini sè stesso in giro per casa.

"Non sono sicuro di farcela" scuote la testa serio un paio di volte prima di afferrarmi il braccio sinistro e stringerlo tra le braccia come fosse un cuscino.

"Addormentati no?" provo a tranquillizzarlo ma la mia domanda sembra solo procurargli più paranoie.

"Ma sei fuori?! E poi chi ti cura a te? Se succede qualcosa? Se ti senti male? Se poi cade l'aereo?" non trattengo una risata alle sue mille supposizioni.

"Ho venticinque anni non due" scuoto la testa sconfitta.

"E poi sei tu quello che ha scelto Los Angeles come meta nonostante la paura degli aerei" gli accarezzo dolcemente i capelli ed un sorriso si fa spazio sul mio volto al solo pensare che tra non molto mi troverò nella mia città del cuore.

"Senta signorina, appunto per questo deve apprezzare l'impegno perchè l'ho fatto solo ed esclusivamente per lei quindi stia muta e mi lasci soffrire in pace, grazie" alza di poco la testa per guardarmi negli occhi tornando poi nella stessa posizione di prima. Guardo fuori dall'oblò, perdendomi con lo sguardo tra le nuvole nelle quali sembriamo immersi e che effettivamente stiamo attraversando. La verità è che questa è la prima volta che viaggio in aereo poichè sono sempre stata spaventata nel profondo all'idea di volare. Eppure adesso, anche se ho accanto la persona meno rassicurante del mondo sotto questo campo, ogni timore sembra essere completamente svanito nel nulla.

"Che pensi?" la sua voce è tornata serena per quel poco che gli è possibile ed infatti voltandomi verso di lui noto che sul viso ha assunto un'espressione decisamente più rilassata.

"Nulla" alzo le spalle.

"Eddai! Che siamo in quinto liceo?" si mette seduto più comodamente lasciando spuntare due fossette sulla guancia.

"Davvero Nì, niente di importante" ripeto sicura. Lo sento farsi più vicino a me fino a quando non arriva a pochi centimetri dal mio orecchio.

"Però io voglio saperlo lo stesso" sussurra facendomi rabbrividire.

"Non è niente cretino, smettila di farti film e dormi" rido nel vedere sua faccia da finto offeso che subito torna spaparanzata sul mio braccio alla ricerca di un briciolo di sonno, che quasi  siuramente non riuscirà a prendere. Continuo ad osservare il paesaggio fuori, lasciando di tanto in tanto qualche bacio tra i capelli del moro che nel frattempo sembra aver trovato una posizione più comoda. Infatti sbuffa sonoramente stendendosi il più possibile arrivando con la testa sulle mie gambe. Sono a un passo dal fargli notare che non mi sembra il caso di occupare così tanto spazio ma appena sento le sue braccia attorcigliarsi attorno a me le parole mi muoiono in gola. Rimango a guardarlo con un sorriso stampato sul volto, ripetendomi in testa quanto io sia dannatamente fortunata ad averlo, nonostante tutto.

"Penso che quando sto con te, il mondo non lo sento"

***

Sento due mani accarezzarmi dolcemente il viso, invitandomi pian piano ad aprire gli occhi suppongo. Non ho dubbi che si tratti di lui, riconoscerei il suo tocco tra altri mille. Infatti nel momento in cui apro di poco gli occhi e scorgo il suo viso a pochi centimetri dal mio, mi siracchio per poi aprire gli occhi definitivamente.

"Buongiorno bimba" mi lascia un bacio sulle labbra.

"Dove siamo?" domando dopo aver ripreso un minimo di lucidità.

"Tra poco atterriamo"  lo sento dire cercando palesemente di mascherare la paura che in realtà si porta dentro, ora presente in particolar modo.

"Ehi tranquillo ok?" prendo la sua mano nella mia, stringendola forte per trasmettergli un po' di sicurezza, quella che in qualche strano modo riesco ad avere molto più di lui.

Ancora qualche secondo di panico, durante il quale sento imprecazioni e scongiuri da parte del moro, prontamente stretto a me con gli occhi chiusi, e ci ritroviamo finalmente sani e salvi su terra ferma.

"Siamo vivi?"

"Vivi e vegeti"

Tira un sospiro di sollievo riuscendo a strapparmi un sorriso. 

"Che ti riti te?"

"Niente niente..." scuoto la testa una seconda volta non riuscendo a reprimere il viso sul volto.

"Si, come prima che non pensavi a nulla però il mondo non lo senti se ci sto io eh?" sorride da un lato mentre io strabuzzo gli occhi. Non mi posso vedere ma potrei scommettere di essere arrostita seppur di poco e perciò mi affretto a coprirmi per evitare di farlo notare a Niccolò. Non appena mi volto però, due braccia mi cingono i fianchi non permettendomi di muovermi da lì.

"Mi rendi la persona più felice del mondo tutte le volte che mi dici così" mi rivela all'orecchio mentre io rifugio la testa sul suo petto.

"Però adesso dobbiamo scendere da qui amò" mi riporta coi piedi per terra. Mi stacco da lui percorrendo sempre mano nella mano il corridoio lungo, fino a quando non scendiamo dal veicolo.

SPAZIO AUTRICE
Perdonate lo schifo


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