8-Sesto senso

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Mi sembra di essere tornata bambina, a stare da sola su questo letto così grande. La stanza è vuota, i mobili sembrano avere occhi ed io mi sento particolarmente osservata nonostante sappia alla perfezione che non ci sia nessuno a guardarmi ora. Allargo le braccia sul materasso e verifico che ci sto dentro al pelo anche così, eppure solo a guardare il suo lato spoglio mi fa cadere di nuovo nel bel mezzo delle mille domande che nemmeno mi pongo più, per paura delle loro risposte.

"Hai fame?" senza preavviso Desirè apre la porta della camera da letto, trovandomi accovacciata sul mio cuscino. Tra le mani ha un vassoio con sopra un piatto di pasta che però non riesco a vedere bene, un bicchiere d'acqua e del pane. Saranno un paio di giorni che mi fa compagnia in casa, accettando la mia scelta di non volermi muovere da qui. È vero, stare tra queste mura mi ricorda lui, ma è l'unico modo che ho per sentirlo accanto a me. Poi se dovesse tornare a casa non voglio che la trovi vuota, io avevo detto che non mi sarei mossa. Perciò ha deciso lei stessa, con il consenso di Cocco ovviamente, di prendere la sua roba e trasferirsi qui per un po', giusto il tempo di farmi metabolizzare la notizia dell'avere in grembo una creatura e che per i prossimi nove mesi dovrò fare meno sforzi possibili.

"Non tanto" quando me la appoggia sulle ginocchia posso ben notare che si tratta di una semplicissima pasta in bianco, d'altronde ho sempre saputo che Desi non è per niente una brava cuoca quindi suppongo abbia preferito non rischiare e andare sul sicuro.

"Non mi interessa, ora mangi" se ne frega altamente delle mie parole prendendo posto al mio fianco, per accertarsi che io metta in bocca qualcosa. Guardo con disgusto il piatto chiedendole pietà con gli occhi, gesto che non accoglie dato che fa il boccone al mio posto, come una mamma con la bambina piccola.

"Non mi va" allontano il piatto da me giusto di qualche millimetro.

"Senti amò, ho capito che adesso dormi ventiquattro ore su ventiquattro e probabilmente non ti rendi più conto che i giorni passano, ma è quasi una settimana che a stento bevi un bicchiere d'acqua. Se non vuoi farlo per te farlo per il bimbo" mi posa una mano sulla pancia ed io non posso fare a meno di sorridere.

"O per la bimba" aggiungo sfoggiando un sorriso. Per me è indifferente il sesso, però ammetto che mi piacerebbe avere una piccolina, per darle forse quello che a me è stato negato.

"Non so di che cosa si tratta, ma qualcosa mi dice che sarà un maschio" sorride anche lei, ricordandomi senza volerlo Nic e le sue strane convinzioni di quest'estate.

"Poi se arriva una bambina, il sesto senso però ce l'ho io" preciso puntandole un dito sul petto, rilasciando una mezza risata in risposta al suo sorriso beffardo.

"E va bene" mi arrendo imboccando due penne. Tra l'altro questa pasta è troppo cotta, nemmeno piatto in bianco è capace di fare?

"Senti Emma posso chiederti una cosa?" tutt'un tratto è diventata seria, quasi intimorita da una mia possibile reazione.

"Certo" poggio la forchetta nuovamente sul vassoio, dandole tutta la mia attenzione.

"Però tu non ti incazzare, non fare niente e continua a mangiare che sennò siamo qui anche domani mattina ok?" mette in chiaro, allora dopo aver bevuto un sorso riprendo in mano la forchetta e faccio finta di mangiare.

"Muoviti che mi metti ansia" la incito a parlare, allora prende un bel respiro.

"Che fine ha fatto Niccolò?" il boccone che stavo ingerendo per poco non mi si ferma in gola, mentre cerco di mantenere la calma, almeno davanti a lei.

"Insomma gli hai scritto vero?"

"Ovvio" prendo il telefono per farle verificare con i suoi occhi, così che anche lei possa notare il visualizzato che mi ha lasciato senza alcuna risposta. Sinceramente ci sono rimasta malissimo, soprattutto perché di certo non avrà preso la situazione con la giusta importanza che le deve essere attribuita.
Certo, non può sapere di cosa si tratta non lo biasimo, ma dal momento in cui lo avviso che è importante dovrebbe prendermi più sul serio e non lasciarmi quelle due linee blu al messaggio, manco fossimo dei ragazzini di tredici anni.

"Sei seria?" sbatte le palpebre un paio di volte scorrendo anche giusto poco più su, vedendo che non è l'unica notifica a cui non ha dato risposta.

"Hai visto, no?" ripongo il telefono sul comodino ricominciando a mangiare mentre Desi è ancora palesemente stupefatta.

"Sembrerà che mi sto arrampicando sui vetri ma secondo me non è lui. Dai siamo sincere, è impossibile che non ti calcoli minimamente per settimane" dice tranquilla per niente sicura.

"Se non fosse lui avrebbe trovato un modo per cercarmi, con il telefono di Adri o Vanessa, che ne so, ma mi avrebbe contattata tramite altro" le espongo le mie idee. Ammetto che anche a me era passata per la testa l'ipotesi che poteva non essere lui al comando del telefono ma poi ci ho ragionato sopra e realizzato che sarebbe stato troppo surreale il fatto che nemmeno mi abbia sentita. Invece qualche volta mi ha chiamato, anche se con molta poca frequenza e per un tempo minimo.

"Quindi che hai intenzione di fare?"

"Aspetto, se entro tre o quattro giorni non entra da quella porta glielo dirò in chiamata o peggio ancora in messaggio" solo a pronunciare questa frase sento le guance andare a fuoco e con queste anche gli occhi.

"Dio ma ti sembra normale?" porto le mani nei capelli stringendoli forse un po' troppo forte.

"Uno diventa genitore e deve venirlo a sapere con una chiamata?!" alzo il tono della voce, senza farci caso però, andando avanti per la mia strada.

"Come glielo dico? Tipo ehi ciao Niccolò, forse non te lo ricordavi ma esisto anche io e da cinque anni ormai sei il mio ragazzo ed io la tua. Magari ti è sfuggito dalla testa anche il fatto che tu te ne sei andato per un tour negli stadi italiani lasciandomi a casa nostra quando io insistevo per accompagnarti ad ogni tappa.
E come se non bastasse mi hai abbandonata anche mentalmente oltre che fisicamente, riuscendo a troncare anche ogni tipo di conversazione che tentavo di avere nonostante la distanza. Ah un'ultima cosa, tra nove mesi diventerai padre ed io non so neanche se questo bambino lo desideri veramente o gli toccherà vivere con la costante di non essere accettato dall'uomo che lo ha generato" sputo parole non connesse tra loro, a tratti senza neanche un filo logico azzarderei. Eppure più ci penso più mi rendo conto di aver detto, in modo molto assolutamente troppo crudo, tutto quello che avrei da dirgli ad oggi.

Ma a quanto pare non ce ne sarà bisogno, perché la porta della camera si apre, mostrando l'ultima persona che mi sarei mai aspettata di vedere in questo momento

SPAZIO AUTRICE
Ansia ansietta ansiettina
Volevo farla ma non mi viene la rima

Restami Vicino||ultimoWhere stories live. Discover now