27-Sempre e solo tuo

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NICCOLÒ

Ho l'ansia alle stelle e sento che comincia a girarmi la testa. I miei passi avanti e indietro diventano sempre più incontrollati mentre il vociare della gente in sottofondo non fa altro che aumentare la tensione che è già in quantità industriale. Sicuramente anche con Emma le mie condizioni sarebbero state le stesse, ma sono anche certo che se ci fosse stata lei qui al mio fianco mi sarei calmato molto più facilmente. Invece adesso sono qui, da solo nel mio camerino, cercando di prendere respiri profondi per non farmi divorare dal panico.

Oggi è il grande giorno, l'ultima data del tour, forse quella più importante, perché sta proprio nella mia Roma. Il circo massimo, un traguardo che penso ogni artista sogna di raggiungere almeno una volta nella vita, e il fatto che io dopo soli tre anni di carriera ci sia già arrivato, mi manda fuori di testa.

"A Nì" mi scuote le spalle Adriano facendomi ripiombare sul pianeta terra.

"Cassio" sorrido ingenuamente cercando di nascondere ogni sfumatura di carattere che preferirei non mostrare.

"Stai pensando a lei?" domanda anche se già è a conoscenza della risposta.

"E a chi sennò?" faccio spallucce allungando il braccio verso il pacchetto di sigarette che ho posto sul tavolo.

"Metti via quella merda" mi ruba le sigarette, ricordandomi ingenuamente tutte le volte in cui era lei quella a impedirmi di fumarle. Ci ho scritto pure una canzone.

"E' la mia vita e ci faccio quel cazzo che mi pare" riprendo in mano la situazione, e anche l'accendino.

"Non puoi andare avanti così, la tua vita fuori dal palco adesso consiste nelle birre e nelle sigarette. Cosa penserebbe Emma se ti vedesse così?" prova a farmi ragionare nominandomela, ma altro non fa che aumentare la mia indifferenza verso le sue parole.

Da quel giorno io ed Emma non ci siamo più sentiti. Ho provato a cercarla in tutti i modi, fortunatamente non ha cambiato il numero di telefono ma mi ha detto esplicitamente, anche tramite Cocco e Desi, di smetterla di starle dietro. Adesso come non mai ha bisogno di stare da sola per poter ragionare sul da farsi. A pensarci anche a me non farebbe male un po' di solitudine, eppure in questo momento lei è l'unica persona che desidererei avere al mio fianco.

Chiudo gli occhi e immagino che sia qui con me. Di sicuro adesso mi avrebbe preso il viso tra le mani e avrebbe calmato le mie ansie con le sue solite battutine del cazzo sul mio essere ipocondriaco e paranoico allo stesso livello, avrebbe asciugato delle eventuali lacrime di nervoso e mi avrebbe stretto tra le sue braccia per poi concludere il tutto con le sue labbra premute sulle mie, per esprimermi quello che a parole non siamo capaci di dire.

"Certo che posso, ormai non sono più niente, me lo ha detto lei" butto fuori una nuvola di fumo grigia ricordando alcune delle sue ultime parole, nelle quali metteva bene in chiaro il fatto della sua non più appartenenza ad uno squilibrato come me. Perché è vero infondo, dopo tutto ciò che ho fatto non mi merita, per niente.

"Devi andare a riprendertela fratè, dico davvero, stai 'na merda da un mese ormai e a breve avrai un bambino se ricordi bene" ribadisce, come se non ci pensassi ogni fottuto secondo della giornata.

"Come cazzo faccio Adrià? Non mi vuole più vedere, sicuramente non mi permetterà nemmeno di conoscere mio figlio" sbatto un piede a terra, forse troppo violentemente.

"Le dimostri che non sei come hai fatto sembrare di essere, semplicemente" rido sarcastico.

"La fai facile" lo squadro male.

"Vuoi o non vuoi tornare a casa insieme a lei, svegliarti la mattina al suo fianco e non ad uno stupidissimo muro bianco, magari non per il bip della sveglia ma per le urla irritanti di un bimbo, che amerai alla follia?" mi fissa dritto negli occhi e io devo trattenermi dal non urlare, istinto che mi sta venendo quasi spontaneo nel realizzare di aver rovinato tutto per una cazzata.

Restami Vicino||ultimoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora