17-Non c'è niente da spiegare

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NICCOLÒ

Poco più di un mese e il tour sarà finito, anche se solo a pensare a quello che accadrà dopo sento i sensi di colpa divorarmi da capo a piedi. Tornerò a casa, tornerò da Emma e non saremo più solo noi due ad animare le mura della nostra villetta, ma anche una piccola creatura che ci riempirà le giornate ventiquattro ore su ventiquattro.

Non sono sicuro di essere pronto a diventare padre adesso, di certo tra qualche anno avrei preso la cosa in un modo diverso, ma d'altronde sono sempre stato io quello a volere un baby me in giro per casa perciò non mi posso lamentare. Sono incerto sulle mie capacità da genitore ma sono sicuro al cento per cento che il bene che vorrò a quel bimbo non sarà paragonabile a quello verso nessun'altro essere presente sulla faccia della terra.

Sarà sangue del mio sangue, mi apparterrà come nient'altro a questo mondo. Chissà se mi somiglierà, se magari avrà il mio sorriso, le mie labbra o magari i lineamenti fini di Emma, gli stessi suoi occhi color cielo. Sorrido inconsciamente, già mi vedo a rincorrere una piccola peste tra i corridoi di casa.

Il telefono squilla, facendomi tornare con i piedi per terra. Appena leggo il nome di Emma sullo schermo il mio cuore si ferma per un secondo, è tarda sera e non mi ha mai chiamato a quest'ora. In più a momenti dovrebbe arrivare a prendermi Adriano per andare nel locale in cui hanno prenotato la serata. Ho cercato in tutti i modi di rifiutare l'invito ma non c'è stato verso di dire di no, perciò oggi mi tocca uscire.

Sto per rispondere ma appena prendo il telefono tra le mani la chiamata termina da sola, non permettendomi di parlare con la mia ragazza che ancora non so cosa sta combinando.

"Niccolò muoviti siamo fuori da dieci minuti" la porta della camera si spalanca mostrando Adriano con una camicia bianca addosso, proprio come la mia. Per un attimo mi torna in mente il ricordo di qualche anno fa, con Emma che ogni due per tre me la sistemava, dato che le davano fastidio troppi occhi addosso.

"Si, scusa" scuoto la testa un paio di volte seguendolo fin fuori dall'hotel.

"Ciao Vanè" saluto Vanessa che sta seduta al posto del passeggero a fianco ad Adri. Accanto a me c'è ancora uno spazio vuoto e spero con tutto il cuore che non lo occupi nessuno.

"Non andiamo a prenderla, non sono neanche certo che verrà" il mio migliore amico coglie subito il cambiamento d'umore e il mio sguardo fisso nel posto accanto al mio. Io sono sollevato da una parte e dall'altra agitato, dato che ha finalmente capito l'identità della persona che mi sta tormentando i pensieri.

"Però tu adesso devi dirmi che è successo per farti venire paura solo della sua possibile presenza" arriva dritto dove vuole arrivare, riuscendo a farmi sbuffare per l'insistenza innata con la quale mi pone questa domanda ormai da giorni.

"E non provare a sviare il discorso che altrimenti ti lascio giù per strada"

"Mi fai solo un favore guarda" sottolineo quanto poco mi faccia piacere uscire la sera in un locale che nemmeno conosco.

"Sono passati quasi sei anni Niccolò, ci sta che ricordi alcuni momenti e che non ti aspettavi di rincontrarla soprattutto in circostanze lavorative ma non ti sembra un comportamento un po' eccessivo?" chiudo gli occhi e ancora ho bene impresse alcune immagini nella mia mente, immagini che se potessi eliminerei all'istante, che dopo aver conosciuto Emma avevo ormai cancellato ma che da un mese a questa parte sono tornate a farmi visita.

"Ma di che parli?!" mento a lui, ma soprattutto a me.

"Del fatto che stai tremando solo a pensarci, che con noi non sei più lo stesso, che con Emma non sei più lo stesso" sento che potrei scoppiare da un momento all'altro e non ho la men che minima idea di cosa fare per calmarmi.

"Sei arrivato a destinazione" la voce metallica di google maps riesce a tirarmi fuori da questa situazione che stava diventando fin troppo imbarazzante. Colgo l'occasione per aprire la portiera e scendere senza aspettare che Adriano accosti o parcheggi.

Entro nel locale, non tenendo conto del fatto che non sono per niente coperto e che chiunque potrebbe riconoscermi. In men che non si dica infatti mi ritrovo quasi assalito da ragazze e ragazzi, invogliati nel voler scattare una foto con me. Cerco in tutti i modi di trovare una via d'uscita che però arriva soltanto quando proprio la stessa persona di cui stavo parlando prima in macchina mi si presenta davanti, prende la mia mano nella sua e mi porta in una stanza lontano dalla folla.

"Oh mio dio" mi lascio scivolare sulla porta fino a toccare il pavimento.

"Come ti salta in mente di entrare così?!" mi rimprovera giustamente, ma io solo al sentire la sua voce preferirei di gran lunga tornare in mezzo a quella massa di gente.
Sto per agire di nuovo d'istinto ed uscire di nuovo da quella stanza per affrontare quello da cui sono appena riuscito a scappare.

"Ma che cazzo fai?!" è di nuovo lei a fermarmi, prendendo stretto il mio polso nella sua mano prima che io possa fare qualsiasi altra cosa.

"Non puoi continuare a evitarmi e a far finta di niente Nì" posso percepire il suo fiato sul collo e di scatto scrosto la sua mano da me allontanandola il più possibile.

"Apri quella bocca e dì qualcosa almeno" sbatte i piedi a terra irritata.

"Non ho niente da dirti" faccio spallucce cercando di mascherare tutto l'odio che sto provando, senza successo.

"Forse è il caso di parlare di ciò che è successo" cerca di intraprendere un discorso che subito viene stoppato da me in persona.

"Ero ubriaco marcio e tu pure, non c'è proprio niente da spiegare Jessica. È stata la più grande cazzata che potevo fare" alzo di poco il tono della voce.

"Ma ormai l'hai fatta, non puoi cancellarla" mi mostra nuovamente la realtà dei fatti, ed io crollo ancor più del dovuto.

"Vivrò con i rimorsi di coscienza per sempre cazzo" porto entrambe le mani nei capelli.

"Non è mica colpa solo mia!" sbotta anche lei avvicinandosi poi di poco, notando il mio viso ancora nascosto dietro le mie dita che continuano a sfregare gli occhi.

"Quindi sei fidanzato?" domanda per niente certa della risposta.
Davvero non si è informata?
Io solo allora alzo la testa riuscendo a guardarla negli occhi per un istante, che le basta per metter a fuoco la situazione.

"Non ci posso credere" spalanca gli occhi.

"Ancora lei? Dopo tutto questo tempo?!" annuisco solamente.

"Mi dispiace, non voglio che tutto quello che vi siete creati fino ad ora si rovini per uno sbaglio anche mio" sembra veramente dispiaciuta e quasi non la riconosco.

"Anche volendo non riuscirei più a guardarla e a non sentirmi uno schifo Jè" le spiego in breve, tornando con lo guardo altrove.

"Allora diglielo" si azzarda a proporre.

"Non è il momento di scherzare" scuoto la testa ancora un paio di volte ancora.

"Non sto scherzando" ripete più sicura.

"Se ti ama riuscirà a perdonarti, si vede che sei perso per lei" spiega cercando di sorridermi, ma non sono in vena.

"Preferisci continuare a mentirle, a mentire ad Adriano o a Vanessa, continuare a mentire a te, Niccolò?"

SPAZIO AUTRICE
Sganciata la bomba

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